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Catullo - Trad. Guido Ceronetti
Nato nel 84 a.c a Verona Catullo spese la maggior parte della sua vita a Roma, negli ambienti raffinati e galanti del società nobile capitolina.
Esponente di punta della corrente letteraria dei neoteroi, Catullo campò all'incirca trent'anni, lasciandoci un *Liber *di carmi veramente gustoso.La traduzione di cui mi avvalgo è particolare. Non è la versione che passa nelle università o nei manuali scolastici. E' opera di Guido Ceronetti, "poeta, filosofo, scrittore, giornalista, traduttore, drammaturgo, teatrante e marionettista italiano."
[Catullo (a cura di Guido Ceronetti), Le poesie, Einaudi, Trino 1983 - la terza edizione riveduta e corretta di cui dispongo, la prima edizione era già del 1969]E' una versione audace, scopriremo presto.
Ma le parole scelte dal traduttore sembrano le meno posticce e le più adatte a rendere il senso delle parole catulliane, e potremmo leggerla tranquillamente come se fosse una versione letterale.Che come tale sfugge ai pudori tipici delle versioni d'"accademia", filistee e di maniera, spesso del tutto prive del senso reale e verace dei versi di Catullo.
Naturalmente ogni versione potrebbe essere discussa, da qui l'obbligo del testo a fronte. Dove troverete spesso conferma della "precisione quasi maniacale" con la quale Ceronetti riesce a raccontarci un autore del tutto nuovo, sicuramente diverso da quello che ci hanno spacciato a scuola.
XXVII
"Minister vetuli puer Falerni
inger mi calices amariores,
ut lex Postumiae iubet magistrae,
ebrioso acino ebrosioris.
At los quolubet hinc abite, lymphae,
vini pernicies, et ad severos
migrate: hic merus est Thyonianus.""Versami vino via via più puro
ragazzo del Falerno: è lo statuto
datoci da Postumia, del convito
la Presidente, più gonfia di vino
che un acino di succo. E voi sparite
dove volete, lontano di qui,
pesti del vino, acque. Tra gli Astemi
esiliatevi. Qui è il figlio di Semele
nudo."Naturalmente
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Ok, questa è facile, scontata. Ma la dovevo mettere....
"Odi et amo. quare id faciam, fortasse requiris.
nescio, sed fieri sentio et excrucior.""Odio e amo.
Come sia non so dire.
Ma tu mi vedi qui crocifisso
al mio odio ed amore."
-
Come dicevo in apertura di 3d il Catullo che vado a proporre è in una ersione "nuova", diversa totalmente dagli standard scolastici.
La traduzione di Ceronetti è "più letterale" delle canoniche versioni, perchè ripropone in pieno il senso "vero e proprio" che Catullo stesso affidava ai suoi versi.
Il motivo di questa "censura" fatta dalle accademie si evince dal tono delle sue stesse parole.
GT è un'oasi di libertà, invece. Nel rispetto del prossimo e nella capacità matura di comprendere la poesia latina credo che ciunque sarà capace di recepire questo Catullo come possibile ponte tra la "cultura" la "vita di tutti i giorni" di ciascuno di noi.
Perchè, fin da allora i poeti, i poeti scrivono per le persone e per la gente del mondo.
Non per le accademie o per manicheismo sdrucciolo.
Qui propongo alcune sfuriate di Catullo contro alcuni personaggi coevi.
Per sorridere un po'.
LVII
"Pulcre convenit improbis cinaedis,
Mamurrae pathicoque Caesarique.
Nec mirum: maculae pares utrisque,
urbana altera et illa Formiana,
impressae resident nec eluentur:
morbosi pariter, gemelli utrique,
uno in lecticulo erudituli ambo,
non hic quam ille magis vorax adulter,
rivales socii puellarum.
Pulcre convenit improbis cinaedis.""Una coppia perfetta di spudorati cani
Mamurra il Culattone e Giulio Cesare.
Non è strano, perchè:
una uguale luridità li fa lerci
per il primo di origine formiana,
per il secondo romana.
La malattia fraterna che li assimila
gli è stampata indelebile sul viso.
Sullo stesso divanoletto uniti
tuttedue presi di letteratura
sempre famelici del loro coito
superiori alle donne perfino
nelle libidini femminili.
Una coppia perfetta di spudorati cani."CVIII
"Si, Comini, populi arbitrio tua cana senectus
spurcata impuris moribus intereat,
non equidem dubito quin primum inimica bonorum
lingua execta avido sit data vulturio,
effossos oculos voret atro gutturre corvus,
intestina canes, cetera membra lupi.""Cominio se un agiuria popolare
ai tuoi capelli bianchi
sporchi di vita sporca
dovesse una giusta morte prescrivere,
in primo uogo ti taglierebbero
quella tua lingua appestata
per darla a un avvoltoio affamato,
poi gli occhi ti caverebbero
e un nero corvo li divorerebbe.
I cani avrebbero i tuoi intestini,
i lupi la tua carcassa."Quando Catullo aveva in odio qualcuno non ci andava certo leggero.
Era anche volgare, volendo, e parecchio.
Ora posterò anche alcuni di questi versi... ahem, diciamo sboccati.
Con timore e pudore infinito riporto le parole del Poeta come Ceronetti le ha intese.
Siamo nel campo degli insulti, quindi chiunque abbia le orecchie troppo fragili è pregato di non continuare oltre.
D'altra parte non vi è null adi diverso da quello che potremo sentire in un mercato, in uno stadio.... e di questi tempi probabilmente questo tipo di linguaggio trova appassionati utilizzatori anche in ambienti "apparentemente eleganti".
Abbiamo parlamenti e televisioni piuttosto volgari oggi, tutto sommato.
Spero ci sia posto quindi anche per gli insulti di Catullo, se non altro perchè meglio formulati e di più antica data.Non si offenda nessuno, dunque.
LXXXVIII
"Quid facis is, Gelli, qui cum matre atque sorore
prurit et abiectis pervigilat tunicis?
Quid facit is, patruum qui non sinit esse maritum?
Ecquid scis quantum suscipiat sceleris?
Suscipit, o Gelli, quantum non ultima Tethys
nec genitor Nympharum abluit Oceanus:
nam nihil est quicquam sceleris quo prodeat ultra,
non si demisso se ipse voret capite.""Uno che con sua madre e sua sorella
passi le notti si denudi le stupri
Gellio che nome avrà?
Uno che dei diritti maritali
lo zio derubi che nome dargli?
Senti tu la grandezza del suo crimine?
E' tanta che sporcherebbe
Teti anello del mondo
e Oceano che ninfe genera.
Tu superi l'immagine incestuosa
di un succhiatore del proprio cazzo,
la testa tra i suoi inguini sepolta."
-
Seguo umilmente a trascrivere l'ira di Catullo.
Sappiamo quanto fossero diversi i costumi sessuali dei latini, soprattutto in età imperiale.
E' necessario tener presente queste "diversità" con l'oggi per capire davvero alcune allusioni catulliane.
XCVII
"Non (ita me di ament) quicquam referre putavi,
utrumne os an culum olfacerem Aemilio.
Nilo mundius hoc, niloque immundius, illud,
verum etiam culus mundior et melior:
nam sine dentibus est: os dentis sesquipedalis,
gingivas vero ploxeni habet veteris,
praeterea rictum qualem diffissus in aestu
meientis mulae cunnus habere solet.
Hic futuit multas et se facit esse venustum,
et non pristino traditur atque asino?
Quem siqua attingit, non illam posse putemus
aegroti culum lingere carnificis?""Della bocca di Emilio l'odore
o del culo aspirare trovo uguale.
Non è pulita più del culo la sua bocca
non è più sporco della bocca il suo culo:
anzi direi che il culo- privo di denti - è più decoroso.
La bocca ha zanne mostruose
gengive come decrepite
carrozzerie. Spalancata
sembra la fica di una mula
slabbrata dal caldo, quando piscia.
Chiava forte il brav'uomo ed è contento:
alla màcina, alla guardia dell'asino!
E alle donne che chiavano con lui
quale castigo dare?
Fargli leccare il culo
di un boia emorroidario."
Nei versi che seguono Catullo si scaglia con forza con alcuni suoi colleghi poeti della "scuola" dei neoteroi.
Rivendica il suo diritto ad essere mordace ed insieme tenero.
La sua voglia di parlar d'amore e sobbillar l'erotismo con dolcezza e senza pudori.Ma rivendica anche la sua virilità e l'irruenza di una penna che non va assolutamente derisa.
Pena per chi lo fa, la fama immortale.
Nella violenza degli insulti di Catullo, ovviamente.XVI
"Pedicabo ego vos et irrumabo,
Aureli pathice et cinaede Furi,
qui me ex versiculis meis putastis,
quod sunt molliculi, parum pudicum.
Nam castum esse decet pium poetam
ipsum, versiculos nihil necessest,
qui tum denique habent salem ac leporem,
si sunt molliculi ac parum pudici
et quod pruriat incitare possunt,
non dico pueris, sed his pilosis
qui duros nequeunt movere lumbos.
Vos, quei milia ulta basiorum
legistis, male me marem putatis?
Pedicabo ego vos et irrumabo.""Ah da me, in culo, in bocca
lo piglierete!
Tu Aurelio, boccadacazzi,
e tu Furio, rottonelculo....
Che della vostra banda mi credete
perchè scrivo lascivo, decadente!
Il poeta in cui viva è la pietà
avrà anche l'obbligo di verseggiare.
Per scopi edificanti?
Lasciagli grazia e mordacità;
e il suo verso lascivo e spudorato
non dagli implumi solo, ma dai lombi
dei canuti ormai stalattiti
faccia sprizzare l'Eros!
Di tenero in eccesso il fluire
nei versi miei farebbe
meno virile l'autore?
Lo dite voi! Sarete
da me inculimboccati!"[(.. ahem... trascrivo letteralmente... comunque è riferito a "pedicabo et irrumabo"; nella traduzione i due verbi vengono fusi in una crasi... tutto sommato quasi più soft dell'originale.... comprensibile a tutti, comunque. :D)]
- privo di denti - è più decoroso.
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Buonasera mio caro WWW,
grazie a questi versi ci dai la visione di un Catullo umano, simile a molti di noi...Sboccato, insolente ma anche dolcemente innamorato..
I poeti sono uomini e come tali in preda all'odio o all'amore e da ciò forse capiamo che di acqua sotto in ponti ne è passata ma gli uomini non sono poi così cambiati...
E in Asia Minore....conobbe l'amore: Clodia o poeticamente Lesbia.
Donna irrequieta e dal sangue bollente, il povero Catullo perse totalmente il senno per lei..ed ebbe inizio quello che per molti poeti fu e sarà il pane quotidiano: la poesia Lirica.
Tale poesia ebbe fortuna solamente nel Medioevo prima di tale data fu vista come semplice ludus. Il buon cisalpino fu un valoroso uomo d'armi che non poteva certo permettersi l'amore o meglio un interesse intimo e privato. Per lo Stato romano il cittadino era innanizitutto uomo della polis e perciò volto al bene della comunità.
Di tutt'altro genere ma altrettanto interessanti e divertenti sono le Nugae: raccolta di poesie legate fra di loro per i pungenti attacchi politici: per esempio a Cesare e ai suoi alleati come Mumurra, Nonio, Vatinio.
Fu una sorta di Beppe Grillo, gli attacchi furono rivolti sia a Cesare quanto al conservatore Cicerone..molti versi dipingono i due giganti come pervertiti e incestuosi...
Nel Liber Catulliano sono poi raccolte anche poesie pederotiche, Catullo fu un gran amante delle bellezze senza porsi limiti di sesso. In particolare in sua attenzione cadderro govinetti come Dafnide. Questo ragazzetto fu un suo giovane schiavo, in preda all'innamoramento il poeta pagò una forte somma per la sua libertà a pochi mesi dal suo acquisto.
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@dafne84 said:
Buonasera mio caro WWW,
grazie a questi versi ci dai la visione di un Catullo umano, simile a molti di noi...Sboccato, insolente ma anche dolcemente innamorato..
I poeti sono uomini e come tali in preda all'odio o all'amore e da ciò forse capiamo che di acqua sotto in ponti ne è passata ma gli uomini non sono poi così cambiati...Esattamente quello che credo anch'io, eccelsa Dafne.
Sono contento che il mio intento sia stato colto.@dafne84 said:
E in Asia Minore....conobbe l'amore: Clodia o poeticamente Lesbia.
Donna irrequieta e dal sangue bollente, il povero Catullo perse totalmente il senno per lei..
Valli a capire gli uomini...
@dafne84 said:
Nel* Liber Catulliano* sono poi raccolte anche poesie pederotiche, Catullo fu un gran amante delle bellezze senza porsi limiti di sesso. In particolare in sua attenzione cadderro govinetti come Dafnide. Questo ragazzetto fu un suo giovane schiavo, in preda all'innamoramento il poeta pagò una forte somma per la sua libertà a pochi mesi dal suo acquisto.
Esatto, Catullo era anche pederasta. Naturalmente ciò ci può apparire disdicevole, oggi come oggi.
Ma dobbiamo anche "mettere nel conto" la distanza che ci separa da allora.
Propongo qualcosa. Catullo ci parla di un fantastico bacio dato ad un giovinetto, Iovenzio.
Un bacio che lo ha gettato nel pieno delle "torture di Amore dispettoso".
Dolcissimo gesto che diventa quasi amaro ["più dell'elleboro"]; come tutti i baci tra amori impossibili.
XCIX
"Surripui tibi dum ludis, mellite Iuventi,
saviolum dulci dulcius ambrosia.
Verum id non impune tuli: namque amplius horam
suffixum in summa me memini esse cruce,
dum tibi me purgo nec possum fletibus ullis
tantillum vestrae demere saevitiae.
Nam simul id factumst, multis diluta labella
guttis abstersisti omnibus articulis,
ne quicquam nostro contractum ex ore maneret,
tanquam commictae spurca saliva lupae.Praeterea infesto miserum me tradere Amori
non cessasti omnique excruciare modo,
ut mi ex ambrosia mutatum iam foret illud
saviolum tristi tristius helleboro.
Quam quoniam poenam misero proponis amori
numquam iam posthac basia surripiam.""Tu giocavi dolcissimo Iovenzio
e io un bacio più dolce di ogni miele
ma con grave mio rischio ti rubai
per più di un'ora stetti poi in croce
a rifarmi ai tuoi occhi puro
cercand con pianti inutili
di raddolcire il tuo crudele cuore.Toccato appena dal bacio mio
le piccole labbra umettate
da me in profondo con le tue mani
del mio impuro contatto traccia
perchè non resti subito asciugasti
come si fa per la saliva sozza
di una puttana sborrata in bocca.Dopo mi desti alle torture
di Amore Dispettoso
e i tuoi supplizi furono tali
che quel bacio di miele delizioso
si fece in me più amaro dell'elleboro.
Troppa è la pena a cui tu condanni
il mio amore infelice,
mai più mai più ti ruberò un bacio."
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Quanti baci bastano all'amore?
Non pochi di certo.....
V
"Vivamus, mea Lesbia, atque amemus,
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestumemus assis.
Soles occidere et redire possunt:
nobis cum semel occidit brevis lux,
nox est perpetua una dormienda.
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, dinde centum
dein, cum milia multa fecerimus,
conturbabimus illa, ne sciamus,
aut nequis malus invidere possit,
cum tantum sciat esse basiorum.""Vita e amore a noi due Lesbia mia
e ogni acida censura dei vecchi
come un soldo bucato gettiamo via.
Il sole che muore rinascerà
ma questa luce nostra fuggitiva
una volta caduta, noi saremo
premuti da una notte senza fine.
Dammi baci cento baci mille baci
e ancora cento baci mille baci!
Le miriadi dei nostri baci
tante saranno che dovremo poi
per non cadere nelle malìe
di un invidioso che sappia troppo,
perderne il conto, scordare tutto."VII
"Quaeris, quot mihi basiationes
tuae, Lesbia, sint satis superque.
Quam magnus numerus Libyssae harenae
lasarpiciferis iacet Cyrenis,
oraclum Iovis inter aestuosi
et Batti veteris sacrum sepulcrum,
aut quam sidera multa, cum tacet nox,
furtivos hominum vident amores,
tam te basia multa basiare
vesano satis et super Catullost,
quae nec pernumerare curiosi
possint nec mala fascinare lingua.""Tu chiedi Lesbia del tuo baciarmi
la misura io fissi che mi colmi.
I granelli di sabbia d'Africa
dove il silfio fa ricca Cirene
tra l'oracolo infuocato di Zeus
e il sacro tumulo dell'antico Batto
o le stelle che guardano infinite
nelle tacite notti i disperati
abbracci umani. Tu baciami
tanto che gli occhi avidi
delle lingue smaniose
d'impietrarci non contino i tuoi baci:
Catullo avrà calmati i suoi deliri."
-
Piccolo percorso interno a Catullo.
Si parte dall'amore assoluto, quello che acceca l'uomo fino a fargli vedere una donna, e solo quella.
LXXXVI
"Quintia formosast multis; mihi candida, longa,
rectast. Haec ego sc singula confiteor,
totum illud formosa nego: nam nulla venustas,
nulla in tam magnost corpore mica salis.
Lesbia formosast, quae cum pulcherrima totast,
tum omnibus una omnis surripuit Veneres.""Loderò anch'io quelle splendide membra,
il corpo perfetto, la grande statura,
per cui da molti è detta Quinzia bella,
e non dirò che è bella tuttavia
perchè nessuna luce vedo in lei
che le dia grazia: è un grande corpo oscuro.
Ma Lesbia è tutta veramente bella
che le amorose grazie di ciascuna
irradia eclissando sola."Amando Lesbia Catullo ha assaporato piaceri e spilli della fedeltà, chiaramente.
LXXXVII
"Nulla potest mulier tantum se dicere amatam
vere, quantum a me Lesbia amata mea's.
Nulla fides ullo fuit umquam foedere tanta,
quanta in amore tuo ex parte reperta meast.""Così indicibilmente
ti ho, mia Lesbia, amata
che così amata nessuna
donna può dirsi d'essere stata.Non si vedrà mai più
in amorosi legami
tanto rigore di fedeltà
quanto si vide in me
nell'amore che ti portai."Sappiamo come il loro amore non fosse proprio .. mansueto....
XCII
"Lesbia mi dicit semper male nec tacet umquam
de me: Lesbia me dispeream nisi amat.
Quo signo? Quia sunt totidem mea: deprecor illam
assidue, verum dispeream nisi amo.""Lesbia impreca incessantemente
contro di me. Lesbia mi ama mi ama mi ama.
Ne ho la prova: io faccio come lei.
La copro d'insulti e sono pazzo di lei."Capire il cuore degli amanti è veramente complicato.
CIV
"Credis me potuisse meae maledicere vitae,
ambobus mihi quae carior est oculis?
Non potui, nec si possem tam perdite amarem:
sed tu cum Tappone omnia monstra facis.""E' la mia vita e vuoi che la maledica?
Quella donna è per me più che i miei occhi
e se sul serio la maledicessi
non sarei più suo disperato amante.
Tu vedi in una pulce un elefante."Diciamo che Catullo è testimone di un'epoca in cui non necessariamente trionfava il germe della fedeltà.
CXIII
"Consule Pompeio primum duo, Cinna, solebant
Maeciliam: facto consule nunc iterum
manserunt duo, sed creverunt milia in unum
singula. Fecundum semen adulterio.""Era il primo consolato di Pompeo,
Cinna: erano due gli amanti di Mucilla.
Sotto il secondo suo consolato
i due sono rimasti ma c'è stata
una eccezionale proliferazione
di ganzi. Il seme dell'nfedeltà
è un buon seme."
-
Secondo Catullo Gellio, ahem, "amava" tanto la madre che la sorella [].
Per questi eccessi è spesso oggetto dei versi del poeta.
Ma natualmente anche Gellio aveva un parente moralista [almeno uno, direte voi].
Lo zio. Ma possiamo immaginare come nella penna di Catullo gli eccessi libertini dell'uno non potessero che trionfare sul moralismo dell'altro.
VXXIV
"Gellius audierat, patruum obiurgare solere
siquis delicias diceret aut faceret.
Hoc ne ipsi accideret, patrui perdepsuit ipsam
uxorem et patruum reddidit Harpocratem.
Quod voluit fecit: nam, quamvis irrumet ipsum
nunc patruum, verbum non faciet patruus.""Su chi erotiche cose dice o fa
lo zio di Gellio tuonava e rituonava.
Gellio sfuggì ad ogni censura:
inculando la moglie dello zio
fece di lui la statua del Silenzio.
Inculasse anche lo zio,
lo zio non fiaterebbe."
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Ciao WWW,
visto che abbiamo ripercorso tutte le tappe ( o quasi, visto che le parole dinnanzi ad un uomo di questa grandezza non finiscono mai) perchè non trattare anche del lato più serioso..i carmina docta.
Occupano la parte centrale del liber catulliano, sono caratterizzati da una maggior lunghezza, dalla presenza del mito e da una lingua più ricercata.
Si tratta di una raccolta incentrata sulla psicologia e basata ( in alcuni casi) sulla metrica saffiana.
è il caso di un epitalamio ( canto di nozze), il carme 61 è interessante anche per i rimandi alla vita quotidiana romana e ai rituali nuziali. Non manca certo una vena scherzosa e maliziosa, paragonabile ai nostri scherzi odierni agli sposi.
E....nel carme 64 si giunge all'incastro di due storie ( le nozze di Péleo e Tètide e l'avvincente storia di teseo e Arianna) e qui il poeta spunta malinconico e sofferto.
Si costruisce sulla figura dell'Arianna i contorni del poeta tradito e abbandonato che sarà poi l'abbozzo della Didone virgiliana..
E la bella Clodia diventa maschio e si trasforma in Teseo punito per il suo tradimento...
E nel liber più volte viene accennata come traditrice, e l'uomo innamorato non può che chiudere tristemente l'occhio ai vari pretendenti e sperare nel suo angolino di paradiso..
E se lei non si accontenta del solo Catullo,
sopporterò gli sporadici legami della mia disceta signora,
per non essere troppo noioso, come fanno gli sciocchi.-
( carme 68, vv.135-137)*
Ma il desiderio lo arde e ne brucia ogni neurone ( questo Catullo, se le va a cercare!!! Prima si lamenta e poi le sbava dietro!!!)
E non ti venga in mente di uscire,
ma resta a casa e preparati
a far l'amor con me nove volte di segiuto.
( carme 32, vv.6-8)Ma se non fosse per il suo basium, che poi in italiano divenne il nostro odierno bacio, chissà come chiameremmo quel schiocco di labbra??
Grazie Cat!
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