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    Un aiuto a Serghei

    Ciao,
    vi invio questo messaggio pur sapendo che già, ognuno per come può, fa beneficenza e/o partecipa attivamente a lavori socialmente utili e pur sapendo che non esiste il modo migliore per fare beneficenza. Tutti i casi di disagio umano sono importanti, ma questa volta io e Marzia, forse anche perché il bambino ha il nome come quello di nostro figlio Serghei, siamo rimasti molto colpiti da questa storia.
    Inevitabilmente dobbiamo scegliere a chi far beneficenza e per questo capisco chi sceglierà di farla in maniera diversa e ringrazio loro quanto quelli che vorranno aiutare questo ragazzo che rappresenta, lo sappiamo, purtroppo solo la punta dell?iceberg delle condizioni in cui vivono i bambini nei paesi più sfortunati. Ritengo che l?ente Cifa sia molto serio; ci ha seguito durante l?iter adottivo, non ci ha chiesto un Euro in più di ciò che prevede la legge italiana, anzi qualche cosa di meno, e lo conosciamo bene anche perché da due anni ha chiesto a me e Marzia di partecipare agli incontri delle coppie che vogliono adottare, come coppia ?di affiancamento alle altre coppie?, e noi abbiamo accolto la proposta molto volentieri. Sono sicuro che ciò che verrà raccolto andrà esclusivamente a fin di bene, senza lucrarci sopra.

    Per aiutare il bimbo questi sono i dati:
    Bonifico intestato a ********** ,
    causale: per operazione *******
    Banca ***********
    abi *****
    cab ****
    Conto Corrente ************
    quello che è molto importante è far circolare la notizia il più possibile, tra tutte le nostre conoscenze, perché ci sarà molto bisogno dell'aiuto di tutti. Grazie ancora e buon anno, Elena

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    [CENTER]una storia molto triste, quella di Serghej, ancora più triste di quella dei suoi tanti compagni, abbandonati come lui in un istituto russo.[/CENTER]

    Serghej da 9 anni deve convivere non solo con la solitudine e le inimmaginabili sofferenze dell?abbandono, ma anche con una malformazione fisica, che non è stata affrontata con i dovuti interventi chirurgici quando ancora si era in tempo per risolverla e ora la qualità della sua vita è davvero terribile.
    Serghej non può fare la pipì come gli altri bambini, perché non ha l?apparato urinario formato correttamente e la pipì fuoriesce in gocce da un orifizio, situato sotto l?ombelico. E non può fare i suoi bisogni come gli altri bambini, perché è nato senza l?ano e la defecazione avviene da un?apertura sulla pancia, da cui si accede direttamente all?intestino.
    Questa condizione lo obbliga a girare con un sacchetto e una cannuccia, da cui scorrono, senza nessun controllo da parte sua, gli escrementi.
    Serghej ha sopportato per anni il bruciore dell?urina, che corrode la pelle del suo pancino, e il dolore di defecare da un buco di carne viva, aperto su un fianco.
    Ha sopportato anche le numerose cure per le diverse infezioni renali, che col tempo gli hanno seriamente compromesso la salute dei reni.
    Il sacchetto e gli odori che accompagnano Serghej rendono difficile la sua convivenza con i compagni, di cui si vergogna a tal punto da aver deciso di isolarsi, rinunciando persino ad andare a scuola.
    E dalla disperazione, all?alba dei suoi 9 anni, ha deciso di non voler più andare avanti così.
    Salito su una tettoia dell?istituto, ha minacciato di buttarsi di sotto, attirando così su di sé, finalmente, l?attenzione di una funzionaria che, venuta a conoscenza della sua storia, ha deciso di rivolgersi al CIFA per un aiuto
    concreto.
    Serghej è diventato scomodo da gestire, gli organi di tutela dell?infanzia non sanno come giustificare di aver lasciato che la situazione diventasse esplosiva.
    E così, come se tutto questo non fosse già abbastanza terribile per un bambino, la Commissione medico-psicologica della regione russa in cui Serghej vive non ha trovato altra soluzione, davanti al suo dolore, che dichiararlo ritardato e prescriverne il ricovero in un istituto per bambini con problemi mentali gravi, così da potergli concedere tutto l?isolamento e l?astensione da scuola che ora sembra desiderare.
    E così, alle tante ingiustizie già patite, si assommerà anche questa condanna da scontare a vita senza nessuno che lo difenda.
    Ma Serghej non è ritardato, non è un malato di mente, è un bambino fin troppo consapevole della propria sciagura, che vuole solo smetterla di soffrire.
    Per ora Serghej non è stato trasferito dal suo istituto a quello ben più terribile, a cui è stato condannato. La funzionaria sta prendendo tempo in attesa di nostre notizie.
    Per questo abbiamo raccolto la documentazione sanitaria necessaria e l?abbiamo sottoposta a specialisti italiani, che ci hanno illustrato il lungo percorso di cure che non potrebbero guarire Serghej del tutto, ma potrebbero regalargli una nuova vita.
    Il passaparola e la buona volontà di tutti noi, però, non bastano, servono risorse economiche, tante, per tutti gli interventi chirurgici e le cure che saranno necessari e che, essendo un cittadino straniero, non potranno essergli garantiti dal Servizio Sanitario Nazionale.
    E serve qualcuno disposto a voler bene a Serghej, a stargli vicino in questo percorso, che sarà lungo e non privo di sofferenza.
    Serghej ha riscoperto un po? di speranza nel proprio cuore, un po? di quell?ottimismo fanciullesco che tutti i bambini dovrebbero portare con sé, quando la nostra referente in loco è andata a fargli delle fotografie da allegare alla documentazione medica. Le ha chiesto, con gli occhi improvvisamente vivi: ?hai trovato un dottore che mi può operare??.
    Il resto della sua storia è nelle mani di tutti noi.?
    Franca Zavanella



  • Admin

    Buonasera carlodg.
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