• User Newbie

    Furto di denaro in supermercato

    Buonasera, A fine serata, dopo orario di chiudura del supermercato, ho colto in flagrante un dipendente a rubare denaro dalle casse, poste dentro l'ufficio chiuso a chiave (la chiave viene tenuta nascosta, ma a quanto pare ne conosceva l'ubicazione). Nel momento in cui è stato visto ho contattato telefonicamente un mio socio, facendolo venire in azienda. Il ragazzo è stato trovato con 700? in contanti nei calzini. Colto in flagrante ha firmato una dichiarazione davanti a noi 2 soci dove dichiarava di aver rubato e per questo dava le dimissioni, datato e firmato. Negli ultimi mesi la società accusava ammanchi nei bilanci di fine mese, ognuno di noi credeva fossero errori a cassa e in ogni caso gli ammanchi sono stati trattati superficialmente. Tuttavia, si stima che nel solo ultimo anno gli ammanchi ammontino a circa 5000?, per questo dopo che il ragazzo ha confessato solo a parole di averlo fatto altre volte gli è stato chiesto di restituire 4000? e di andare via dalla società chiudendo così la situazione. Egli al momento si è reso disponibile a seguire tale via, ma da quel giorno non è più venuto in azienda, non si è presentato a rassegnare le dimissioni e non si rende reperibile al telefono. Solo oggi (a una settimana di distanza dal fatto), abbiamo ricevuto in azienda una lettera da parte di un avvocato dove viene riportato che il ragazzo in questione nega tutta la faccenda del furto, incolpa l'azienda del suo stato d'ansia che lo porta a dover andare in cura, vuole essere reintegrato in azienda, inoltre, afferma di esser stato forzato a firmare il documento citato precedentemente. In azienda stiamo valutando la denuncia penale riguardo il fatto accaduto, dopo aver consultato il suo avvocato per tentare una via d'uscita bonaria. Mi sapete dare informazioni su come affrontare questa situazione? Vorrei, inoltre, sapere se, nel caso di una denuncia penale, le cose descritte precedentemente sono abbastanza per comportare una prova della sua colpevolezza. In attesa di una risposta per questa triste storia, Gabriele_89 da Rimini


  • Super User

    Ciao gabriele_89. Benvenuto nel forum Gt.
    Avete agito un po' ingenuamente...dovevate, anche se in possesso della lettera sottoscritta dal dipendente, contestare l'illecito formalmente e non aspettare giorni e giorni.
    Infine, dopo aver ricevuto la lettera dell'avvocato, contestarla e solo POI, eventualmente, procedere in via bonaria.
    Nel merito:
    la lettera di cui siete in possesso è una prova indiziaria pregnante...sarà il dipendente a dover provare la coercizione.
    Il mio consiglio è quello di fare immediatamente denuncia e rispondere all'avvocato contestando ogni sua affermazione e dichiarando che il lavoratore deve ritenersi sospeso (non licenziato) sino all'accertamento dei fatti da parte della Procura della Repubblica.
    Ribadite che è totalmente escluso che possiate di nuovo far accedere il lavoratore agli uffici data l'ammissione del furto da lui formalizzata per iscritto e conseguente cessazione di ogni rapporto di fiducia atteso che il lavoratore ha accesso alle casse.


  • User Newbie

    Buongiorno,
    Abbiamo agito secondo cuore in quel momento, il dipendente ci ha detto che avrebbe restituito tutto, che sarebbe venuto a rassegnare formalmente le dimissioni il giorno successivo in confesercenti e che l'importante era non far trapelare il fatto.
    Noi abbiamo fatto firmare tale dichiarazione rispettando questa decisione, il patto era: noi non facciamo trapelare la notizia del tuo furto in altri luoghi di lavoro e alle istituzioni e tu ci riconsegni ciò che hai sottratto.
    Purtroppo dal giorno dopo (lavorativo, quindi lunedì 28 gennaio) il ragazzo non si è fatto più trovare, nè al telefono di casa, nè cellulare...in azienda volevamo ancora risolvere la cosa senza troppa confusione, per il bene nostro(una causa si vuole evitare conoscendo le tempistiche e i rischi) e del ragazzo, quindi abbiamo pensato di contattare la famiglia, ma non ha risposto.
    Poi, ieri, quando come ultima possibilità, pensavamo di andare a suonare a casa sua, abbiamo ricevuto la raccomandata dell'avvocato. E' stato tutto molto veloce e noi abbiamo agito come ci sembrava più giusto e come ha consigliato un avvocato nostro conoscente (cercare una via bonaria).
    Arrivati a questo punto, però, non ci resta altro da fare che denunciarlo, ma rimane la paura del fatto che lui possa vincere una ipotetica causa. Per questo vi ho chiesto se la presenza di due soci, quindi di una terza persona, e tale lettera firmata erano sufficienti come prova.
    La ringrazio infinitamente per il consiglio che mi ha dato, lo seguiremo scrupolosamente seppur con tensione.


  • Super User

    Sicuramente sono indizi pregnanti a vostro favore.
    Dal racconto il dipendente ha agito furbescamente, sapendo già al momento della promessa delle dimissioni (perchè mai non firmarle subito??) che si sarebbe rivolto immediatamente ad un avvocato.
    La via bonaria si cerca DOPO avere espletato gli atti formali (querela etc...) non prima perchè ci si toglie una difesa ed il tempo passa a vostro sfavore.
    Ricordatevi di eccepire al suo avvocato che l'illecito penale e disciplinare è stato contestato immediatamente e che a fronte di esso il dipendente ha sottoscritto l'ammissione di colpevolezza.