Ma un forum è l'anima della discussione, e dobbiamo dunque saper dare spazio anche a queste discussioni:
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E' offensivo (o considerabile come sfruttamento del lavoro giovanile) offrire lavori per compensi molto bassi?
E all'opposto;
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E' umiliante offrirsi di realizzare lavori a prezzi molto bassi?
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Possiamo considerare che queste due situazioni "uccidano il mercato"?
Assolutamente sì alle prime due domande, per la terza c'è una serie di considerazioni (amare) da fare.
Molto spesso mi sono detta che un ragazzino del liceo che dà ripetizioni chiede almeno 10 Euro l'ora. E questo basta già da subito a far crollare tutte le miserevoli offerte a prezzi bassi (bassi per usare un eufemisimo). Certo, nessuno pagherebbe mai un articolista 10 Euro al pezzo, ma la stesura di un articolo ne varrebbe anche di più (partendo dal presupposto che si darebbe lavoro a chi sa scrivere avendo fatto una selezione a monte e che dunque la persona scelta è capace e meritevole). Invece no, si offrono compensi di centesimi o pochi Euro che non sono giustificati da nulla, se non purtroppo avvalorati dal senso comune ormai diffuso che in questo settore "funziona così".
Per forza, non c'è nessuna tutela e quindi si segue l'onda. Cominciano alcuni a dare un taglio (pochi centesimi ad articoli come diritto d'autore, come percentuale, ora ci mancava pure il pay to write) e tutto il resto del mercato che segue a ruota. Tanto ormai i metodi sono quelli e visto che non c'è niente che tuteli o metta dei limiti a non scendere tra le tariffe o allo sfruttamento, il percorso viene così tracciato.
Al massimo, la cifra in Euro aumenta ma aumentano anche gli articoli da scrivere, come se almeno 10 la settimana (leggendo tra le tante offerte di questo tipo) fossero pochi. Oppure si scrivono gli annunci in modo allettante da far sembrare che si guadagni bene, ma se si fanno due conti in rapporto alla quantità di lavoro chiesta c'è da disperarsi comunque.
Nessun articolo vale 0,50 centesimi o meno. Nessuno. Fosse solo per il tempo necessario a scrivere più di due righe, perché forse due righe (il titolo) varrebbero 50 centesimi.
L'altra onda da seguire e il cui terreno è stato tracciato da anni (sempre sulla scia è "normale" che "funzioni così") è offrire una collaborazione non retribuita "tanto in cambio c'è la visibilità". Ma con la visibilità non si guadagna né si paga nulla. Almeno si può ottenere qualcosa con collaborazioni gratuite che mettono però a disposizione accrediti per mostre, film, concerti ecc. Almeno questo.
Ma i soldi per pagare sul serio non ce li ha mai nessuno. Certo, perché ormai si sa che funziona così e tutti seguono l'onda appunto.
Oppure ancora, il tesserino da pubblicista è un altro miraggio: i soldi non ci sono mai da nessuna parte, figuriamoci anche in questo caso. Al massimo si può collaborare a fronte di una generica promessa "non ti pago, ma ti do i documenti per avere lo stesso il tesserino", quando il pagamento è il requisito INDISPENSABILE per avere il tesserino e lo sanno molto bene prima ancora di postare la pseudofferta.
Infine, ci sono altri annunci che ti dicono: ok, mi vai bene (le risposte poi non personalizzate col proprio nome, ma generiche, alla propria candidatura, che ti fanno intuire non abbiano manco letto il tuo CV ma che aspettano solamente il pollo da spennare), ti pagheremo tot. ad articolo (ma sempre centesimi, figuriamoci) però prima devi fare una prova e inserirne una ventina.
Come no.
O altri che ti pagano a decine di articoli consegnati.
Come no.
Potrebbero almeno dire: metà cifra a metà articoli e l'altra metà alla fine di tutti gli articoli consegnati. Magari in questo modo sarebbero più affidabili.
Ce ne sarebbe molto altro da dire, però il punto è che:
se si è giovani, se si va ancora a scuola e si vuole tastare il terreno si può anche fare salvo ciò che è dubbio e troppo vergognosamente sotto pagato;
lo stesso vale se ancora si va all'università.
Ma poi basta: in un articolo, a meno che sono quattro righe di gossip, ci metto quello che ho acquisito con gli studi e se sono stati un investimento, ora è il momento di farli fruttare certamente più di 50 centesimi o 3 Euro a non so quanti articoli. Senza contare il tempo, specie se si devono recensire libri che dunque prima si devono leggere. E dato che non si scrive con l'aria, mettiamoci pure l'uso del pc, la corrente, il materiale, per essere pignoli ma giusti.
Il succo alla fine è: tutto ciò non uccide il mercato, perché di fronte a queste pseudofferte c'è sempre chi accetta.
E' questo il punto: niente tutela, tutti si approfittano, chi cerca NON ha il coltello dalla parte del manico e alla fine accetta.
Sarebbe bello che nessuno accettasse più, così il mercato lo faremmo finalmente noi.
Bella utopia, lo so...:bho: