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    2 giugno, l'altra Storia...

    "Il popolo non scelse la Repubblica e la stessa Corte suprema di Cassazione non la proclamò".


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    2 GIUGNO: BOSCHIERO (UNIONE MONARCHICA), POPOLO NON SCELSE LA REPUBBLICA, segretario U.M.I., 30 mila ricorsi per brogli elettorali.

    Roma, 28 maggio(ADNKRONOS) - "Il popolo non scelse la Repubblica e la stessa Corte suprema di Cassazione non la proclamò". Lo dichiara all'ADNKRONOS Sergio Boschiero, segretario dell'Unione Monarchica Italiana, alla vigilia dei 60 anni dal referendum dal quale nacque l'Italia repubblicana.

    Era il 2 giugno 1946, quando, per la prima volta nella storia nazionale, ogni uomo e donna di almeno 21 anni furono chiamati a scegliere quale assetto dare al proprio Paese: Monarchia o repubblica. Il 54,3% degli elettori, con un margine di appena due milioni di voti, si pronunciò per quest'ultima, dando impulso ad una nuova fase costituzionale decretando l'esilio dei Sovoia.

    Ma per Boschiero, quel giorno segna la fine di una continuità politica vitale per l'Italia, spezzata con un rifiuto su cui ancora incombe la denuncia di irregolarità elettorali.

    "La propaganda monarchica - rileva - fu quasi ridotta alla semiclandestinità nell'80% delle province al nord del Lazio e dell'Abruzzo. I ricorsi per brogli furono 30 mila e non vennero esaminati; circa 1 milione e 500 mila schede nulle e bianche furono distrutte. Gli italiani delle colonie ed ex centinaia di migliaia di prigionieri di guerra che non avevano voluto aderire alla Repubblica sociale italiana non votarono - sottolinea - insieme ad intere province, come Bolzano, Trieste, Fiume, Pola e Zara".

    Malgrado le contestazioni, definito l'esito del referendum con la comunicazione dei dati ufficiali, il 13 giugno Umberto II, re di maggio per la Storia che ne rammenta il breve periodo di appena un mese sul trono, decise, senza abdicare, di partire volontariamente per l'esilio in Portogallo, esilio che, nella tredicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana del 1948, venne poi tradotto in norma di Stato, con il divieto "agli ex re di Casa Savoia, alle loro consorti e ai loro discendenti maschi" di ingresso e soggiorno nel territorio nazionale. Solo nel 2002, con legge costituzionale n.1, sarà concesso alla dinastia il rientro in Italia.

    "L'introduzione dell'esilio nella Costituzione - precisa il segretario dell'U.M.I. - violò lo stesso spirito democratico di un referendum che era stato convocato con una legge firmata regolarmente da Umberto II. Si volle blindare la carta costituzionale con l'esilio dei Savoia - prosegue - con la loro esclusione dai diritti elettorali attivi e passivi e, soprattutto, con l'articolo 139 che, contro ogni principio di sovranità popolare, dichiara eterna la forma repubblicana dello Stato".

    Per Sergio Boschiero "la monarchia rappresenta l'unità nazionale e, se non fosse stata bandita dall'Italia, avrebbe accelerato i tempi per una vasta pacificazione. La contrapposizione fra destra e sinistra - osserva - sarebbe stata più breve. L'Istituto monarchico, per sua natura "Super partes", avrebbe ostacolato la degenerazione partitocratica e, nell'Europa unita, avrebbe tutelato meglio della repubblica l'identità del nostro popolo. La monarchia - puntualizza - avrebbe potuto svolgere un ruolo importante contro la minaccia rappresentata dalle vecchie e nuove oligarchie. E, anche nell'ipotesi di una riforma federalista, avrebbe potuto meglio armonizzare unità e autonomie".

    Per questo, conclude Boschiero, "siamo contrari alla festa del 2 giugno, perché ricorda una grande frattura del nostro Paese e del nostro popolo. È una celebrazione che è stata imposta dall'alto".