• Super User

    Pensioni dei parlamentari: una triste storia italiana

    @Repubblica said:

    La legislatura, per il momento, è salva. Ma fino a quando? C'è una data che tutti i parlamentari conoscono a memoria, anche se si guardano bene dal parlarne in pubblico: mercoledì 29 ottobre 2008.
    Perché proprio quel giorno? Perché quella è la data in cui si compiranno i due anni, sei mesi e un giorno che faranno scattare il diritto alla ricca pensione parlamentare per i deputati e i senatori che l'anno scorso sono stati eletti per la prima volta, e che perderebbero ogni diritto previdenziale se Napolitano sciogliesse le Camere anche solo una settimana prima.
    Non è una faccenducola di poco conto. Superato quel traguardo, ciascun parlamentare di prima nomina maturerà il diritto a un assegno vitalizio di 3108 euro. Certo, dovrà versare di tasca propria i contributi che mancano per raggiungere i cinque anni della legislatura piena, e probabilmente gli toccherà aspettare di compiere i 65 anni prima di incassare la sua pensione parlamentare, ma ne vale comunque la pena: 3108 euro sono una cifra di gran lunga superiore a quella che riscuote un italiano medio dopo aver versato 40 anni di contributi previdenziali, e l'assegno si rivaluta ogni anno perché è agganciato all'indennità parlamentare. Anche i deputati e i senatori che hanno almeno un'altra legislatura alle spalle hanno tutto l'interesse (economico, si capisce) ad allontanare il più possibile lo scioglimento delle Camere, ma mentre loro possono comunque aggiungere anche un solo giorno di mandato al periodo già maturato in passato, i neoeletti non possono vantare alcun diritto se non superano la boa di metà legislatura.
    La questione riguarda un gruppo assai folto di peones: solo a Montecitorio i neoeletti sono 266, ai quali bisogna aggiungere i 115 di Palazzo Madama. In tutto fanno 381, una cifra ampiamente superiore al numero dei membri del Senato. E' umanamente comprensibile che questi 381 neoeletti aspirino ad aggiungersi, prima o poi, all'esercito di 1377 ex deputati e 861 ex senatori che oggi incassano ogni mese il generoso assegno vitalizio corrisposto dal Parlamento. Non lo dichiareranno mai - non è elegante e non sarebbe politicamente corretto - ma pochi di loro accetteranno di tornarsene a casa prima di aver raggiunto il traguardo dei due anni, sei mesi e un giorno. Berlusconi - uno dei pochi che non pensano né alla pensione né al vitalizio - farebbe dunque bene a rinunciare a ogni speranza di scioglimento anticipato. Almeno fino al 29 ottobre 2008

    E' un'ipotesi del giornalista, ma non solo sua, e non e' poi un'ipotesi tanto campata in aria. 😞
    Che ne pensate?

    :ciauz:


  • ModSenior

    Personalmente, ho un senso di nausea e ribrezzo quando leggo queste cose...:bla:
    Ma come si sa, siamo in Italia, e nessun parlamentare si inventerebbe qualcosa per diminuirsi la paga, o addirittura un vitalizio! Figuriamoci se non farebbero carte false per accaparrarselo...


  • User Attivo

    e pensare che nell'altra legislatura c'è stato un solo emendamento per cui c'è stato un voto di approvazione umanime tra destra e sinistra: quando c'era da adeguare il loro stipendio all'inflazione.

    no comment | la politica mi fa schifo | e quando litigano in tv mi fanno ridere: tra di loro poi fanno gli affari, i "business" che ovviamente non si colorano più di destra e sinistra, ma del verde valore dei soldi....


  • Super User

    Questi di cui si parla sono i cosiddetti peones, parlamentari di provincia eletti quasi per caso e che difficilmente potrebbero essere rieletti in una successiva legislatura.

    Sono particolarmente anonimi in questa legislatura in quanto non eletti [e giudicati] dal popolo ma dalle segreterie dei partiti, grazie a questa legge elettorale, alle quali devono direttamente rispondere.

    I politici di razza, quelli che contano insomma, non hanno questi problemi in quanto hanno altissime probabilità di essere rieletti comunque.

    Infine;
    la politica, in sè è l'Arte di governare le società.
    Il termine, di derivazione greca (da polis "πολις", città), si applica tanto alla attività di coloro che si trovano a governare (per scelta popolare in democrazia, o per altre ragioni in altri sistemi), quanto al confronto ideale finalizzato all'accesso all'attività di governo o di opposizione.

    Può quindi anche essere un'arte nobile.
    E spesso ci fa schifo semplicemente perchè non la comprendiamo.

    Tra i politici ci sono spesso grandi statisti e saggi studiosi che esprimono e tutelano i diritti delle fasce sociali che rappresentano o della Nazione stessa, a volte saltimbanchi e mariuoli che badano solo al proprio tornaconto.

    Un eletto dal popolo, oltre al fatto in sè si essere eletto, per esercitare l'attività di Senatore o Deputato deve lasciare il proprio lavoro o la propria attività a tempo indeterminato.

    Se per qualcuno può non essere un problema [o addirittura per certi mariuoli una fonte di arricchimento] nel caso di un onesto lavoratore dipendente che lascia il proprio impiego per servire lo Stato senza sapere quando potrà tornare al lavoro e se mai lo ritroverà, è bene che gli siano garantite alcune tutele.

    Forse a volte gli scappa un pò la mano in questi casi 😉


  • User Attivo

    @Lkv said:

    E' un'ipotesi del giornalista, ma non solo sua, e non e' poi un'ipotesi tanto campata in aria. 😞
    Che ne pensate?

    :ciauz:

    E' vero, è sempre stato così ed è il motivo per cui in Italia i governi non cadono ma si rimpastano sempre ...... vergognosamente!


  • User

    Quoto Andrez in tutto.
    Aggiungo che l'anno scorso è uscito un libro chiamato "il costo della democrazia", che documenta questi "sprechi" e che è stato scritto proprio da due senatori, Salvi e Villone.
    Ciò per dire che i politici non sono tutti uguali, in quanto qualche politico denuncia questo problema di moralità (è di moralità più che economico, perché rispetto al bilancio del paese questi soldi sono una quota minima).