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    Affrontare e curare la CCSVI

    Probabilmente in pochi conoscono la CCSVI. Si tratta di una sindrome emodinamica nella quale le vene del collo e del torace non sono più capaci di rimuovere in maniera realmente efficace il sangue dal sistema nervoso centrale e questo a causa della presenza di malformazioni o di stenosi.
    Si tratta di una sindrome che molto spesso viene associata alla sclerosi multipla e ad altre patologie neurodegenerative che possono presentare la CCSVI come una concausa.
    Sebbene presente in concomitanza con queste patologie, la CCSVI può presentarsi anche in concomitanza con altre malattie neurodegenerative come ad esempio la SLA, l’Alzheimer e il morbo di Parkinson, malattie anch’esse collegate ad un difetto di funzionamento delle vene che hanno il compito di drenare il sangue dal cervello; tuttavia a proposito di questa correlazione non ci sono ancora studi medici a confermarla.
    Per quanto concerne la cura della CCSVI, il trattamento al quale si fa ricorso è quello dell’angioplastica dilatativa con palloncino delle vene giugulari ed azygos. Interventi simili a questi, sono da tempo praticati sul sistema arterioso, per quanto concerne, ad esempio, il trattamento della cardiomiopatia ischemica o del piede diabetico.
    I pazienti affetti da questa patologia che possono essere operati, sono coloro che risultano positivi all’eco-color-doppler, per la ricerca dell’insufficienza venosa cerebrospinale cronica. L’intervento di angioplastica dilatativa della giugulare e della vena azygos, viene effettuato in anestesia locale, attraverso una puntura all’inguine della vena femorale, dalla quale si entra nel sistema venoso con un catetere sino al collo e al torace.
    Per quanto concerne la parte diagnostica, questa viene detta flebogragfia e viene eseguita con palloncino nel seguente modo: nel punto dove le vene tendono a restringersi, si posiziona un palloncino che viene gonfiato con una pistola manometrica e viene dilatata la vena. Si tratta di una procedura che può in alcuni casi causare dolore al paziente ma che non lascia segni, visto che al termine vengono rimossi tutti i dispositivi utilizzati. Per quanto riguarda i risultati questi sono incoraggianti, sebbene non si curi la sclerosi multipla, ma i sintomi spesso associati a questa malattia, come la stanchezza, i disturbi della sensibilità, il calo della vista e così via, in numerosi casi tendono a scomparire. L’intervento non comporta particolari rischi e in linea di massima il giorno successivo all’operazione il paziente viene rimandato a casa dove dovrà seguire una cura e presentarsi a controllo dopo un mese e dopo sei mesi dall’operazione.