• Moderatore

    Private song

    Ancora qui a rompere gli steccati della metrica
    e del buon gusto;
    Con la presunzione apologetica del non-poeta,
    che come tale
    pretende di aprire varchi topici nella sezione che
    lapidariamente si intitola alla "Poesia".

    Non fraintendetemi, sono un amante della rima.
    Altrimenti (e in altri tempi) avrei limato le parole.

    Mi sembra, però, di non averne mai abbastanza:
    le parole, quelle giuste,
    sono pepite d'oro che non si danno,
    non a tutti e non sempre; e si trovano solo per caso,
    nel greto di un torrente, negli odori e nei bambini.
    Per i più languidi se ne trovano sulla pelle sudata dei grandi amori.

    Ma, appunto, non sempre abbiamo di queste fortune.
    E quindi tacere?
    I colpi che batte il cuore non lasciano tempo al tempo,
    e anche le pause fanno parte di quanto ci è dato,
    e questo è tutto ed è l'unica cosa che abbiamo.

    Quindi quanta poesia ci aspetta prima di soprassedere?
    Il limite è noto?
    Non me ne vogliate se infrango quanto prescrive la norma ma
    non aspettatevi rime baciate, o perle.
    Ne avessi, ve ne darei.
    Ma siate docili e tolleranti, se vi è possibile.

    La poesia più dolce è sempre negli occhi di chi la legge.


    Con animo sgombro e quieto ringrazio pertanto dell'ospitalità,
    in queste pagine cristalline e trasparenti,
    e mi scuso preventivamente per quanti avessero disgusto
    di questa rottura di topici e testicoli,
    questa insulsa e incoerente poesia senza metrica.

    Se almeno la prosa poetica riuscisse a saltare i preamboli
    a piè pari;
    se riuscisse rapida a portarmi al sodo, a darmi tregua;
    almeno avrei guadagnato in dignità, e chiarezza.
    Ma vedo che già esonda e rincorre e svicola. Sfugge.

    Volevo dire... volevo dire che... il messaggio proposto era...
    Mi dispiace, qui potete proprio odiarmi.
    Non solo vi lascio a secco nella forma, imbelle e off topic,
    ma tendo per giunta ad evadere la sostanza. Da ban, direi.

    Ma è presto fatto, i pochi che ancora leggono meritano il mio rispetto
    e un certo grado di sintesi non guasterebbe a questo punto.
    ....che GT il server lo paga e la mia tastiera dovrà lavorare a lungo oggi.
    Oggi devo usar la penna per lavoro, ecco cosa.

    Scrivere per forza, e pure tanto e controvoglia.
    E venivo qui solo per dire che mi piace, invece,
    la comunicazione libera, che è sempre biunivocamente gratuita.
    Dove chi legge e chi scrive lo fa per proprio gusto o bisogno personale.

    In questo modo concepisco il tutto, non altrimenti.
    E son topicamente ingenuo, perchè magari non tutti la vivono così.
    Ma è per gli altri che scrivo, e sono i matti quelli che leggo più volentieri.
    Come diceva il Poeta, Lui sì, il matto è quello che ha un mondo nel cuore,
    da far sbocciare alla vita; spesso ha solo bisogno di trovar le parole adatte.

    Cari fratelli matti che postate nelle sezioni "Poesie" dei forum,
    questo delirio è per voi, quindi.
    Per tutti quelli che avventurano le proprie tastiere in queste direzioni

    • in questi spazi non-spazi, in questi angoli di mondo -
      sottoponendosi alla pubblica derisione, in prospettiva.

    Ma invece ben forti delle nostre comuni solitudini,
    stringiamoci in un abbraccio.
    Cari fratelli dalla penna libera, rendo onore e merito alle vostre tastiere.
    Ne bacio i tasti e ringrazio tutti gli autori, e le loro idiosincrasie.

    Dopo la pornografia le anime scriventi
    sono il contenuto più clikkato della Rete.
    Ed un piacere secondo al sesso, benchè virtuale,
    non è certo affatto da sottovalutare.

    Grazie pertanto, e valga per tutti.

    :)
    

    Quindi questo era quanto, dicevo prima,
    venivo a cantarvi oggidì in mattinata.
    Senza sintesi e soprattutto senza rima,
    come una chitarra che suona stonata.

    Come una canzone privata
    che adesso volge terribile alle quartine;
    pasticcio, obbrobrio, marmellata,
    un delirio che non riesce a trovare la fine.

    Ma adesso devo tornare alle mie carte
    e quel che avevo l'ho dato, e non era richiesto.
    Giammai potrei promettervi l'arte:
    ma volevo lasciarvi qualcosa.. questo pessimo testo.

    E un bacio per tutti e un saluto.
    Affetto, e una nuova pagina bianca.
    Prima di tornar finalmente muto,
    prima di riporre la penna, che è stanca.


  • Super User

    image


  • User Attivo

    il poeta è l'essere più imprevedibile, nessun s'aspetta nulla da lui e quando scrive tutti ne rimangono scioccati.. non ci aspettiamo rime baciate ma versi che dentro di noi vivevano incoscienti.. e così sboccia il verso connesso alla vita.
    Nessuno sa di esserlo veramente eppure quando dice verità assolute tutti rimango a bocca aperta, perchè quelle verità erano rimaste dentro come gene recessivo..
    il potere delle parole è immenso, i politici maldestramente ci provano non ricordandosi che il medioevo è ormai lontano..
    Ma il poeta è contemporaneo e sa cosa il lettore voglia leggere: il suo intimo in versi.. Non esistono norme in questo campo, l'arte è capacità di sorprendere e il poeta sorprende nel fare ciò che il lettore sa ma non si aspetta..


  • User Attivo

    Molto bella la risposta di Dafne.
    Liberamante poesia.
    Libera mente.
    Libera la tua mente
    o lettore
    o scrittore.


  • User Attivo

    Ti ringrazio Stefano...
    incrociamo le dita e facciamo del nostro meglio per sensibilizzare,
    speriamo che le generazioni di domani usino i libri per aumentare la loro cultura non per diminuire il dislivello tra un tavolo e l'altro.
    Con i vostri post posso riprendere a sperare!!
    Un abbraccio
    Dafne


  • User Attivo

    Nel '68 vigeva lo slogan "L'immaginazione al potere".
    Oggi vige l'omologazione.
    La mancanza di cultura... Pasolini diceva «Non so perché ci si droga ma so che è per mancanza di cultura.»


  • Moderatore

    @Stefano Starano said:

    Nel '68 vigeva lo slogan "L'immaginazione al potere".
    Oggi vige l'omologazione.
    La mancanza di cultura... Pasolini diceva «Non so perché ci si droga ma so che è per mancanza di cultura.»

    MI fa piacere siate arrivati tanto lontani.

    Scrivevo quel post proprio prima di dare fondo alle mie energie per un testo sul 68 che dovevo mandare velocissimamente all'editore.

    Guarda il caso.

    Il mio era poco meno o poco più di uno sfogo delirante di uno che doveva scriver d'altro e ne aveva scarsa voglia.

    L'intreccio tra cultura e potere era certo uno dei temi originali della rivolta di 40 anni fa.

    La droga lo fu assai meno, almeno qui da noi. Quella venne dopo.
    E ce n'è diversa oggi (:sbav:).

    Ciò non toglie che quanto di più forte e affascinante si trova in Pasolini è proprio la sua figura di intellettuale "maledetto", colto perchè frequentava la "strada" dal "vivo" e ne viveva contraddizioni e piaceri.

    Penso inoltre che sul '68 (sugli studenti sessantottini) Pasolini fu erroneamente critico, nella primavera, quando scrisse la famosa poesia in difesa dei celerini di Valle Giulia.

    Erroneamente anche perchè mal compreso, la poesia era lunga e i giornalisti ( e gli studenti) ne lessero solo alcune parti, e con gli occhi della polemica.

    A leggerla tutta si sarebbero colti i punti di giubilo del poeta nei confronti dei ribelli (che erano veramente "borghesi", però, a confronto dei coetanei in divisa).

    In assoluto preferisco ricordare un Pasolini non "bacchettone".

    Ma mi sentirei meno pessimista, caro Stefano.

    Devo sentirmi meno pessimista.

    Mettiamola così: non c'era un'Italia tanto migliore allora, non ce n'è una meravigliosa oggi.

    Molte delle cose che avremmo sperato potessero cambiare sono mutate senza per qusto essere decisamente migliorare.

    All'epoca a Torino e nel nord industriale immigravano i meridionali con le famose "valigie di cartone", dormivano nelle "coree" e nei sottoscala.

    Vivevano in città "separate", erano emarginati perfino all'interno del luogo di lavoro, laddove le maestranze sindacalizzate tendevano a non mischiarsi con quelli della "catena" e degli stabilimenti ritenuti meno "professionali".
    Lo Statuto ei lavoratori l'hanno ottenuto le lotte degli operai generici, non gli specializzati.
    Quindi gli ignoranti.

    Ed oggi non è così?
    Non abbiamo fasce di popolazione ai margini dell'urbano? Non abbiamo una classe di lavoratori "relegati" nelle fasce esterne delle garanzie sociali?

    Non abbiamo un "movimento", potresti obiettare tu.

    E ne avresti diritto.

    Ma la dimensione dell'umano è ancora lontana dall'esser ridotta all' "uno", come temeva Marcuse.

    Se non altro perchè ancora si potrebbe leggere la dicotomica della nostra essenza sociale, dove ci sono i pochi che hanno molto e i molti che invece hanno poco.

    Ma in aggiunta a questo dire che anche la perdita di una visione dicotomica (e intrinsecamente classista) può addirittura esser ritenuto un vantaggio.

    Perchè, in effetti, non tutto si riduce alla solita diaspora tra ricchi e poveri.

    C'è tanto di più che "divide i mari", e alcune vecchie idee ottocentesche stano inesoralbilmente lasciando il passo. Non è detto che sia per forza un male, però.

    Capisco che sia difficile da credere.
    Ma l'uomo ha ancora molte dimensioni da poter scegliere.
    Intanto perchè oggi direi che la donna E' un'altra dimensione che sempre più si presenta nella ribalta del potere pubblico. E questo è naturalmente un bene e un passo avanti, culturalmente difficile da dare per scontato e che ha bisogno di continue riconferme.

    Ma ANCHE la donna fa parte del "momento politico", e non è cosa da poco.

    Quindi in un'ennesima ricorrezione direi, sempre per parafrasare Marcuse, "la donna e l'uomo hanno molte dimensioni possibili".

    Quante?

    Non posso sforzarmi troppo nel mentirvi, e capisco anche il tuo scoramento e le preoccupazioni di Dafne per le future generazioni.

    Ma il mio post voleva essere anche un atto positivo e un ringraziamento, che giustamente vi chiamava in causa.

    Quindi vorrei regalarvi tutti i miei sorrisi 😄
    il mio forzato :arrabbiato: ma necessario ottimismo :vai:

    la voglia di essere anche spensierato :yuppi: ma mai distratto :dull:.

    E un augurio per tutte le future generazioni, per le "dimensioni" e le speranze che potranno e sapranno raccontare e inventare.

    E un bacio 💋 a tutti i giovani, che lo siano anagraficamente o spiritualmente; che solo loro è il futuro e di nessun altro, sempre.


    E aggiungo: che si consideri un forum come un "salotto" o che lo si immagini come un'assemblea pemanente, penso che i canali comunicativi odierni siano assolutamente più ampi e "orizzontali" di un tempo.

    Che la comunicazione collettiva abbia molti più canali, insomma e tutto sommato.

    E anche per questo mi fingo ottimista ( e non veltroniano, non si pensi..).

    Tanto più se osserviamo l'uso che si fa online di certe parole non possiamo che fare una revisione del "nostro" (e qui vale anche per me, per tutti) vocabolario novecentesco.

    Oggi si "condivide" nei forum, che sono popolati da "comunità" virtuali, ma poi fatte in fondo da persone.

    Si tratta sempre di un media, e come tale merita tutto il sospetto che i 68ottini ci hanno insegnato per i mezzi di comunicazione.

    Ma c' è anche tanto (ANCORA) controllo dal basso, c'è ancora spazio per coltivare angoli di libertà.
    E risorse "open" e una nuova concezione dei diritti d'autore e del senso della circolazione della cultura, sempre meno dall'alto verso il basso, ma fra nodi e settori e in una "rete" di rapporti e collegamenti ("link").

    Insomma c'è molto disordine soto il cielo, quindi la situazione è eccellente, diceva uno che piaceva nel '68 (e piaceva molto) e non piace oggi a me (e a molti di quelli che allora...).

    Ma a cui "grabbo" volentieri la citazione per concludere finalmente il post.

    😄