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Appello contro sentenza Giudice di Pace
Nel 2015 ho presentato una querela per ingiuria contro chi, prima al telefono e successivamente con un messaggio scritto, mi aveva accusato di aver "estorto" soldi ai miei suoceri ultraanziani. Dopo che, attraverso indagini i carabinieri avevano ipotizzato il reato di ingiuria, a causa della sopravvenuta depenalizzazione nel 2016 del reato di ingiuria, mi sono dovuto rivolgere al Giudice di Pace con la richiesta di un risarcimento di danni di circa 5000 euro. Un mese fa finalemente è arrivata la sentenza del giudice in cui " ....nonostante che i fatti risultino tutti confermati dagli elementi acquisiti nella fase istruttoria, il risarcimento per danno patrimoniale non può essere riconosciuto, in quanto deve essere provato *ed allegato". *Domanda: siccome vorrei proporre appello, mi chiedo come possa provare ed allegare un danno morale che mi ha profondamente turbato anche nei rapporti con i miei suoceri con i quali avevo stabilito un rapporto quasi cinquantenario di totale reciproca fiducia. In sintesi, il Giudice riconosce l'ingiuria ma non fino al punto da condannare coerentemente al risarcimento ed alle spese legali il convenuto. Cordiali saluti a tutti, in attesa di leggere commenti e pareri sempre ben accetti.
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Queste domande vanno rivolte al proprio avvocato, che è l'unico che ha simultaneamente la competenza e le informazioni per rispondere compiutamente. Del resto, lo stai pagando anche per questo, no? Per capire perché il giudice ha deciso così, bisogna conoscere il fascicolo del processo e soprattutto le richieste fatte dalle parti.
Il danno patrimoniale va effettivamente dimostrato "carte alla mano": bisogna cioè dimostrare che hai perso ingiustamente una parte del tuo patrimonio, o l'opportunità di accrescerlo. Il il danno morale è valutato dal giudice in via equitativa, ovvero senza un vero e proprio criterio e in base al suo personale giudizio. È molto difficile immaginare un modo per "dimostrare" un danno morale in un caso del genere.
Spero che apprezzerai la sincerità se ti dico che è anche estremamente difficile che il danno morale conseguente ad una ingiuria, peraltro percepita, ascoltata solo da te, sia quantificato con una cifra che non sia quasi simbolica. In altre parole, la tua richiesta di 5000 euro è molto alta.Valuta schiettamente e a mente lucida con il tuo avvocato se vale davvero la pena di fare appello, alla luce dei possibili costi, dei tempi e degli esiti verosimili, soprattutto sul fronte monetario. Non metto in dubbio il tuo turbamento e la tua sofferenza, ma per la legge e soprattutto per i giudici si tratta di fattispecie molto modeste.
Preciso che non sono un avvocato né un giurista, perciò non prendere necessariamente per vero ciò che ho esposto.
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Ma allora si può impunemente ingiuriare, diffamare, calunniare, senza pagarne le conseguenze soprattutto quando ti attribuiscono un fatto determinato ( quindi ingiuria aggravata anche se depenalizzata) qual è l'estorsione, reato, qualora fosse commesso, che prevede fino a 10 anni di carcere? Ma allora perchè, di fronte all'ingiuria, alla calunnia, alla diffamazione si ricorre davanti al giudice quanto meno per avere un ristoro alla sofferenza MORALE che hai dovuto subire? O lo si fa solo per far perdere tempo ai giudici?
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@Pok said:
Ma allora si può impunemente ingiuriare, diffamare, calunniare, senza pagarne le conseguenze soprattutto quando ti attribuiscono un fatto determinato ( quindi ingiuria aggravata anche se depenalizzata) qual è l'estorsione, reato, qualora fosse commesso, che prevede fino a 10 anni di carcere? Ma allora perchè, di fronte all'ingiuria, alla calunnia, alla diffamazione si ricorre davanti al giudice quanto meno per avere un ristoro alla sofferenza MORALE che hai dovuto subire? O lo si fa solo per far perdere tempo ai giudici?
Per favore, non c'è bisogno di alterarsi. Comprendo benissimo che anche un semplice messaggio scritto possa causare una forte sofferenza personale. Tuttavia ti sto semplicemente dicendo come stanno, secondo me, le cose. È un parere "pro veritate". Spero che tu possa apprezzare la sincerità con cui mi rivolgo a te, senza nessun intento di sminuire il problema che hai vissuto o in alcun modo di contrariarti. È un semplice consiglio da amico che ti do online, senza nessuna pretesa di professionalità (visto che del resto non sono nemmeno laureato in giurisprudenza). Come ho già detto, di tutto ciò che ti scrivo vorrei che ti ricordassi soltanto di parlare con franchezza al tuo legale. Tutto il resto puoi tralasciarlo come semplice pour parler.
Nonostante in lingua italiana siano sinonimi, nel diritto ingiuria, diffamazione e calunnia sono tre fattispecie diverse fra di loro. È inutile farti la lezioncina, ma diffamazione e calunnia sono illeciti penali, cioè reati, mentre l'ingiuria è un illecito civile. La diffamazione è un reato contro la persona punibile a querela (lo Stato punirà il diffamatore soltanto finché il diffamato lo richiede), mentre la calunnia è un reato (grave) contro l'amministrazione della giustizia, perseguibile d'ufficio (lo Stato punirà il calunniatore anche se il calunniato non lo vuole, o non vuole essere risarcito). Nel caso dell'ingiuria, lo Stato non si attiva punire il colpevole ma lascia che siano i privati a fare tutto, limitandosi ad applicare una multa alla fine del processo civile.
Quindi quando dici "di fronte all'ingiuria, alla calunnia, alla diffamazione si ricorre davanti al giudice", in realtà questi tre casi seguono tre strade diversissime tra loro che riflettono il diverso disvalore che la legge gli attribuisce.È vero che ciascun illecito, che sia penale o civile, obbliga il colpevole al risarcimento dei danni arrecati ma è anche vero che il risarcimento deve essere chiaramente proporzionale al danno inflitto. Nel caso in cui il danno non possa essere provato, la quantificazione è effettuata dal giudice secondo equità, ovvero sostanzialmente come gli pare; naturalmente il danno morale, che è essenzialmente la sofferenza intima, è impossibile da accertare oggettivamente.
Si può comunque affermare che nel caso dell'ingiuria, soprattutto se circoscritta ad una comunicazione completamente privata come nel tuo caso, è difficile che il giudice liquidi un risarcimento che non sia quasi simbolico - e per quasi simbolico intendo al massimo nell'ordine delle centinaia di euro. È giusto, sbagliato? Non lo so, però di fatto è così.
L'ingiuriatore non risulta comunque impunito perché a suo carico viene elevata una sanzione civile pecuniaria, cioè una multa come quelle per il divieto di sosta, che va versata allo Stato. Puoi leggere l'importo nella sentenza, se il convenuto è stato effettivamente condannato.Perché non ti sia stato attribuito alcun risarcimento è una domanda a cui può provare a rispondere soltanto l'avvocato, illustrandoti l'andamento del processo, gli elementi offerti e le richieste finali delle due parti e tentando di immaginare, anche in base alla motivazione della sentenza, quale processo logico-giuridico abbia seguito il giudice. Ugualmente, assieme all'avvocato devi vedere se vale la pena di fare appello, cioè se c'è spazio per ottenere un esito diverso.
Mi spiace davvero che ti trovi in questa situazione. Come consiglio generale, magari per chi legge, prima di rivolgersi per qualunque motivo alla giustizia italiana, che in un modo o nell'altro di solito riesce a scontentare tutti coloro che sono coinvolti a qualunque titolo in un contenzioso, bisogna sempre confrontarsi francamente con un avvocato che ci dica con terzietà e onestà se ne vale la pena e quale sarà il possibile svolgimento della vicenda, per evitare di spendere soldi, energie e tempo per nulla, o per molto poco. Un grande abbraccio e un augurio di risolvere positivamente questa faccenda.
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Caro DBD,con molta franchezza e rispetto mi permetto di chiederti dove mi sarei alterato. Conosco benissimo la differenza tra diffamazione, calunnia ed il reato di ingiuria che, depenalizzato nel 2016, si è trasformato in ILLECITO CIVILE. Era implicito che per motivi di spazio e di dovuta riservatezza non potessi scendere in particolari relativi per esempio alla telefonata di ingiurie fatta in presenza di vari testimoni dal convenuto che il giorno successivo le ha trascritte in un sms. Ciò che non riesco a spiegarmi però è il motivo per il quale, di fronte all'oggettiva configurazione dell'ILLECITO CIVILE dell'ingiuria, il GdP non abbia coerentemente irrogato la multa che si deve allo Stato e che non abbia giudicato secondo equità, come era suo dovere, condannando l'ingiuriatore quanto meno alla rifusione delle spese. Se oltre al danno, c'è pure la beffa va da sè che l'unica strada è l'appello che sto valutando di concerto ovviamente con il mio avvocato. Cordiali saluti e grazie della risposta, Pok.
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Purtroppo soltanto l'avvocato può rispondere alle legittime domande che fai. Bisogna leggere la sentenza ed esaminare il fascicolo. In bocca al lupo per l'eventuale impugnazione.
Comunque se il giudice non ha nemmeno elevato la multa, di regola non ha condannato il convenuto, ovvero ti ha dato torto. Oppure ha sbagliato macroscopicamente ad applicare la legge.