• User Newbie

    Piccola casa editrice: alternative alla ditta individuale?

    Salve a tutti. Nel 2013 ho avviato una piccola attività di tipo editoriale (pubblicazione di libri prevalentemente tradotti da me), e su consiglio della mia commercialista ho optato per la forma ditta individuale, con iscrizione alla Camera di Commercio e all'INPS. Purtroppo però, data la dimensione estremamente ridotta del progetto, il giro d'affari si mantiene tuttora molto al di sotto dei 5000 euro annui, con tutte le difficoltà (per usare un eufemismo...) che questo comporta soprattutto per far fronte ai contributi previdenziali obbligatori (purtroppo ho già una rata in arretrato...). Mi chiedevo quindi se esistono alternative più adeguate al mio caso specifico, dato che trattandosi di editoria usufruisco del regime agevolato IVA e non posso quindi rientrare nei minimi... Avevo pensato di passare a un'associazione culturale, ma la commercialista sconsiglia vivamente per varie ragioni e per ora ho accantonato l'idea. Sarebbe possibile svolgere questa attività come libero professionista? Tenete conto che, di fatto, le uniche prestazioni esterne di cui mi avvalgo sono quelle saltuarie (2-3 volte all'anno) di un grafico e, ovviamente, del tipografo. Per il resto faccio tutto io (scelta dei titoli da pubblicare, traduzione, correzione di bozze, impaginazione, ecc.) e lavoro da casa con strumentazione ridotta all'osso (un pc e poco altro...). Ovviamente gli introiti derivano dalla vendita dei libri. Insomma, esistono alternative più sostenibili a quelle della ditta individuale o questa è l'unica possibilità? Grazie a chiunque vorrà aiutarmi.


  • User

    @Bud_1980 said:

    Salve a tutti. Nel 2013 ho avviato una piccola attività di tipo editoriale (pubblicazione di libri prevalentemente tradotti da me), e su consiglio della mia commercialista ho optato per la forma ditta individuale, con iscrizione alla Camera di Commercio e all'INPS. Purtroppo però, data la dimensione estremamente ridotta del progetto, il giro d'affari si mantiene tuttora molto al di sotto dei 5000 euro annui, con tutte le difficoltà (per usare un eufemismo...) che questo comporta soprattutto per far fronte ai contributi previdenziali obbligatori (purtroppo ho già una rata in arretrato...). Mi chiedevo quindi se esistono alternative più adeguate al mio caso specifico, dato che trattandosi di editoria usufruisco del regime agevolato IVA e non posso quindi rientrare nei minimi... Avevo pensato di passare a un'associazione culturale, ma la commercialista sconsiglia vivamente per varie ragioni e per ora ho accantonato l'idea. Sarebbe possibile svolgere questa attività come libero professionista? Tenete conto che, di fatto, le uniche prestazioni esterne di cui mi avvalgo sono quelle saltuarie (2-3 volte all'anno) di un grafico e, ovviamente, del tipografo. Per il resto faccio tutto io (scelta dei titoli da pubblicare, traduzione, correzione di bozze, impaginazione, ecc.) e lavoro da casa con strumentazione ridotta all'osso (un pc e poco altro...). Ovviamente gli introiti derivano dalla vendita dei libri. Insomma, esistono alternative più sostenibili a quelle della ditta individuale o questa è l'unica possibilità? Grazie a chiunque vorrà aiutarmi.

    Secondo me ti conviene analizzare casi simili al tuo. Sono un collezionista di fumetti da una vita, e in fumetteria ci sono dei cataloghi che elencano le proposte di varie case editrici (alcune valide ma indubbiamente piccole). Forse dovresti procurarti questi cataloghi (Anteprima e Mega) e indagare sulle suddette case editrici per capire che tipo di soluzione usano, magari con un occhio di riguardo alle più longeve. Per esempio, ho visto che alcune di loro usano la formula che hai suggerito: me ne vengono in mente almeno tre che risultano associazioni culturali...


  • User Newbie

    @Bruno Doper said:

    Secondo me ti conviene analizzare casi simili al tuo. Sono un collezionista di fumetti da una vita, e in fumetteria ci sono dei cataloghi che elencano le proposte di varie case editrici (alcune valide ma indubbiamente piccole). Forse dovresti procurarti questi cataloghi (Anteprima e Mega) e indagare sulle suddette case editrici per capire che tipo di soluzione usano, magari con un occhio di riguardo alle più longeve. Per esempio, ho visto che alcune di loro usano la formula che hai suggerito: me ne vengono in mente almeno tre che risultano associazioni culturali...

    Sì, sono parecchie le piccole case editrici strutturate come associazioni culturali, però in teoria l'ass.cult. non deve avere scopo di lucro e ci sono altri inconvenienti di gestione che vorrei evitare, se possibile (occorre avere dei soci, fare riunioni almeno annuali, ecc.). Poi pare che in questo settore i controlli siano molto frequenti e pignoli, quindi vorrei pensarci due volte prima di tentare questa strada... Certo, sempre meglio che chiudere, ma se ci fossero soluzioni più semplici tipo lavoro autonomo sarebbe molto meglio.
    Ah, una curiosità visto che ci siamo: se l'editoria è esclusa dal regime dei minimi sapete dirmi per quale motivo il sito dei codici Ateco riporta la soglia per accedere al regime dei minimi 2015 anche per il mio codice (58.11.00 - Edizione di libri)???


  • User

    Ah, una curiosità visto che ci siamo: se l'editoria è esclusa dal regime dei minimi sapete dirmi per quale motivo il sito dei codici Ateco riporta la soglia per accedere al regime dei minimi 2015 anche per il mio codice (58.11.00 - Edizione di libri)???

    Qui ci vuole un commercialista. Io non posso aiutarti. 🙂