• User Attivo

    Da liberi professionisti a soci di srl mantenendo l'autonomia

    Ciao a tutti,
    volevo chiedere all'esperto della sezione un consiglio.
    Esiste una società srl già costituita che vorrebbe proporsi al mercato per soddisfare i bisogni delle aziende tramite l'erogazione di 3 servizi diversi ed eterogenei nel campo informatico.
    Questi 3 servizi al momento sono svolti da 3 liberi professionisti diversi ognuno con partita iva. L'idea di entrare in un'unica srl è quella di proporsi ai clienti come una sola entità e soprattutto come una società e non più come liberi professionisti. Quindi si entrerebbe nell'srl tramite l'acquisto di quote cedute dall'attuale proprietario dell'srl. Le quote finali sarebbero identiche per ognuno dei 3 soci (soci non dipendenti) ed ogni socio manterrebbe la sua partita iva per i motivi che andrò di seguito a spiegare.

    Il nocciolo della questione è che visto che sono 3 aree differenti (provenienti dall'attuale attività di ogni singolo socio), queste nel corso dell'anno fatturano in maniera diversa e portano un utile diverso che non si vuole condividere. Ogni socio è responsabile della propria area e gli utili generati dalla sua area sono interamente suoi: non c'è condivisione. Come detto l'srl serve solo con lo scopo di uscire e proporsi alle aziende come società (quindi più forti rispetto ad un libero professionista). Per evitare quindi che certi soci si avvantaggino sugli utili generati da un'area non di sua competenza, ci si potrebbe accordare lasciando in utile a fine anno tutti la stessa cifra? Così in fase di divisione degli utili nessuno ha vantaggi. Visto che è impossibile sapere a priori quanti utili si avranno, per far risultare pari gli utili di ogni area, è possibile emettere una fattura con la partita iva che ogni socio ha (e che non si chiuderebbe solo per questo scopo) in modo da far quadrare le cifre? Diciamo che ogni socio emetterebbe una fattura alla società percependo il suo compenso con lo scopo di far pareggiare gli utili generati da ogni area.

    Chiedo se è una soluzione percorribile o se viste le esigenze esiste una forma migliore per trattare la cosa.

    Grazie mille


  • User Attivo

    Buongiorno comune
    La soluzione proposta di lasciare aperta la Partita Iva solo per regolare una eventuale fattura di fine anno alla società non sembra facilmente percorribile (dichiarazioni, studi di settore, adempimenti fiscali, ecc.).
    Se i soci non hanno altre attività da gestire con la partita Iva, a mio avviso, farebbero bene a chiuderla.
    Il compenso eccedente spettante agli amministratori, rispetto a quanto conferito come dividendo, può essere regolato con una collaborazione coordinata e continuativa che può essere erogata anche in unica soluzione. Il reddito è classificato come assimilato ai redditi di lavoro dipendente (trattamento tributario).
    Ovviamente questo presuppone l’accordo dei soci nella ripartizione dei compensi e che questa sia formalmente deliberata dall’assemblea per il corretto riconoscimento dei costi fiscalmente deducibili da parte della società.
    Saluti


  • User Attivo

    Intanto grazie per la risposta! Per chiudere il cerchio, i soci come gestirebbero mensilmente i loro compensi? Diventando soci lavoratori (con un contratto di categoria) od altro?

    Quale la soluzione migliore nel caso proposto nel primo messaggio?

    Grazie


  • User Attivo

    Buongiorno comune
    Non ho capito il riferimento ai compensi mensili in quanto inizialmente avevo inteso che gli amministratori percepissero degli utili e dovessero regolare con la partita Iva solo le eventuali differenze.
    Comunque la risposta è alquanto articolata.
    1 - I compensi di collaborazione continuativa (amministratori di società) possono essere gestiti mensilmente oppure in unica soluzione. Si tratta sempre di redditi assimilati al lavoro dipendente (detrazioni, contributi, ecc.). A fine anno, o anche dopo, si può attribuire agli amministratori un diverso “conguaglio” in relazione all’attività svolta. Questi compensi non hanno limiti o CCNL da applicare e devono essere approvati dall’assemblea degli azionisti per l’attività svolta, o che svolgeranno i soci-amministratori che collaborano con l’azienda (non sono soci di puro capitale). Ovviamente questi compensi, in quanto gli amministratori sono contemporaneamente anche soci, non devono configurarsi come una sorta di “sostituzione” dei dividendi societari che sono altra cosa e che hanno un differente trattamento tributario.
    2 – I soci lavoratori sono previsti solo nelle cooperative, anche se le tipologie dei compensi possono essere gli stessi. Nelle società gli amministratori possono essere retribuiti come dipendenti, come lavoro autonomo o come collaboratori.
    3 – Puoi continuare ad utilizzare la partita Iva se lo ritieni opportuno ma, da come descrivi, ritengo che venga emessa una fattura mensile e con un conguaglio a fine anno. Anche se questo metodo è formalmente corretto in fase di eventuali controlli può essere difficile da far capire che tutti i soci sono anche tutti fornitori di servizi dell’azienda. Non vedo quali vantaggi ne possano avere i soci in quanto devono gestire la loro partita Iva e quella della società. A meno che vi siano obbligati dalla natura della loro attività.
    Inizialmente avevo capito che emettessero una sola fattura a fine anno e solo per un conguaglio.
    4 – I soci possono essere dipendenti della società. Occorre scegliere una qualifica con inquadramento nel CCNL di riferimento e con relativa retribuzione. Il conguaglio finale può essere gestito come incremento di produttività (anno 2011 imposta sostitutiva del 10% fino ad un massimo di € 6000, al netto delle trattenute previdenziali, e con reddito di lavoro dipendente totale fino a € 40.000). In ogni caso è la soluzione più costosa in termini di costo contributivo.
    Spero di essere stato chiaro.
    Cordiali saluti


  • User Attivo

    Comune, mi perdoni ma non credo che la vostra scelta sia felice. Valutatela bene prima di proseguire nell'idea. Saluti