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Studio associato consulenti pubbliche relazioni
Ciao a tutti,
non so se ho postato nella sezione giusta: se così non fosse, chiedo scusa.
Ho la partita iva come pubbliche relazioni e vorrei costituire una società insieme ad un amico che ha la stessa partita iva.
Ci hanno detto che la cosa più semplice da fare, grazie alla riforma Bersani, è aprire uno studio associato.
Ecco le domande:
- Ognuno mantiene anche la sua iva, giusto?
- E' possibile dare un nome di fantasia allo studio associato?
- Diciamo che prendiamo un cliente che ci fa un contratto annuale di 100.000 euro. Una quota di questi soldi devono andare (diciamo 1200/Mese) a chi dei due fa il lavoro in prima persona. Il resto costituisce l'utile da dividere a fine anno. Come ci conviene remunerare il socio che svolge il lavoro?
GRAZIE A TUTTIIIII!!!!!
Nessuno può sostituire i consulenti in carne ed ossa, ma la cortesia e la competenza che ho trovato su questo forum mi permettono ogni volta di andare da loro già con un minimo di cultura personale.
Grazie
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Provo a darti qualche risposta:
Lo Studio Associato è una forma giuridicamente ammissibile solo tra professionisti iscritti ad un albo che esercitano in forma associata un lavoro autonomo.
Non sono a conoscenza se esiste un albo che "protegge" la vostra categoria; se esiste, la costituzione dello studio associato è possibile, altrimenti puoi utilizzare altre tipologie societarie consentite dal Decreto Bersani.-
Di norma la risposta è NO, i professionisti associati non hanno una posizione IVA individuale, i corrispettivi delle prestazioni effettuate dai professionisti vengono fatturati a nome dello studio associato. Resta inteso che, se non esistono clausole ostative nello statuto, l'apertura o il mantenimento di una posizione IVA è possibile.
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Non essendo a conoscenza dell'eventuale presenza di un Albo professionale, per analogia la denominazione dello studio DEVE indicarela tipologia delle prestazioni rese (studio commerciale, notarile, tecnico-commerciale etc.).
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Per quanto riguarda la ripartizione dell'eventuale utile, visto che dalla tua domanda questo non segue direttamente la quota che ciascun professionista possiede, vi sono varie soluzioni:
- esplicitare il tutto nello statuto
- rimandare la definizione delle quote di utile da ripartire all'Assemblea degli associati.
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Grazie mille per la risposta.
Però a me risulta che, dopo le modifiche apportate da Bersani, sia possibili aprire uno studio associato anche senza essere iscritto ad un albo.
Lo stesso dicasi delle partite iva individuali dei singoli associati: le possono mantenere per fare lavori extra-studio.
Qualcuno può confermare?
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Puoi utilizzare altre tipologie (S.n.c. S.a.s. etc.)
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Si, è possibile. Bisogna verificare se esistono clausole ostative nello Statuto.
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Non vorrei sbagliarmi, ma con il decreto Bersani del 2006 si è proceduto, praticamente, all'abrogazione del divieto di società (di persone) e associazioni professionali, là dove recita che
devono considerarsi abrogate:
? tutte le disposizioni legislative e regolamentari che prevedono con riferimento alle attività libero professionali e intellettuali,
a) l'obbligatorietà delle tariffe professionali,
b) il divieto della pubblicità,
c) il divieto di fornire servizi professionali dalle società di persone e dalle associazioni fra professionisti.Uso sempre il condizionale, ma non dovrebbero esistere più divieti di fornire servizi professionali, anche di tipo interdisciplinare, da parte di società di persone o associazioni di professionisti.
La legge del 1939, per lo svolgimento dell'attività professionale associata, richiedeva specifiche qualifiche del professionista che doveva essere "munito dei necessari titoli di abilitazione... ovvero autorizzato all'esercizio ... in forza di particolari disposizioni di legge",
mentre il decreto Bersani definisce l'oggetto sociale come "relativo all'attività libero-professionale.
Non mi dilungo oltre.
Ciao.