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Ufficio condiviso e "stare tranquilli"
Un avvocato ha una stanza in un ufficio di proprietà dell'impresa del marito.
L'avvocato esercita la professione a tempo perso, e per lo più a casa, mentre usa quella stanza soprattutto come archivio di documenti.
Non paga nessun affitto.Mi domanda: se un giorno fanno un controllo in ufficio (a me o a mio marito), devo giustificare in qualche modo la presenza di quella mia stanza? E il fatto che in realtà non ci vado quasi mai?
Non esiste nessun contratto o altro da cui risulti questo comodato. Vuole sapere cosa fare per essere a tutti gli effetti in regola per "stare tranquilla".Io penso che se lei e il marito buttano giù due righe in cui l'impresa dichiara di mettere a disposizione dell'avvocato quella famigerata stanza ad uso gratuito, sia cosa utile, ma poi cos'altro può servire?
E questo contratto, andrà registrato?Preciso che nelle denunce IVA risulta chiaramente che l'attività è esercitata sia nella sede presso il marito che a casa propria.
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Vado a memoria ma credo che il contratto di comodato di bene immobile vada stipulato obbligatoriamente in forma scritta e registrato.
Fabrizio
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Dunque, ti ringrazio, Fab, ma ho fatto qualche ricerca.
L'art. 1350 cod. civ. non prevede il comodato come uno dei contratti per cui è necessaria la forma scritta; e il Testo Unico dell'imposta sul registro non impone la registrazione di un contratto verbale gratuito.Se invece si desiderasse stipulare ugualmente il contratto in forma scritta, questo dovrebbe essere registrato e sconterebbe l'imposta nella misura fissa di 168 euro.
L'ho comunicato alla cliente, adesso decida lei cosa preferisce fare.