Sicuramente Telegram è più popolare di Discord, ma la scelta di una piattaforma da utilizzare per la gestione di una community, non ha, secondo me, nella popolarità (quantità di utenti che la utilizzano) l'unica caratteristica da valutare. Certamente è da prendere in considerazione e per certi progetti può essere l'elemento più importante, ma non per tutti i progetti. Dipende dal tipo di community che si vuole creare (o che si ha già). Se la community non è generalista (o passiva) ed è costituita da persone molto motivate nella partecipazione, allora altri elementi della piattaforma possono prendere il sopravvento per la scelta. Credo infatti che non esista una piattaforma valida per tutti i progetti.
anedo
@anedo
I migliori post di anedo
-
RE: Telegram vs Discord per la community del canale
-
Salve a tutti
mi chiamo Anedo Torbidoni e sono un vecchio utilizzatore di Internet, praticamente da quando è nato, mi sono occupato di varie cose, dalla programmazione web alla comunicazione, al web marketing, alla gestione di community conosco il vostro forum da sempre (sono stato registrato con un'altra email, ma molti anni fa), ed ho, non una grande, ma una grandissima stima di Giorgio Taverniti e del suo gruppo.
Oggi sono a una svolta professionale, voglio occuparmi, a partire dalle mie competenze ed esperienza, del Terzo settore e della cultura, con delle idee che fondano il proprio approccio su una precisa visione culturale (e politica, in senso lato, vale a dire un'attenzione a forme di collaborazione e di lavoro nuove). Spero (ma ne sono certo) di poter trovare occasioni di confronto in questo spazio. Un saluto a tutta la community. -
RE: Gli ex YouTubers si stanno cullando sugli allori di Twitch?
@andreabo non sono sicuro di aver centrato al 100% la questione che poni, ma provo comunque a dare un seguito al tuo commento dando il mio punto di vista su questa domanda: come è possibile lavorare (per me la questione è in senso lato) senza che il motore economico sia quello centrale? Perché farsi questa domanda? Perché questa nostra struttura economica non facilita di certo la qualità, la cura dell'ambiente, la dignità del lavoro ed altre cosette come queste che sicuramente non sono secondarie per me.
Io sono un convinto sostenitore dello libero scambio della conoscenza, allo stesso tempo l'intera società occidentale si fonda su un tipo di economia che andrebbe studiata (per capirla e per difendersi). Ognuno di noi deve portare la pagnotta a casa a fine mese, ma nessuno ci obbliga di anteporre il guadagno a qualsiasi altro aspetto del nostro lavoro, cioè non è detto che bisogna sempre e solo guadagnare il più possibile col minimo sforzo. Io, ad esempio, non ho nei miei obiettivi quello di diventare il più ricco possibile ma di guadagnare il giusto per condurre una vita dignitosa e seguire le mie idee riguardo la comunicazione, il web, ecc. - @giorgiotave parla di un internet migliore, ecco un valore che io cerco di seguire (con mille difficoltà naturalmente, ma per me questo da maggiori motivazioni dei soldi). Questo approccio, naturalmente, non è quello delle multinazionali proprietarie degli strumenti di cui stiamo parlando. Quello che dobbiamo fare noi è di non dimenticarci mai questo.
Per cui: se una multinazionale che ci mette a disposizione una piattaforma "gratuitamente" decide che il gioco non vale la candela e chiude, o cambia i parametri di accesso, o decide di guadagnare sfruttando il lavoro degli altri... in questi casi noi delle volte non possiamo nulla (sulla chiusura ad esempio) su altre cose possiamo unirci per difendere i propri diritti (lo sfruttamento da parte del lavoro dei content creator). Ma tutto questo non è sufficiente.
Noi dobbiamo sapere quelli che sono i nostri obiettivi, sia economici sia (soprattutto) riguardo al tipo di proposta culturale (se c'è) intendiamo portare avanti. Se questa proposta effettivamente esiste (cioè non siamo solo dei costruttori di contenuto che cercano di monetizzare il più possibile questa attività), allora dobbiamo agire con strategie diverse e maggiormente legate alla nostra proposta culturale. In questo caso ecco alcuni punti secondo me irrinunciabili:-
Ogni nostro contenuto, se di qualità, non ha valore solo perché inserito all'interno di una piattaforma, quindi va assolutamente curato (bisogna avere una copia di tutti i contenuti, e una strategia capace di riutilizzare quei contenuti in altre piattaforme o in altri format);
-
Se il nostro pubblico è una community affezionata al valore che noi proponiamo dobbiamo essere pronti (e capaci) di individuare dei modi per portarceli dietro quando cambiamo piattaforma.
-
quando decidiamo delle collaborazioni (o delle alleanze), esse sono sviluppate per appoggiare il percorso culturale e non solo per aumentare le opportunità di monetizzare.
Che cos'è un percorso culturale? L'idea di costruire un internet migliore è, per esempio, un progetto culturale, se lo si vuole seguire (senza ridurlo a mero slogan comunicativo) si dovrebbe anteporre obiettivi culturali a quelli economici.
-