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    4 - Prepariamoci al combattimento; Jigo-hontai, Tai-sabaki e Kuzushi (gli squilibri)

    Siamo saliti sul tatami, abbiamo fatto il nostro inchino lasciando alle spalle l'esterno cessando di avvertirlo ed isolandoci da esso.

    Abbiamo eseguito gli esercizi di scioglimento al fine di rendere meglio disponibile ed utilizzabile il nostro corpo e siamo fermamente convinti di esprimere il nostro meglio con rispetto per il luogo e per chi (l'ukè) ci consentirà con la sua paziente disponibilità di meglio esercitarci nella pratica.

    Siamo in piedi sulla materassina e verifichiamo le condizioni della Posizione Difensiva Fondamentale (jigo-hontai) del nostro corpo nello spazio che ci circonda.

    La posizione delle gambe è leggermente piegata dalle ginocchia flesse ed abbassate; i piedi sono sulla stessa linea, paralleli e ad una distanza di circa 70 cm.

    La schiena è diritta e l'area dello stomaco (hara) leggermente indietreggiata, così da allineare la colonna vertebrale.

    Le braccia sono distese lungo i fianchi, dorso in avanti e mani alle cosce.

    Il collo prosegue la linea diritta della schiena, posizionando il mento appena abbassato.

    Lo sguardo è al mondo, fissante un punto immaginario 3 metri di fronte a noi ed un metro da terra ma ... tale di consentirci di vedere chiaramente tutto il mondo attorno a noi.

    I denti sono serrati e la lingua pressa la fine del palato all'inizio dei denti superiori.

    Le dita dei piedi, specialmente i mignoli, comprimono fortemente il tatami, quasi come se vi penetrassero come radici di un forte tronco.

    L'insieme del corpo resta fluido e pronto alla fluttuazione, ma anche alla forza.
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    Questo esercizio puo essere fatto senza problemi anche di fianco al nostro computer, dopo gli esercizi di scioglimento, e non mancherà di stupirci il forte senso di padronanza dell'insieme (corpo-ambiente-situazione) che ci produrrà.

    Studiamo ora il movimento partendo da questa posizione; la rotazione (tai-sabaki)

    Per una rotazione di 90°, avanziamo il piede destro ponendolo trasversale al nostro asse, quindi indietreggiamo con l'altro ruotando il busto e portandolo in posizione parallela al destro, così da ritrovarci in jigo-hontai.

    Per una rotazione di 180°, avanziamo col piede destro ponendolo trasversale al nostro asse portando il peso sulle dita, quindi compiamo un ampia rotazione del busto indietreggiando il piede sinistro sino a portarlo in posizione parallela al destro.

    imagetai-sabaki di 180°

    L'esercizio in sé appare quantomeno semplice; più complesso è riuscire ad eseguirlo mantenendo il bacino costantemente alla stessa altezza, strisciando i piedi senza mai alzarli e mantenendo il baricentro del corpo costantemente al centro dei piedi durante la rotazione.
    Per ottenere questo occorrono molti esercizi e la sua perfetta esecuzione è di basilare importanza per l'applicazione delle tecniche di proiezione.
    Vediamo perchè. 🙂

    Abbiamo visto come il Judo sia fondato sull'applicazione della cedevolezza. (oltre al miglior utilizzo dell'energia)
    Se di fronte a noi abbiamo un avversario decisamente più forte e di parecchi chili più pesante, diventa difficile pensare di affrontarlo, ma potremo tentare di neutralizzarlo utilizzando la sua massa stessa durante il suo attacco.

    Immaginiamo dunque un grosso avversario che ci appoggia una mano al petto e ci spinge (la prima e più tipica delle azioni di attacco); se dopo un brevissimo tentativo di resistenza indietreggeremo improvvisamente, porteremo l'avversario a sbilanciarsi.
    Se il nostro improvviso indietreggiamento sarà accompagnato ad un brusco e deciso trascinamento dell'avversario nella stessa direzione, lo porterà a sbilanciare la sua massa e quindi il suo equilibrio, (portando cioè il suo baricentro fuori dall'area d'appoggio dei suoi piedi) e mettendoci così in condizioni di intervenire efficacemente.

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    Un avversario che per effetto di una azione combinata (sua di spinta e nostra di improvviso trascinamento) arriva a rompere la sua posizione di equilibrio (jigo-hontai) portando il suo baricentro fuori dall'area d'appoggio è letteralmente nelle nostre mani e se sapremo intervenire con veloce destrezza potremo neutralizzarlo facilmente.

    Lo squilibrio dell'avversario può essere ottenuto in ogni direzione.
    Tutto dipende dal suo attacco, in che direzione cioè egli tende a muoversi; potrebbe decidere di spingerci indietro come nel caso precedente, oppure di trascinarci o di proiettarci di fianco.
    Schematicamente possiamo immaginare otto direzioni di squilibrio (kuzushi); avanti-indietro, laterale sx-dx e le 4 aree intermedie.
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    In questo momento abbiamo intanto chiaro il concetto di difesa del judo; anche la più violenta delle azioni che noi possiamo applicare al nostro avversario è sempre conseguente ad un suo attacco; ad un avversario statico, fermo nella sua posizione di jigo hontai, non potremo applicare nessuna delle nostre tecniche.

    Ma se l'avversario decide di attaccare e con veloce destrezza sappiamo impadronirci del suo equilibrio, potremo molto efficacemente applicare una delle 40 tecniche di proiezione contenute nel Go Kyo ed una volta a terra neutralizzare l'avversario anche definitivamente con tecniche di controllo, leva alle articolazioni o strangolamento.

    Sono ora benvenuti i vostri commenti e le vostre domande. :smile5: