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Endecasillabi franati
Mi piace il ritmo morbido e disteso degli endecasillabi, che è anche quello che mi viene più naturale. Però per varie ragioni ultimamente sto facendo franare graficamente gli endecasillabi spezzando per varie ragioni (principalmente per aiutare la lettura e per sottolineare graficamente alcuni termini). Se vi va, ditemi se vi pare possa avere un senso o se è meglio lasciarli nella versione più tradizionale.
Come Camillo?**
- Abituata a vedere tramonti,
*li guardo quieta *
con quieti occhi asciutti.
E mi sento già morta
e cerco invano
soffocante sgomento disperato.(che sarebbe:
Abituata a vedere tramonti,
li guardo quieta con quieti occhi asciutti.E mi sento già morta
e cerco invano soffocante sgomento disperato.)...........................................................................................
Soltanto là dove si soffre
mi par ch?attecchisca
l?albero dell?amore(che sarebbe:
Soltanto là dove si soffre mi par
Ch?attecchisca l?albero dell?amore).............................................................................................
*Felicità *
*orizzonte irraggiungibile
e nel cammino *
*costruisco strade di delusione. *Vivere a che serve?
(che sarebbe:
Felicità orizzonte irraggiungibile
e nel cammino costruisco strade
di delusione. Vivere a che serve?).........................................................................................
Come un vaso
giù
dal terzo piano,
cuore,
*esplode in un boato *
di schegge;*vaso *
che accolse
girasoli e rose,
*sul nero asfalto è *
*triste disordine *
*d?acquetta, *
*foglie *
e ceramica in pezzi.(che sarebbe:
*Come un vaso giù dal terzo piano,* *cuore, esplode in un boato di schegge;* *vaso che accolse girasoli e rose,* *sul nero asfalto è triste disordine * *d?acquetta, foglie e ceramica in pezzi.)*
- Abituata a vedere tramonti,
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Di gran lunga migliore questa versione "franata", a mio modesto avviso.
Ma è risaputa la mia avversione per le regole "auree" della metrica, e quindi forse non faccio testo.
Mi piace la tua poetica sull'impossibilità di raggiungere la felicità (ho letto anche gli altri tuoi post). Mi rispecchio molto in questo tema agre quanto affascinante.
Prima o poi avrai mie risposte in materia (ma suppongo tu possa tranquillamente sopravvivere lo stesso, nell'attesa).
Nel frattempo mi prenoto come tuo lettore assiduo.
Premtto che le strade di delusione (ottima figura) sono le migliori, per me, perchè meno trafficate.
Non sopporto la congestione di traffico d'anime che si trova sui viali del successo e dell'appagamento.
La felicità raggiunta per questi ameni percorsi secondari
è invece, solitamente, di miglior fattura della consueta
"felicità che molti rincorrono".Mediamente risulta essere più solida,
di più lungo respiro e con esiti assai più soddisfacenti.
Non si riveste di morbide piume e angioletti svolazzanti e fatui,
o illusioni transitorie quanto soggettive.
Quella che si raggiunge passando per i viali desolanti,
e amari e rabbiosi e salati di lacrime, è una forma del tutto
diversa e particolare di sentimento, che assai poco assomiglia
alla comune definizione che si usa dare alla "cosa".E' una felicità circondata di una corazza di platino iridio,
provate pure a scalfirla, a quel punto.Avrete serie difficoltà ad ottenere la nostra resa;
i nostri sorrisi raramente conoscono flessioni
e le nostre lacrime sono un piacere per pochi,
che ci concediamo a gocce solo per ricordarci
da dove proveniamo,
e per quale motivo continuiamo camminare.
Grazie, cara Diana. Mi confermi l'esistenza di una via
affatto certa, direi anzi scoscesa.Ma incredibilmente piena di soddisfazioni e sorprese,
incredibilmente degna di esser percorsa.
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Mi offri un nuovo punto di vista decisamente molto interessante da cui riguardare a queste strade di delusione. Ti ringrazio.
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Cara Diana,
secondo me l' idea di spezzare gli endecasillabi è ottima..
Rimane molto più sciolta, sicuramente non ci si perde tra i versi. Quando un verso diventa particolarmente lungo si può incappare nella perdita del soggetto della poesia. Qui assolutamente non avviene.."Gli occhi asciutti".. rimane un pò ambigua come immagine: asciutti perchè ormai non hanno più da versare lacrime o indifferenti ai tramonti perchè ormai freddi??
Sono gli stessi occhi che osservavano amorevolmente il vaso di eliotropi?
Nella seconda terzina sfoderi una grande capacità: hai accostato parole molto musicali e intense. Mi riferisco a: "soffocante sgomento disperato" sono di lunghezza simile, non c'è alliterazione ma la ripetizione di "so,sgo,spe" regala un piacevole effetto.
Nella successiva poesia parli della perdita che sveglia in noi il sentimento, riflettendoci sento che ovunque la vita sia a rischio o si soffra sentiamo il bisogno di sentirci vivi. La vita rimane il più grande motore, nulla è più forte che il respiro stesso...Che ne pensi?
Dafne
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Occhi asciutti è una citazione a Sbarbaro che forse avevi colto. Come per lui (ma con il beneficio del dubbio dato dal punto interrogativo del titolo...l'incomunicabilità umana è uno dei temi che più mi affascinano: io mi sento molto vicina a Sbarbaro, ma davvero provo le stesse cose?), dicevo, come per lui, "occhi asciutti" significa occhi non più capaci di versare lacrime perchè diventati freddi. Come lui (sempre con il beneficio del dubbio) sento di avere preclusa la strada per il dolore (e così per la gioia) e di essere diventata fredda spettatrice della mia stessa vita.
Sono felice che tu abbia apprezzato la sonorità. Mi piace molto giocare con i suoni, soprattutto con le assonanze e le consonanze che avevo sparpagliato un po' in tutta la poesia.
Quanto dici riguardo alla sofferenza e al rischio mi vede completamente d'accordo ed è proprio per questo che, appunto, cerco (invano) soffocante sgomento disperato.
La tua attenzione continua a farmi molto piacere, grazie.