• User Attivo

    Motociclisti, strana meravigliosa gente!

    Motociclisti, strana meravigliosa gente!

    Siamo una razza strana e meravigliosa, è verissimo, noi motociclisti siamo strani, ci alziamo presto la mattina per macinare chilometri come dei dannati, tornando a casa stanchi, sporchi e sudati...posso solo dire, che non c'è cosa migliore!

    Siamo una razza strana e meravigliosa, tutta la settimana sogniamo, immaginiamo e aspettiamo il week-end, dopo una settimana possiamo tornare in sella alle nostre amanti a 2 ruote, tutta la settimana immaginiamo quello che vivremo in quel bellissimo giorno di vera libertà, di gioia, di vita....

    Siamo una razza strana e meravigliosa, dentro la tuta, c'è un'anima libera, che vive la propria vita al millesimo di secondo, godendosela fino in fondo, non importa se la settimana è stata un inferno, basta un attimo sulla moto, e tutto passa, si entra in un'altra dimensione, in un altro meraviglioso mondo, dove tutto è perfetto, dove un magnifico istante dura tutta una vita, e per tutta la vita ce lo ricorderemo...

    Siamo una razza strana e meravigliosa, pochi capiscono cosa vuol dire la moto per noi, senza la moto, noi non siamo noi stessi, la moto è una parte di noi, una firma indelebile nella nostra anima...

    Siamo una razza strana e meravigliosa, ci sentiamo sempre dire di lasciare perdere, ci dicono che 4 ruote sono meglio di 2, ma loro non sanno che le nostre 2 ruote ci fanno vivere, noi una vita senza poter guidare la moto, non la viviamo, noi una vita senza poter guidare la libertà, non la concepiamo...

    Siamo una razza strana e meravigliosa, quanta vita in moto è diventata storia in noi, quanti momenti sono e saranno indimenticabili, quanto abbiamo da raccontare, dal giro in Val Trebbia, al Giro di Oropa e Montarrone, nessun momento viene dimenticato dato che ogni momento in moto, è una parte di noi, nessuna persona che ha percorso dei chilometri con noi viene dimenticata....

    Siamo una razza strana e meravigliosa, nonostante non ci conosciamo, sembriamo sempre fratelli, per noi non esistono differenze, usciamo, ci prendiamo cura l'uno dell'altro, siamo grandi amici anche se è la prima volta che ci incontriamo, ridiamo e scherziamo
    come fossimo dei vecchi compagni di scuola...

    Siamo una razza strana e meravigliosa, se c'è il sole, piove o nevica, non ci importa, buona compagnia e risate fragorose si odono fermi sotto la tettoia di un benzinaio aspettando che la pioggia diminuisca, a raccontare di quando dopo 700km ti sei cambiato davanti a tutti per metterti qualcosa di asciutto e caldo in una fredda serata d'estate sulla strada per il ritorno a casa, o di quando hai beccato la grandine ai 130km/h in autostrada....

    Siamo una razza strana e meravigliosa, amiamo il grip quasi perfetto, quello che ci porta sani e salvi infondo alla curva ma lasciandoci godere il brivido, la nostra musica preferita è il rombo di un buon scarico, il profumo migliore è quello di gomma bruciata dall'asfalto, i nostri cibi preferiti sono carne e salcicce...

    Siamo una razza strana e meravigliosa, che quando ci incidentiamo la prima cosa che controlliamo è la moto, poi noi, e che quando ci chiedono com'è andata, rispondiamo: "se la sto raccontando, vuol dire che è andata bene".....

    Siamo una razza strana e meravigliosa, che dire d'altro, siamo noi, e nient'altro, magnifica gente, grandiosi amici e compagni di viaggio...

    Siamo una razza strana e meravigliosa, ok, la moto è pericolosa, siamo piccoli e agili, le nostre reazioni sono più veloci di quelle degli altri e per questo a volte ci spingiamo oltre, vogliamo vedere fino a dove riusciamo arrivare, vogliamo mettere alla prova noi stessi, e la nostra moto, vogliamo sentire quella scarica di adrenalina che parte dalla schiena e si dirama in tutto il corpo, quando arriviamo infondo alla curva dopo aver sentito l'asfalto che finiva e il grip scompariva, ringraziamo il signore, e dopo ci facciamo 2 risate, ma a volte, infondo a quella curva non ci arriviamo...

    In memoria dei caduti, di quelli che ormai starano piegando nella strada verso l'infinito, dove c'è quel grip non perfetto, che ci da quella scarica di adrenalina, quella strada tutta curve strepitose verso il paradiso dei motociclisti, riporto un testo fantastico e commovente, che farà sciogliere anche gli animi più duri, perche noi siamo strana, meravigliosa gente.

    Ecco quello che Icybiker prendendo spunto della triste scomparsa dell'amico scomparso denominato Kappa24 ha dedicato al popolo motociclista:

    Una volta, qualche anno fa, il papà di uno di noi
    che ora non c'è più, il papà di un Angelo
    con il #24 sul cupolino e nel cuore ci ha definiti così:
    "...Mi aveva tanto parlato di voi,
    ma a dire il vero non lo avevo mai ascoltato
    più di tanto, ma essendo un gran "capoccione"
    me li ha voluti far conoscere uno ad uno,
    questi ragazzi da abbracciare e baciare come figli
    propri, immersi in quelle loro tute di pelle,
    con i loro caschi sgargianti, tutti veri DURI!
    Gente che su strada non abbassa mai lo sguardo.
    Ma provate ad alzare loro quelle visiere scure
    da marziani e troverete occhi splendidi,
    puliti, gonfi di quelle lacrime vere
    in cui puoi annegare ed arrivare fino in fondi
    alla loro anima per vedere com'è candida.
    Provate poi a togliergli quelle tute
    e troverete al loro interno dei bambinoni
    innamorati della vita, dei week-end
    a bistecche e salsicce, ma ancora tanto bisognosi
    di un padre o di una madre che li prenda
    per mano quando la sorte inizia a giocare duro".
    Si dice che
    ogni volta che saliamo in sella ai nostri destrieri
    insieme a noi salgano pure Angeli e Diavoli...
    E' vero! Rappresentano quel dualismo
    che rende questo modo di vivere così
    denso di emozioni che a volte il cuore pare
    voler saltar via dal petto
    e mettersi a correre,
    ad urlare.
    Diavoli che girano quel polso
    in maniera a volte così irrazionale e violenta
    che lo skizzo di adrenalina ti arriva
    diritto al cervello senza passare dal via,
    lasciandoti i tremori per lunghissimi
    interminabili minuti,
    e angeli che portano il volto e la voce
    di chi non è più con noi,
    dei nostri affetti,
    delle nostre paure ed esperienze
    costruite sulle nostre ossa rotte.
    Si, è vero, in moto si muore, capita...
    può capitare ad ognuno di noi e ci si fa male,
    tanto male, ma quanta vita si trasforma
    in ricordi bellissimi,
    in attimi eterni,
    in risate così fragorose da far tornare il sole
    anche in una fredda e piovosa
    giornata di novembre?
    Parlate con ognuno di noi
    e fatevi raccontare un giro,
    un aneddoto,
    una curva e perdetevi in quello sguardo
    che comincia a scintillare,
    nelle risate,
    nel sorriso che, spontaneo,
    stira gli angoli del viso e distende la fronte...
    Parlate con ognuno di noi
    e chiedetegli cosa sarebbe di lui
    se un giorno dovesse rinunciare a questa passione
    e preparatevi a sentire l'urlo del silenzio,
    a vedere quello sguardo di bimbo
    diventare lo sguardo di un marinaio
    costretto a vivere a terra con il mare in vista
    o di un pilota che guarda
    il cielo ancorato a terra...

    In moto si muore, è vero...
    ma non esiste modo migliore per vivere
    il tempo che ci è concesso...
    E se ancora non lo avete capito...
    beh, lasciate perdere, non lo capirete mai...

    Ma se un domani,
    andando al mare con la vostra famiglia
    automobilisticamente corretta,
    dovesse sopraggiungere uno di Noi
    e vedreste vostro figlio girarsi di scatto e salutare
    sbracciando come un pazzo,
    rinunciate a capire anche lui...

    Lui che nella sua incoscienza
    vede in Noi quella scintilla
    che voi non siete stati capaci di scorgere.
    E se vedrete il Motociclista ricambiare il saluto...
    beh, non c'è nulla di strano sapete?
    Tra Angeli in terra ci si saluta sempre...

    Ma questo, chi ha perso le ali, non lo ricorda...

    Motociclisti...strana, meravigliosa gente!

    Felice di essere un Motociclista!!!

    Ho riportato un video molto suggestivo...


    Parole fantastiche e significato profondo, le lacrime escono senza freno e il cuore pulsa più forte, in ricordo di quelli che sono sulla strada tutte curve verso l'infinito e per quelli che hanno la fortuna di godersi ancora la strada insiaeme a noi, grazie a tutti, motociclisti, strana meravigliosa gente!

    Dopo tutto questo posso solo ringraziare chi mi è stato sempre vicino, chi per qualsiasi problema io abbia di moto e non, mi è sempre accanto, ascoltandomi e consigliandomi...

    Grazie a tutti voi motociclisti, che con la vostra amicizia mi avete reso migliore, mi avere fatto riscoprire il bello degli amici, il bello della vita, il bello dell'essere libero, il bello di poter godere della vita ogni istante, sapendo che quell'istante è importante e che non verrà dimenticato.

    Grazie strani, meravigliosi amici.


  • User Attivo

    Bella testimonianza, ho incominciato a vivere questo mondo da poco e solo da passeggera, nonostante tutti gli uomini della mia famiglia siano motociclisti, e ho riconosciuto nel tuo scritto molte emozioni vissute con i gruppi che ho conosciuto. Ho fatto parte anche di un gruppo di sole donne motocicliste.. fuori di testa sono, ma veramente unite e speciali.


  • User Attivo

    Si, non vedo l'ora di aggiustare la mia amante e ricominciare a fare i miei 1000km a settimana....


  • Super User

    Intrigante questo topic. 🙂

    Aggiungo qualcosa anch'io, che ho scritto e vissuto una ventina d'anni fa. :ciauz:

    **Da Bologna a Tamanrasset ** (gennaio 1988)

    La  nave Habib aveva rollato parecchio, ed io e Graziano, mio compagno di avventura,  sbarcando sul porto di Tunisi controllavamo che il nostro bel colorito  verdognolo non aumentasse troppo. 
    

    Con molta diplomazia riuscimmo ad uscire dalla dogana tra i primi ed alle 18 eravamo già fuori Tunisi.
    Il sole al tramonto tingeva di rosso le montagne che sfilavano veloci ad est, e gustavamo contenti gli odori nuovi che il vento, tutt?altro che freddo per essere in gennaio, ci portava.
    Finalmente in Africa !

    Dovevamo raggiungere assolutamente il confine dopo Nefta prima di mezzanotte per riuscire a sdoganare e dormire già in Algeria, ad El Ued, partenza della prima speciale della PARIGI- DAKAR !
    Il doganiere Algerino, senza notare assolutamente i nostri visi sconvolti, (la temperatura era scesa sensibilmente, ed il nostro colore verdastro, ricordo dell?Habib, aveva ormai degenerato in un blu a chiazze chiare) timbrò i passaporti alle 23,40.
    Avevamo fatto 580 Km. di Tunisia in meno di 6 ore, e di notte. E tutto sommato non era andata male; eravamo già in Algeria, e a due passi dai nostri eroi.
    Montato il tendino, addormentarci non fu un grosso problema.

    Arrivando ad El Ued lo scenario era apocalittico.
    Nel bel mezzo del deserto, in un mare di dune impressionante, centinaia di auto e camion dai colori vivissimi brulicavano in tutte le direzioni, provando motori e gomme prima della partenza.
    Girando lo sguardo, tutt?intorno, fin sulle dune più alte e più lontano ancora si poteva vedere ogni tipo di veicolo, e di pubblicità.
    Le più grandi multinazionali del tabacco, dei liquori e degli Hi-Fi erano lì, coloratissimi, a far bella mostra di sé, nel mezzo del deserto.
    E poi le telecamere, e la stampa, e gli elicotteri.
    E i curiosi, e noi.
    Nel giro di due ore tutto questo è poi sparito, è rimasto solo il deserto.

     Le moto erano partite  prestissimo, e potemmo vedere solo la partenza delle auto; cinque alla volta, in  linea. 
    

    Il nero buggie di Auriol schizzò via nella sabbia come un razzo, lasciando quasi al palo la Peugeot di Vatanen. Alla prima curva dopo un rettilineo ormai devastato di un paio di km. aveva già un centinaio di metri di vantaggio. Non avremmo mai immaginato che non sarebbe neppure arrivato alla fine di quella tappa, che fu subito chiaro, sarebbe stata tremenda; in pieno deserto, davanti 300 km. di dune, di sabbia finissima.

    Sabine doveva sfoltire i suoi cavalieri.

    Era la stessa sabbia, le stesse dune che due mesi prima mi avevano intrappolato, come altri 60 concorrenti, con la moto piantata fino al serbatoio, nella seconda maledetta tappa dell?ultima Djerba 500, il Rally di Tunisia.
    Quasi parallela a questa, solo una cinquantina di km. più a est.
    La sera al bivacco arrivammo solo in 14. Gli organizzatori e l?esercito trovarono nei giorni successivi più di 20 concorrenti dispersi ancora vivi, ma per gli ultimi tre non ci fu più niente da fare.
    Fu l?ultimo rally organizzato senza la ?balise? obbligatoria.

    Dopo Assi-Messaoud e Bordji omar Driss, la carovana dei nostri eroi avrebbe puntato e fatto tappa a Tamanrasset. E lì, sotto le montagne nere dell?Assekrem decidemmo di incontrare i nostri beniamini, o almeno i superstiti della tappa feroce, i motociclisti di cui avevamo perso la partenza.

    Chi ha potuto vedere una carta Michelin 953, avrà notato che la strada che da Ouargla porta a El Golea , compie quasi un angolo retto verso ovest per raggiungere Gardaia, per poi ridiscendere verso sud. C?è però tracciata una vecchia pista che collega direttamente Ouargla con El Golea, per altro con la scritta ? piste interdit ?.

    Noi, non avendo nessuna voglia di fare ancora dell?asfalto decidemmo di cercarla, ma dopo un?ora buona di tentativi cercando in tutte le direzioni, di quella pista nessuna traccia.

    A questo punto non restava che tornare indietro e ritrovare e seguire l?asfalto.
    E invece no.

    Ora, secondo voi, che cos?è la razionalità ?
    E lo spirito di avventura ?
    E quanto può uno essere influenzato dall?altro ?
    E quanti altri conflitti possono scatenarsi nella mente di un individuo apparentemente sano di fronte ad una situazione come questa ?

     ![image](http://images.easyart.com/i/prints/rw/lg/1/4/Michael-Martin-Sahara-Djado-Plateau-142445.jpg)Morale ; davanti a noi  l?altopiano desertico finiva, e fino all?orizzonte era un susseguirsi di   canaloni e crepacci molto ripidi, al limite della praticabilità;    abbiamo  fermato le moto, fatto il cap puntando l?orizzonte con la bussola e ci siamo  infilati decisi nel brodo caldo di sabbia e sassi rossi, guidando in piedi come  due trialisti con gli zaini in spalla e davanti, a circa 400 km. Sud-sud ovest, El Golea  !
    
    I canaloni rocciosi  finirono quasi subito, per lasciare il passo a catene interminabili  di dune  molli, che con i nostri zaini e tutto il resto era sconsigliabile attraversare;  bisognava aggirarle rifacendo il cap ogni volta.
    

    Graziano Lenzi con la sua TT era un abile ed esperto motociclista, ma era la prima volta che ?provava? l?Africa e con lui, di bussola, neanche parlarne. Guidammo con molta prudenza tutta la giornata senza vedere nessun segno di vita, in un paesaggio lunare e verso sera convinti di essere a meno di un?ora dall?oasi continuammo, usando la prima grossa stella visibile come punto di riferimento, e rifacendo il cap ogni mezz?ora.

    Quando era ormai completamente buio da un pezzo, voltandomi quasi per caso, mi sono accorto di essere solo.
    Graziano non c?era più.

    E di tracce con quel buio, neanche a pensarci.

    Da quanto tempo si era fermato ? 10 minuti ? 20 km.? Ed in che direzione ? E nel caso fosse riuscito a ripartire, in che direzione sarebbe andato lui, senza bussola, senza nessun punto di riferimento ?

    La situazione mi apparve in un attimo in tutta la sua drammaticità.
    Raggiunta la duna più alta, iniziai a ruotare il faro della mia Honda R in tutte le direzioni nella speranza di essere visto, e sentivo l?angoscia che mi stava prendendo.
    E di colpo a chiedermi perché l?avevo fatto, perché non avevo proseguito per l?asfalto, perché mi ero andato a ficcare in quel guaio.

    Dopo un quarto d?ora durato almeno 6 mesi, all?orizzonte, lontano il faro della Yamaha apparve e poi scomparve fioco, arrancando tra le dune e nel buio in un?altra direzione.

    Montammo subito il tendino, decidendo di proseguire il giorno dopo.

    La centralina del TT aveva grossi guai e con questo problema, tra gli altri, cercammo di dormire.
    (Se non fossimo riusciti a ripararla era meglio abbandonarla nel deserto e proseguire in due sulla mia moto, o tentare di trainarla? E in tutti e due i casi, la mia 600R avrebbe resistito allo sforzo?)
    In un silenzio spettrale ed urlante a 5 gradi sotto zero cercammo, questa volta meno facilmente di addormentarci.

    Che cos?è che porta un individuo apparentemente sano, senza grossi problemi esistenziali, con una situazione familiare sufficientemente serena, a cacciarsi in una situazione simile ?
    Il dannatissimo spirito di avventura ?

    La fantasia e il pensiero volano veloci.

    I grandi navigatori, Cristoforo Colombo, finita l?acqua ed i viveri, in mezzo all?oceano, non potendo più ormai tornare indietro, cosa provava ? (anche noi non avevamo sufficiente benzina per tornare al punto di partenza).
    Ma lui in fin dei conti doveva cercare le Indie, comandato dal Re di Spagna?

    E Armstrong e Oldring, i primi astronauti sbarcati sulla Luna, quando erano là, sdraiati dentro al modulo lunare che ? avrebbe ? dovuto partire staccandosi dalla Luna (ma non l?avevano mai fatto prima, era la prima volta, un?esperienza; il minimo inconveniente, la più piccola valutazione errata avrebbe compromesso tutto) per congiungersi alla navetta orbitante di Colins (trovarla ed aggangiarsi) per poi ripartire verso la Terra, sulla quale poi atterrare in modo accettabile ? ma loro, cosa provavano?
    Quanto può essere più complessa una navetta spaziale della centralina di una TT ?
    E l?angoscia può essere direttamente proporzionale alla complessità tecnologica ed alla distanza ?

    Sì, in effetti non ci fu facile dormire e diciamo la verità, nemmeno trovare delle risposte.

    La mattina ripartendo, constatammo che la centralina della moto di Graziano andava in tilt quando si scaldava, così procedemmo a tappe di 40-50 km. intervallate a soste forzate durante le quali procedevamo a sostituire il collegamento elettrico con un?altra centralina di scorta, rivelatasi anche lei carente, attaccata col nastro americano al serbatoio.

    Raggiungemmo l?asfalto, miracolo agognato, che era ormai sera e con la benzina ormai finita, e quando si dice la sorte, al distributore, appena fatto il pieno, si è rotto il pedale della messa in moto della mia 600 R.
    Solo chi ne ha avuta una può capire come sulla sabbia, senza messa in moto, sia assolutamente impossibile accendere quella moto spingendola.
    Ma eravamo arrivati appena all?asfalto, e giocando abilmente di alzavalvola l?accensione era possibile a spinta.

    L?appuntamento con le nere cime dell?Assekrem e con la Dakar era ormai sfumato e tra incredibili riflessioni che avrebbero pesantemente, e forse positivamente condizionato le nostre avventure future, ritornammo verso la Tunisia, sempre a piccole tappe, ma questa volta sull?asfalto.


  • User Attivo

    Notevole, completamente immersa nella storia che da vivere deve essere stata davvero drammatica..anche per "fuori di testa" come voi.
    Congratualazioni comunque per l'audacia ma anche per la freddezza delle decisioni prese e per la buona risoluzione dell'impresa.

    Consiglieresti un'avventura simile a qualcuno? (non la parte della "disavventura ovviamente)


  • User Attivo

    Devo solo dire che, letta da qui, deve essere stata un'avventura fantastica, che come ogni altro momento di moto, rimarra impresso nella vostra anima con le sue avventure e disavventure che sempre insegnano...