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Il procedimento
(L?inizio)
La sala era più grande del più grande edificio del mondo. Le vetrate tutt?intorno, altissime fino al cielo, facevano trasparire l?orrido tramonto.
Erano inginocchiati secondo la posizione del saluto: una folla immane.
C?erano tutti.
Dopo il convenzionale cenno degli occhi del ?Grande Self? tutti sedettero in silenzio nel loro tipico ordine. Ed ascoltarono.
«C?è qualcosa da definire» disse il Grande Self. E s?iniziò il procedimento.
Un essere etereo ? una ?vibrazione?, una pura forma d?energia ? scivolò lentamente dal tetto fino alla poltrona laterale allo schermo e, con una trasmissione diretta alla mente dei presenti, semplice e formale come sempre, comunicò:
«Di tre cose vi avverto per questo procedimento: primo, ciò che si vede non sempre è ciò che è. Secondo, per l?analisi sta a ognuno di voi discernere ed interpretare ciò che conta. Terzo, attenzione all?emergere di vostre proiezioni personali: potrebbero mettervi su una falsa strada. È tutto!»
Arrivò quindi uno, un certo Stefano Starano, che si preparò ad assistere dalla parte dello spettatore insieme agli altri. Sullo schermo apparve un altro Stefano Starano e poi, di seguito, iniziarono a visualizzarsi puri concetti e puri pensieri di esseri umani, tutti codificati, per l?occasione, in normale linguaggio parlato.
Finalmente s?iniziarono a ?vedere? le voci.Sullo schermo
Per prima apparve una voce di donna, ironica: «Ha ancora così tanto da percorrere? si può dire che non abbia ancora cominciato!»
Poi una dura, di uomo adulto: «Un nessuno, semplicemente uno fra i tanti.»
Intervenne lo Stefano dello schermo: «Io sono uno, sono UNO! Sono qualcuno, qualcosa di unico ed irripetibile. Lei era l? ?altro?, l?esterno, qualcosa da?»
Fu subito interrotto. «Un represso, un individualista» disse la voce del giovane.
«Lei era la più bella cosa che ci sia mai stata al mondo, l?ottava meraviglia, ed è ancora dir poco. Era dolcissima?»
Una voce intelligente lo riprese col solito modo indiretto delle voci: «Morboso e ripetitivo, assetato d?affetto e d?amore, non può che dare fastidio a chi gli è vicino.»
Ed un?altra, con tono compiaciuto: «Sconclusionato e contorto, quest?essere somiglia molto più ad una crisalide che ad una farfalla.»
«Ho sempre pensato di poterle parlare sinceramente, scoprendo tutte le mie carte? pensavo fosse un modo d?amarla.»
Repentina, una voce acida di giovane, colse quell?attimo di debolezza dello Stefano. «Quel suo continuo dar rilevanza all?aspetto privato della vita piuttosto che a quello sociale, lo rende ridicolo.»
Per tutta risposta lo Stefano dello schermo continuò nello stesso tono dolce: «?Lei? è bello» e sembrava un bambino logoro di problemi inutili.
Intervenne fuori campo l?essere etereo: «Noi sappiamo che ?Lei? non rappresenta altro che l? ?interlocutore?. In effetti ella non è.»
Quasi a confermare quanto aveva comunicato l?etereo, apparve una voce che disse: «Potrebbe chiamarsi con qualsiasi nome e sarebbe lo stesso.» E un?altra continuando: «Ho qui un elenco incompleto ma emblematico. Lo leggo brevemente: Adriana, Agata, Anna, Annamaria, Annarita, Annunziata, Aurora, Beatrice, Bianca, Brigida, Carla, Cecilia, Claudia, Clelia, Debora, Dora, Elena, Ermenegilda, Fausta, Felicita, Fiorella, Francesca, Gabriella, Giorgia, Gloria, Ida, Imma, Isabella, Laura, Letizia, Lidia, Linda, Luisa, Manuela, Marilena, Monica, Nora, Paola, Patrizia, Ramona, Rebecca, Roberta, Rosalba, Rosamunda, Rosanna, Rossana, Silvia, Tiziana, Valeria, Virginia, Vittoria, Wanda? Ribadisco che è solo uno stralcio di ciò che potrebbe essere un interlocutore femminile per Stefano.»
La voce si era interrotta. La pausa di tempo era intesa unicamente a sottolineare la gravità del fatto, cioè che ?lei? poteva essere chiunque.
«Credete signori, queste donne sono solo una parte di ciò che rappresenta realmente l?interlocutore femminile per Stefano. La donna è ben altro che un essere umano per lui. È qualcosa di diverso, qualcosa ?di più? che non per gli altri mortali. Essa è assimilabile ad un essere straordinario, non-umano, divino. Una sorta di ?Deus-ex-machina?, la soluzione di tutti i problemi, materiali e spirituali, non solo di Stefano ma dell?umanità intera e di tutte le popolazioni dell?universo conosciuto: ciò è inammissibile oltre che blasfemo! Si potrebbe credere amore, e così sembrerebbe se non fosse per il fatto che si tratta di una forma psicotica di paranoia, una semplice e pura patologia. È ?troppo? questo amore.»
A questo punto s?inserì una voce anziana dal tono accusatore: «Per l?appunto, questo suo insulso ed incosciente modo di essere può danneggiare e soffocare queste persone. In ogni caso le potrebbe condizionare e, se pur dovesse essere in senso positivo, sarebbe sempre un?ingerenza!»
Stefano si alzò (quello dello schermo), il suo sguardo era stanco, stanco dell?incomprensione paranoica che regnava nello schermo. Stava al banco degli imputati ma non si sentiva vittima, piuttosto gli sembrava di essere fuori luogo. Cominciò a parlare del sogno: «Stanotte sono stato a Parigi con la mia ex ragazza e con ?Lei?. Con quest?ultima ho fatto l?amore, anzi, me l?ha lasciato fare.»
Attese un attimo scrutando le voci prima di proseguire. «Di cosa m?accusate dunque?»
«Poverino, è completamente cieco, non riesce a vedere oltre se stesso. Gli sforzi che fa? è patetico» disse con compassione una voce di donna matura.
«È un insoddisfatto, un povero infelice» aggiunse un?altra.
«Secondo me è proprio scemo!» esclamò una ragazzina.
«Sì, è buono a complicarsi la vita!»
Una ragazza notò: «È curioso, non sa guardare negli occhi?»D?un tratto tutte le voci si ricomposero secondo la posizione iniziale del saluto: simultaneamente sullo schermo fu il silenzio assoluto.
In campo (e direttamente, stavolta) intervenne l?essere etereo verso lo Stefano Starano dello schermo: «Stefano, è inutile aspettare una risposta. Essa arriverà ma per altro mezzo. Se non saprai ascoltarti, non la recepirai mai.»(L?epilogo)
Finalmente lo Stefano Starano della sala si alzò per porsi accanto allo Stefano Starano dello schermo fino a compenetrarsene totalmente in attesa della risoluzione finale.
Tutti si alzarono al convenzionale cenno degli occhi del Grande Self e attesero ciò che Stefano attendeva.
Il Grande Self s?alzò per ultimo, poi sentenziò: «Irrisolto!»
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Grande allegoria e stralunato sogno.
Si parla di "donne", caro Stefano, una volta di più e non sarà mai abbastanza.
A metà tra la divinazione per il femminile e il desiderio paranoico.
Ma che lo dico a fare? L'hai già fatto tu !
In parte la condivido 'sta sensazione, caro Stef.
E la lista dei nomi e le voci di queste donne che ti (ci) giudicano.
Potrebbe mai essere sciolto il giudizio?
Te la senti di emettere la sentenza definitiva in materia?No, come svela il tuo finale.
Ma il fatto che ti sottoponi (mi sottopongo - ci sottoponiamo, decliniamolo come si vuole al giudizio non può che farti onore.
Il fatto che riesci a trasporlo in parole ti rende libero, invece e addirittura.
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Senti, tu mi gratifichi tanto, mi fai delle critiche così appropriate, mi elogi ogni volta che scrivo: ma non è che sia un po' troppo? Io non sono nessuno (nel senso di scrittore, di non aver mai pubblicato, di non essere conosciuto - è ovvio, non come persona).
Stef
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Caro Stef, nessuno è qualcuno in particolare, soprattutto se dietro ad un monitor.
Oppure siamo tutti "qualcuno di importante", nonostante quel famoso monitor che media i nostri rapporti in maniera apparentemente impersonale.
Io elargisco complimenti con estrema parsimonia, te l'assicuro.
Mi sembra che effettivamente alcuni degli ultimi tuoi pezzi siano stati migliori dei primissimi, tutto qui.
Non temere, sarò di nuovo crudele, appena me ne darai modo.
Alla prossima Ste'.
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Non riesco a incollare il seguito di "Problema di comunicazione".
Con gli altri scritti non mi era mai successo. Ho provato anche con poche parole.
Ciao
Stefano
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Dovrebbe funzionare.
Magari devi loggarti [digitare nome utente e password nel form che trovi in alto a destra, nelle pagine del forum].
Il 3d è aperto (quindi scrivibile) e stavo giusto aspettando il quarto "capitolo".
Naturalmente devi usare il tasto rispondi e scrivere di seguito.
"Dovrebbe" funzionare, credo.
Riprova.
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Le donne di Stefano e l'amor sconsiderato verso questo sesso mi incuriosisce..
Quanta ammirazione e quanta incomprensione sopravvive fianco a fianco in questa maldestra Terra??
Quanti sconosciuti passeggiano sui bordi delle strade?
E come noi specchiandosi in una pozza non ricordano chi sono.?.
Tu, sei sconosciuto a te stesso quanto lo siamo noi tutti..Routine che ci fagocita, somatica amnesia??
Tutto può essere... e se fosse il voler fuggire dai dettami della società, il volersi riappropriare della priopria immagine...
Beh, non potrei che applaudire.
dafne
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Anch'io non sono riuscito a inserire i seguiti di «Problema di comunicazione con l'angelo custode».
Peccato, aveva dei risvolti molto divertenti e positivi non prevedibili.