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@daco_uk said:
Ciao a tutti,
Volevo sapere come funziona per la dichiarazione dei redditi se vivo e lavoro a Londra ma ho mantenuto la residenza in Italia dai miei genitori.
Non ho produco reddito in Italia e non ho nessuna proprietà a mio nome quindi le tasse le pago solo in Inghilterra giusto?
E un'ultima cosa: visto che ho la residenza dai miei e in Italia figuro quindi disoccupato, come deve considerarmi mio padre nella dichiarazione dei redditi? Come figlio a carico o no?
Grazie in anticipo
Per la tassazione del reddito da te percepito bisogna rifarsi alla Convenzione contro le doppie imposizioni stipulata dal nostro paese con il Regno Unito.
In base a tale convenzione il reddito di lavoro dipendente va tassato esclusivamente in Italia se si verificano contemporaneamente le seguenti condizioni:- il lavoratore residente in Italia presta la sua attività nel Regno Unito per meno di 183 giorni;
- le remunerazioni sono pagate da un datore di lavoro residente in Italia;
- l'onere non è sostenuto da una stabile organizzazione o base fissa che il datore di lavoro ha nel Regno Unito.
Nel momento in cui tali condizioni non si verificano la Convenzione stabilisce che i redditi di lavoro dipendente percepiti devono essere assoggettati a tassazione sia in Italia che nel Regno Unito.
L'art. 51 c. 8-bis del TUIR prevede che il compenso percepito per attività lavorative prestate all'estero per un periodo superiore a 183 giorni è imponibile sulla base di retribuzioni convenzionali definite annualmente con Decreto. Per il 2007 le retribuzioni convenzionali sono state definite con Decreto del Ministero del Lavoro datato 19/01/2007.
Di conseguenza , poiché mi pare di capire che lavori in Inghilterra tutto l'anno, dovrai pagare le imposte sullo stesso reddito sia in Inghilterra che in Italia: in Italia presenterai la dichiarazione dei redditi dichiarando il reddito di lavoro dipendente calcolato sulla base delle retribuzioni convenzionali sopra citate avendo diritto ad un abbattimento sull'IRPEF di pari ammontare alle imposte pagate in Inghilterra a titolo definitivo (ex art. 165 TUIR). Questo credito non può cmq superare la quota di IRPEF relativa al reddito estero.
Saluti.
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@Rubis said:
Per la tassazione del reddito da te percepito bisogna rifarsi alla Convenzione contro le doppie imposizioni stipulata dal nostro paese con il Regno Unito.
In base a tale convenzione il reddito di lavoro dipendente va tassato esclusivamente in Italia se si verificano contemporaneamente le seguenti condizioni:- il lavoratore residente in Italia presta la sua attività nel Regno Unito per meno di 183 giorni;
- le remunerazioni sono pagate da un datore di lavoro residente in Italia;
- l'onere non è sostenuto da una stabile organizzazione o base fissa che il datore di lavoro ha nel Regno Unito.
Nel momento in cui tali condizioni non si verificano la Convenzione stabilisce che i redditi di lavoro dipendente percepiti devono essere assoggettati a tassazione sia in Italia che nel Regno Unito.
L'art. 51 c. 8-bis del TUIR prevede che il compenso percepito per attività lavorative prestate all'estero per un periodo superiore a 183 giorni è imponibile sulla base di retribuzioni convenzionali definite annualmente con Decreto. Per il 2007 le retribuzioni convenzionali sono state definite con Decreto del Ministero del Lavoro datato 19/01/2007.
Di conseguenza , poiché mi pare di capire che lavori in Inghilterra tutto l'anno, dovrai pagare le imposte sullo stesso reddito sia in Inghilterra che in Italia: in Italia presenterai la dichiarazione dei redditi dichiarando il reddito di lavoro dipendente calcolato sulla base delle retribuzioni convenzionali sopra citate avendo diritto ad un abbattimento sull'IRPEF di pari ammontare alle imposte pagate in Inghilterra a titolo definitivo (ex art. 165 TUIR). Questo credito non può cmq superare la quota di IRPEF relativa al reddito estero.
Saluti.Grazie della risposta anche se non era proprio quella che speravo...
Però mi sembra che tu abbia preso in considerazione solo i casi di tassazione doppia o solo in Italia.
Ma per pagare le tasse sul reddito percepito SOLO in Inghilterra cosa devo fare? L'unica possibilità è spostare la residenza in Inghilterra?
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Penso proprio di sì. In questo caso dovrai cancellarti dall'anagrafe italiana e contestualmente iscriverti all'AIRE (Anagrafe degli Italiani Residenti all'Estero).
Saluti.
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Salve a tutti,
ho trovato questa discussione cercando informazioni per una situazione analoga che mi riguarda. Infatti ho un'opportunità di lavoro a Londra ma non intendo trasferire la mia residenza.Ho capito il meccanismo della doppia tassazione con possibilità in Italia di portare in detrazione le imposte versate all'estero. Mi restano alcuni dubbi, e precisamente:
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Come viene determinato il reddito convenzionale? Le tabelle pubblicate annualmente dal ministero prevedono diverse fasce in base all'inquadramento contrattuale italiano. Mi sembra un meccanismo pensato per il caso di un "distacco" di un lavoratore che ha già un contratto in Italia. Ma nel mio caso invece come sarebbe determinato il mio inquadramento italiano corrispondente al contratto estero e, di conseguenza, il reddito su cui calcolare l'IRPEF?
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Quale cambio viene applicato per riportare in Euro le tasse versate in sterline nel Regno Unito?
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Ci sono impatti per il datore di lavoro estero?
Grazie,
Omar
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Salve a tutti, la domanda è relativa all'argomento trattato, preciso che non sono io l'interessato ma mia sorella rimasta recentemente vedova:
Recentemente è deceduto all'età di 61 anni un mio cognato che lavorava in Svizzera dal 1988, ma era residente in Italia con la famiglia: a Bologna. Ha sempre percepito lo stipendio in Franchi CH con trasferimento di valuta sul suo conto corrente italiano, da quello che ho capito le trattenute fiscali erano fatte dal fisco del Cantone dove era la sede della ditta.
Faceva il Camionista per una grossa società e da 20 anni era a in Italia solo 4 giorni al mese più le ferie annuali in totale circa 80 giorni l'anno, il resto del tempo lo trascorreva facendo trasporti con autoarticolati, dalla Svizzera in tutto il resto d'Europa ma non Italia ed Est europeo.
Dopo l'improvvisa e inattesa morte, mia sorella si è recata in Svizzera presso la sede della ditta dove le hanno dato tutti i ragguagli e assicurazioni circa il percepimento della pensione o liquidazione del caso. Lei ha optato per la liquidazione immediata di non so quale "PILASTRO". Giorni fà gli è pervenuta una lettera da un'assicurazione con la quale gli comunicano la cifra che percepirà sarà decurtata della trattenuta alla fonte del fisco svizzero di circa il 9%, con l'opzione che se non vuole pagarla al fisco svizzero può fare domanda corredata di benestare dell' Ufficio delle Entrare italiano e pagare la tassa in Italia.
E qui nasce il problema!
Ha telefonato al CAF a Bologna dove ha fatto la dichiarazione di successione ma non sono stati esaurienti e l'hanno consigliata di recarsi direttamente all'Ufficio delle Entrate a chiedere lumi per non pagare due volte le tasse su questa liquidazione.
Di fatto ci è andata e all'ufficio informazioni dell'Agenzia delle Entrate, gli hanno detto di portare anche la Dichiarazione dei Redditi di tutti gli anni che ha lavorato in Svizzera (??) che sarebbe stato obbligato a fare anche in Italia, cioè pagare due volte le tasse, cosa che non ha mai fatto in venti anni, perchè la ditta svizzera gli aveva detto che **non doveva farla in Italia, **le tasse le pagava al fisco Svizzero che si arrangiava con quello Italiano, (risposta tradotta dal tedesco).
Qui termina il racconto e l'ansia aumenta: dopo essere rimasta vedova ora si vedrà buttata sul lastrico dal fisco italiano??? Cosa deve fare e soprattutto dovevano fare? Poi, ora che è arrivata la liquidazione svizzera che è anche molto consistente, deve farsela tassare in Svizzera o in Italia, quanto sarà la tassa in Italia, è vero che dovrà pagare tutte le tasse arretrate di 20 anni come gli ha detto l'ufficio informazioni dell' Ufficio dell' Agenzia delle Entrate??
Non so altro anche perchè è ancora molto doloroso al momento approfondire la questione direttamente con la persona.
Grazie spero in una risposta
Giancarlo
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Ciao Rubens - molto utile il tuo post. ma una domanda: ai fini pensionistici, cosa si fa? I contributi pensionistici li ho sempre pagati in Inghilterra. Al momento di riscattare la pensione, cosa dovro' fare?
Poi riguardo al post di un altro ragazzo, anch io come lui non ho mai dichiarato niente in Italia semplicemente perche non ci ho mai pensato. Pero mia madre mi continuava a dichiarare come discoccupata e figlia a carico. Che faro? Avro' problemi col fisco italiano? Si puo' rettificare questa situazione?
Grazie!
Chiara
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Dopo piu' di 10 anni all'estero solo ieri ho scoperto di essere un evasore totale nei confronti del mio paese, ma solo tecnicamente.
Le tasse le ho pagate al paese dove vivo.
Sapevo dei trattati sulla doppia imposizione e dato il mio continuativo rapporto di lavoro estero in UK non mi sono preoccupato del fisco italiano.Generalmente si fa confusione tra i principii che regolano la residenza con quelli che ne regolano l'imposizione fiscale.
a) Si puo' risiedere in Italia ma si lavora all'estero soddisfacendo le tre condizioni sotto. (si pagano le tasse in ambedue gli stati, dove all' Italia va la differenza calcolata secondo la sua aliquota e quella UK gia' corrisposta)
b) Si puo' risiedere in Italia ma si lavora all'estero non soddisfacendo le tre condizioni sotto I, II, III.(si pagano le tasse interamente in italia)
c) Si puo' essere iscritti all'AIRE ma si hanno interessi in italia
(Vedi punto 1)d) Si puo essere iscritti all'AIRE ma non si hanno interessi in Italia
(Tasse pagate esclusivamente nel paese estero di lavoro)
**
Residenza;
**Un individuo risiede in italia anche se e' iscritto all'AIRE.
Chi non lo e' automaticamente risiede in Italia.Per gli iscritti all'AIRE (non il mio caso) l'agenzia delle entrate nel valutare la reale residenza considera i seguenti fattori (solo se sottospoti a controlli);
- il centro degli affetti e affari personali
- legami familiari
- rimpatrio di denaro dall'estero
- Intenzione futura di rientrare dall'estero (dibattibile)
- possesso di beni mobili come auto o moto con targa italiana
il mantenimento di una famiglia in Italia rende il lavoratore fiscalmente residente in Italia cosi come il possesso di una moto.
**Imposizione fiscale;
**Qualora il lavoratore all'estero non sia iscritto all'AIRE (quindi sia residente in Italia) ma sia:I) impiegato per un periodo superiore ai 183 giorni annui,
II) impiegato da una azienda straniera
III) l'onere non sia sostituito da una stabile organizzazione o base fissa che il datore di lavoro he nel regno unitol'imposizione fiscale sara' per la maggio parte esclusiva del paese sede del posto di lavoro.
Cio' non toglie che gli stessi redditi debbano essere comunicati all'Agenzia delle Entrate che applichera', dove ritenuto il caso, l'imposizione rimanente.
Supponendo che il lavoratore all'estero abbia gia' corrisposto il 30%, dovra', se opportuno, pagare al fisco italiano il restante 10%.Qualora le aliquote italiane fossero piu contenute, non credo che il fisco italiano possa applicare alcuna tassa poiche' il tax credit estero sarebbe in grado di coprire qualunque addizionale italiana.
(se il max rate = 60% come in Scandinavia, e quello italiano = 40%, il fisco italiano non potra' tassare ulteriormente dato l'alto tax credit da portare a scomputo.
**
Concludendo;
**Gli iscritti all'AIRE devono tagliare ogni ponte con l'Italia.
Vendere l'auto, la moto, liberarsi della propria abitazione, provare che non si risiede in Italia e che vi si fa ritorno come se fossimo degli stranieri in vacanza. (Assurdo ma e' cosi')L'Agenzia delle entrate ogni tanto stana un iscritto AIRE che ha figli a scuola in Italia o che possiede veicoli con targa ITA. Questi individui sono automaticamente riclassificati fiscalmente residenti in Italia in virtu' dell'uso di un servizio pubblico o per l'assegnazione di un bene mobile.
I lavoratori AIRE di questa fattispecie dovranno corrispondere la differenza tra quello richiesto dalle autorita' italiane e quelllo gia' pagato al paese estero.Per coloro che non sono iscritti all'AIRE la dichiarazione dei redditi alle autorita' italiane va effettuata in ogni caso (il mio caso).
Se i punti 1, 2 e 3 vengono tutti soddisfatti il fisco italiano dovra' accontentarsi della differenza.
**
Morale**;
Dateci un lavoro in Italia e pagheremo il 100% del dovuto invece che un misero 5-8%
L'Unione Europea non esiste. Ogni paese si fa le leggi che vuole in materia fiscale e societaria. Chi ne va di mezzo e' il cittadino.**L'Assurdo;
**Immaginate chi, non essendo iscritto all'AIRE, si trovi nella posizione di aver gia' pagato le tasse al paese straniero. Ma poiche' e' stato impiegato per un periodo inferiore ai 183 giorni ora si trovi a dover pagare la stessa somma (se non di piu' grazie alle nostre aliquote scandinave) allo Stato italiano. DOvrebbe ottenere indietro le tasse gia' pagate dall' UK.
...Campa cavallo
Uno dei motivi per i quali esiste l'evasione e' l'inefficienza degli Stati.
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Sono nelle stesse condizioni, ma iscritto all'aire (ex yugoslavia)
E' tutto specificato nell'altro post, quindi non mi ripeto
Però vorrei sollecitare la risposta di qualcuno più esperto di noi, non mi sembra che finora nessuno dei bravi coleghi di forum commercialisti, tributaristi, avvocati, abbia detto la sua, e quindi prego loro di intervenire
Io sono residente all'estero, ma aho avuto la casa, la moglie, i figli, l'auto e la moto in Italia. E ovviamente l'intenzione di abitare di nuovo in Italia in futuro. E' ovvio mi sembra! Ho un contratto di lavoro all'estero, durarà uno, due, tre anni ma poi è normale che rientri. Alla scadenza del contratto appunto! Ma che senso ha altrimenti pretendere, da un lato, che si sia residenti all'estero per appena più di 183 giorni se poi si richiede un trasferimento definitivo??? Come fa uno a vendere auto, moto, famiglia e chiudere con l'italia per 184 giorni soltanto? Liquida tutto e poi ricompra tutto quando rientra? O meglio liquida tutto per 184 giorni e nei restanti si riprende tutto? E l'anno successivo idem? A gennaio liquido tutto, dichiaro di non volere mai piu rientrare in Italia in futuro e poi dopo 184 giorni rientro? ASSURDO
Ok, poniamo che questa interpretazione assurda sia corretta. Perchè non hanno ritenuto residente estero chi muove la proprioa residenza o domicilio per 7 anni? Perchè specificare che basta per più di 183 giorni???
Comunque, leggo che mi considerano residente fiscale italiano. Ma allora non ho capito perchè dovremmo pagare le tasse anche in Italia (pur se solo per la differenza) sui redditi percepiti in UK o in Yugo. L'art. 15 delle due convenzioni (è identico) dice che se i redditi sono percepiti nel paese estero sono in tale paese imponibili... che c'entra l'Italia? sono d'accordo che sono imponibili in Italia quelli prodotti in Italia, d'accordo, ma perchè anche quelli prodotti nel paese estero con cui vige una convenzione?
Infine, dici che vivi da 10 anni ma non ti hanno mai fatto un accertamento. Allora, mi chiedo, come fanno in concreto a sapere dove lavori all'estero e quanto percepisci? Nel caso di "evasori" (che brutta parola, noi siamo lavoratori in perfetta buona fede, visto che ci inducono in errore pure con i loro art. 15) italiani, fanno controlli incrociati con chi ci corrisponde dei compensi e si accorgono subito se non dichiariamo tali redditi, ma nel caso di somme corrisposte da Mr. Smith di Londra? Come fanno a sapere se mi ha corrisposto 100 o 500 e se lo ha fatto a titolo di redditi di lavoro subordinato, autonomo, con ritenuta d'imposta, al lordo o al netto, ecc, ecc?
Giusto per compendere quali rischi concreti abbiamo che ci arrivi un accertamento e ci venga irrogata una sanzione per il pagamento della quale dovremmo davvero vendere la casa, l'auto, la moto e tutto i resto
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Molti italiani hanno fatto i furbi, vedi Cipollini il ciclista e Rossi il motociclista.
Avevano residenza estera ed erano iscritti all'AIRE ma il primo aveva una figlia iscritta a scuola in Italia ed aveva intestata l'abitazione dove la sua famiglia risiedeva; per il secondo hanno dimostrato la forte relazione con il paese natio. Il fisco nel caso di Rossi ha dimostrato come l'intestazione di automobili e barche a famigliari fosse un sotterfugio per rinforzare il suo status di nullatenente in Italia quando in realta' vi faceva ritorno spesso.Sono stato recentemente da un tributarista che mi ha confermato come i non iscritti AIRE siano automaticamente residenti in Italia. Per cui le tasse devono essere pagate in Italia.(non il tuo status)
Il problema sono gli stati europei che forzano il contribuente a pagare le imposte nel paese luogo di lavoro senza pensare alla durata del lavoro/contratto.
La gestione del fisco con il suo paese saranno problemi suoi.un'altra precisazione: gli accordi bilaterali non dipendono dall'iscrizione all'AIRE. Quindi il pagamento dei tributi seguendo la regola dei 183giorni si applica a chiunque lavori all'estero.
Diro' di piu', la regola dei 183 giorni (art 15) definisce dove le imposte vanno pagate in relazione al paese di lavoro, ma non e' stato dovere del legislatore informare i cittadini lavoratori all'estero del TUIR italiano in materia fiscale come consequenza dell'accordo bilaterale.
Preciso, gli accordi bilaterali definiscono dove "Prevalentemente" devi essere tassato per evitare la doppia imposizione. Ed e' proprio qui che hanno confuso il cittadino. hanno omesso quel "prevalentemente".
La differenza d'imposizione da pagare allo Stato Italiano non e' considerata doppia imposizione ma differenza.
Quindi se sei considerato residente, anche se iscritto all'AIRE -per avere figlia a scuola in italia ed usare il sistema sanitario nazionale, e paghi il 30% in UK, F o Serbia,qualora la tassazione italiana applicasse un 40% al tuo reddito come se fosse prodotto in Italia, tu dovrai comunque dichiarare il reddito estero tassato e pagare la differenza del 10%.
A questa aliquota di "differenza" (non "addizionale", altrimenti sarebbe una illegale doppia imposizione) potrai dedurre la quota interessi del mutuo e spese mediche sostenute.L'iscrizione all'AIRE non prevale sul principio di fiscalita' italiana a priori.
Se mantieni famigliari e paghi mutuo o possiedi un auto in italia sei considerato residente in Italia.Consiglio di consultare un tributarista o un CAF con personale qualificato. Evitate di contattare subito l'agenzia delle entrate che molto spesso non sa un accidenti di niente... e non aspetta altro per spedire un ennesimo conto!
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Grazie per la risposta innanzitutto
Quanto al fatto che le tasse vadano pagate sia in Serbia che in Italia non riesco tuttavia a capire (e ad essere d'accordo)
Questo il testo dell'art. 15
"1. Salve le disposizioni degli articoli 16, 18 e 19, i salari, gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe che un residente di uno Stato contraente riceve in corrispettivo di un'attività dipendente sono imponibili soltanto in detto Stato, a meno che tale attività non venga svolta nell'altro Stato contraente. Se l'attività è quivi svolta, le remunerazioni percepite a tal titolo sono imponibili in questo altro Stato."
Quindi, pur se mi dovessi considerare residente italiano, se non erro:
- Salve le disposizioni degli articoli 16, 18 e 19, i salari, gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe che un residente di uno Stato contraente (residente in Italia) riceve in corrispettivo di un'attività dipendente sono imponibili soltanto in detto Stato (quindi in Italia), a meno che tale attività non venga svolta nell'altro Stato contraente (quindi in Serbia). Se l'attività è quivi svolta (in Serbia), le remunerazioni percepite a tal titolo sono imponibili in questo altro Stato (quindi in Serbia)
Non dice "anche" nello stato estero, ma solo "in questo altro stato", ne' si fa riferimento a prevalentemente... dunque, da dove desumete che si paga ad esempio il 30% in Serbia ed il restante 10% (o altro) in Italia???
A me sembra piu' una regola di esclusione, che esclude cioe' la sovranita' fiscale nazionale in presenza del criterio territoriale di produzione del reddito, in visrtu' appunto della convenzione. Se non vi fosse convenzione invece i residenti italiani che abbiano per ipotesi pagato anche all'estero potrebbero detrarre il relativo credito d'imposta.
Attendo risposta, e' davvero importante
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Molto velocemente:
Iscritto AIRE >>>> no dichiarazione redditi ITALIA. Tasse all'estero se >183
Non iscritto AIRE >>>>dichiarazone redditi ITALIA. tasse all'estero se >183Nel mio caso non significa che i redditi vadano tassati ulteriormente in ITALIA perche' dichiarazione non significa tributo.
Nel mio caso (non AIRE) dovro' presentare dichiarazione e credo paghero' una multa per gli anni in cui non l'ho effettuata.
Potrebbero esserci addizionali IRPEF ma si tratterebbe di somme modeste.
Essendo residente in Italia, lo Stato italiano vuole sapere dove sono e cosa faccio (giustamente)Nel tuo caso (AIRE), lo stato italiano sa dove sei e cosa fai ma avere in Italia famiglia e beni mobili significa essere in qualche modo residente in Italia.
L'accordo bilaterale non specifica se devi compliare il modello unico.
Quello che dice e' che le tasse per il lavoro in terra straniera le devi pagare in detto stato.
Ma se l'agenzia delle entrate dovesse mai investigarti e trovare che hai interessi in Italia (famiglia e beni) potra' forzarti ad emettere dichiarazione dei redditi sui quali potrai anche non pagare un cent.Usufruire di servizi messi a disposizione dello Stato comporta la dichiarazione dei redditi se la tua famiglia che non ti segue all'estero.
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se INSHAR22 che ha scritto su w w w . fisco e tasse .it (scrivo cosi perche' non e' consentito inserire links) e' lo stesso Inshar al quale sto rispondedo dovresti aver capito che la situazione non e' delle piu chiare
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ciao a tutti vi scrivo per chiedere delucidazioni in merito a tasse e residenze all'estero.
Da più di un anno vivo all'estero esattamente in Nicaragua e lavoro via internet per un azienda con sede in San Marino. La mia residenza attuale è ancora in Italia. Come mi regolo in questa situazione per le imposte?Stavo inoltre pensando di iscrivermi al registro AIRE. La mi situazione patrimoniale in italia è la seguente, non possiedo beni mobili ma solamente un immobile in affitto regolare. Passo in italia non più di due mesi all'anno. Le mie entrate sarebbero generate da un lavoro presso appunto un azienda san marinese. Sono inoltre coniugato e anche mia molgie risiede all'estero. In questo secondo caso come si regolerebbe la tassazione in particolare quella del bene immobile?
Un po complicato...come le leggi di questo mondo spero ci sia un esperto ad aiutarmi
Grazie
MAstero
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Sia su questo post che altri in giro per il web vedo solo persone che affrontano problemi che sono opposti al mio.
Io sono iscritto all'AIRE da vari anni (+/- e vivo a Panama (considerata black list per lo stato Italiano). In tutti questi anni avro passato in Italia non piu di 5 settimane (in due vacanze) e qui non ho niente, assolutamente niente se non qualche amico.
Adesso dopo tanti anni di lavoro mi trovo con qualche soldino e la voglia di comprare un piccolo immobile (o in alternativa una polizza assicurativa) per invertire quei soldi e prepararmi per un eventuale ritorno in Italia (con mia moglie che vive con me a Panama) se ne avessi voglia.
Posso portare questi soldi in Italia per comprare la casa o la polizza? Posso essere perseguitato dal fisco o burocrazia varia? non ritengo dover pagare nessuna tassa in Italia in quanto le tasse sono state abbondantemente pagate in Panama. Ho mi sbaglio? Qualcuno ha gia avuto simili esperienze?
Grazie per l'aiuto
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@Inshar said:
Questo il testo dell'art. 15
"1. Salve le disposizioni degli articoli 16, 18 e 19, i salari, gli stipendi e le altre remunerazioni analoghe che un residente di uno Stato contraente riceve in corrispettivo di un'attività dipendente sono imponibili soltanto in detto Stato, a meno che tale attività non venga svolta nell'altro Stato contraente. Se l'attività è quivi svolta, le remunerazioni percepite a tal titolo sono imponibili in questo altro Stato."
A me sembra piu' una regola di esclusione, che esclude cioe' la sovranita' fiscale nazionale in presenza del criterio territoriale di produzione del reddito, in visrtu' appunto della convenzione. Se non vi fosse convenzione invece i residenti italiani che abbiano per ipotesi pagato anche all'estero potrebbero detrarre il relativo credito d'imposta.
Anche io mi trovo nella tua medesima situazione (solo che il paese estero è il Regno Unito) ed anche io ho interpretato nella tua stessa maniera le disposizione della rispettiva Convenzione contro le doppie imposizioni: inoltre, posso assicurarti di aver cercato in lungo in largo la retribuzione convenzionale per un MEDICO ALLERGOLO ma non ho trovato l'inquadramento!
Dopo aver chiesto a ben 4 colleghi molto più esperti di me, il risultato è stato quello di NON dichiarare nulla in UNICO 2010: inutile dirti che chiedere personalmente delucidazioni all'Agenzia delle Entrate non ha portato a risposta alcuna.
Con la speranza che qualche luminare del forum ci conforti nelle nostre scelte, vi mando un gran saluto!
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Ho letto con interesse le tante informazioni qui riportate.
Io sono nella seguente situazione:
- Lavoro dipendente in UK da due anni, pago le tasse in UK
- Immobile affittato in regola in Italia, pago le tasse in Italia
- Residente in Italia a carico dei miei genitori
- Mai iscritto all'AIRE
Mi pare di capire che AIRE e posizione fiscale non sono molto collegati.
Mi pare di capire che l'AIRE serve a garantire al cittadino servizi nel paese in cui spende vive.
Mi pare di capire che per il fisco valgono piu' i legami con l'Italia (famiglia, beni mobili, conti bancari, etc..) per decidere se tassare un citttadino.
Io non mi sono mai iscritto all'AIRE in quanto torno spesso in visita in Italia quindi posso usufruire dei servizi nella mia citta' italiana di residenza. Vivo pero' in UK a tempo pieno con lavoro dipendente. Credo tutto sommato di essere in regola con le tasse visto che non moglie/figli/beni mobili in italia, anche se chiaramente mantengo un conto bancario (anche per percepire gli affitti dell'immobile italiano).
**La mia domanda e': se non mi iscrivero' mai all'AIRE, quindi per tutta la vita saro' stato residente in Italia come disoccupato a carico dei genitori, cosa succedera' quando cerchero' di portare in Italia i contributi pensionistici versati all'estero?
Corro il rischio che NON vengano riconosciuti in quanto mai ho dichiarato la mia residenza e lavoro all'estero?
Insomma, in una previsione a lungo termine, cosa e' meglio fare per essere sicuri che una eventuale pensione venga riconosciuta correttamente?
**Grazie.
Mart
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Salve a tutti. Nuovo di questo forum, ho letto un po' di risposte ma non ho le idee chiare.
Vi spiego il mio caso: lavoro in Albania fisso (quindi più di 183 giorni) dipendente di azienda locale (pago tasse e contributi esteri), iscritto AIRE, nessun reddito italiano, auto targa italiana, immobile di proprietà in italia. Devo dichiarare qualcosa in Italia.
Grazie in anticipo per l'aiuto
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Cari tutti,
grazie per le informazioni, mi avete confermato con casi specifici quello che avevo piu' o meno capito a livello normativo.
Volevo farvi riflettere che cmq la legge e' logica: se MOGLIE, MOTO o AUTO immatricolate italiane, CASE, CONTO CORRENTE, RESIDENZA sono in Italia...perche' nn volete pagare le tasse in italia? Avete servizi e interessi in Italia, e' giusto pagarle in Italia. Peraltro, pagate solo la differenza tra tasse pagate all'estero (a credito) e quelle richieste in Italia.Io sono residente all'estero (zona Euro) ed ho tutto all'estero: pago le tasse, ho la residenza (iscritto all'AIRE e non ho diritto a nessun servizio in Italia), affitto all'estero (carissimo..), conto corrente estero e stipendio accreditato su conto estero, nessuna auto o moto intestata con targa italiana (non si deve vendere la moto, la si mantiene e si appone la targa del paese dove risiedete!anzi credo sia obbligatorio dopo alcuni mesi, credo 6 o 12), rientro in Italia saltuariamente per mare o montagna (proprio come uno straniero) e ho diritto solamente ai servizi sanitari del Paese dove lavoro, non in Italia, perche' e' all'estero che vivo e non in Italia.
CONSIGLIO: se non si paga in Italia ma si la residenza, si e' evasori e la logica e' giusta: avete i servizi (es.sanitari, scuola dei figli), pagateli.
Altrimenti, ed e' questo il mio SUGGERIMENTO prendete la residenza all'estero, non cambia nulla e vi levate da scomode situazioni...a PATTO CHE VIVIATE EFFETTIVAMENTE all'estero.Quello che vi chiedo e': con quali contratti si puo' essere inviati all'estero oltre al distacco (che ha durata limitata)?
Saluti!
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Con le seguenti caratteristiche:
-assunto d'azienda italiana ma trasferito all'estero
-famiglia residente con me all'estero
-due immobili sul territorio italiano
-macchina in italia ma senza assicurazione (parcheggiata nel box)
-iscrizione all'AIREmi posso ritenere un residente fiscale estero e quindi pagare le tasse solo nel paese dove risiedo?
Grazie per eventuali aiuti
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comunque ...
anche ammesso che uno non sia iscritto all'aire (non lo e' circa il 70% dei residenti all'estero), e nella malaugurata ipotesi che ti becchino (come facciano non ho idea visto che hanno problemi a beccare i ben piu' rintracciabili artigianelli evasori fiscali di portata biblica tipo pittori, idraulici ecc.) vanno presi in considerazione i seguenti fatti:
1 - gli anni di tassazione vanno in prescrizione dopo sei anni. Cioe' se hai lavorato all'estero nel 2005 a fine 2011 l'anno di contribuzione 2005 non e' piu' "indagabile". Quindi non e' che ti possono beccare a 80 anni.
2 - con contratti di lavoro da 40 ore settimanali, bollette e contratti di locazione hai la possibilita' di provare la tua passata e presunta residenza all'estero.
Se ci pensate l'aire di per se non e' una grande prova dato che ci si iscrive mandando un modulo a cui non si allega un bel niente (no contratto di lavoro o altra prova reale di residenza). Quindi se sono contenti dell'aire perche' non dovrebbero essere contenti dei un contratta di lavoro + un contratto di locazione + le bollette di british gas ecc ecc?
Fonte: 2 commercialisti diversi che ho chiamato stamattina e che mi hanno entrambi confermato quanto detto sopra. Il fisco italiano deve fallire e lascire stare la povera gente.