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Pianificazione fiscale - Da ditta a srl, amministratore con residenza estero
Ciao a tutti. Avrei bisogno di un consiglio a grandi linee.
La situazione attuale è l'attività di consulente con partita iva e iscrizione inps separata (senza cassa) con un fatturato di circa 50mila euro. Con una serie di limiti commercili poichè posso fare solo consulenza. Potrei crescere commercialmente molto.Il problema maggiore è che in questi termini l'esborso fiscale e contributivo è davvero enorme. A fronte di una quantità di ore di lavoro enorme mi restano in mano davvero le bricole.
Arrivo al quesito: mi si è presentata l'occasione di una piccola attività fuori dall'Italia che mi consentirebbe di starmene almeno 6 mesi e mezzo all'estero e negli altri circa 6 continuare con la mia piccola ditta attuale in Italia.
Allora mi è venuta un'idea:
- apro una srl uninominale in italia della quale sarei socio unico e amministratore
- mi stipendierei o comuqnue mi passerei il 100% degli utili della società
- trasferirei la residenza all'Aire poichè di fatto starei fuori per gran parte dell'anno (facilmente dimostrabile)
In questi termini dovrei pagare tasse solo nel pese ospitante e nulla all'italia, potendomi quindi risparmiare di pagare Inps, Ritenuta d'acconto, irpef ecc.
E' un ragionamento corretto?
Resterebbero chiaramente i vari costi del commercialista, l'iva, i costi fissi in Italia. Ma il resto potrei risparmiarlmeli.
Cosa sbaglio?
Grazie!
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Non proprio corretto.
I redditi prodotti in Italia sono comunque soggetti ad imposizione in Italia.Con la costituzione di srl in Italia però, puoi comunque ridurre l'impatto contributivo ed ottenere un consistente risparmio fiscale (per la totalità dei miei clienti nella tua situazione, si aggira su un ammontare del 30% del compenso degli amministratori) con l'attribuzione di determinati costi alla società.