• User Attivo

    HORUS BLACK ?LONELY MELODY? arriva in radio il nuovo evocativo brano del giovanissimo

    [CENTER]Sapori vintage e atmosfere d’altri tempi si incontrano per dar luce al nuovo intenso e romantico singolo estratto dall’album “Simply”.[/CENTER]
    Lonely melody è un brano dalla melodia struggente e malinconica. Nella solitudine di un amore non corrisposto tutto ciò che il protagonista può fare è cantare e gridare la propria disperazione. Il brano si apre con un semplice ed efficace riff di chitarra che ci porta per mano in una calda e profonda atmosfera sentimentale.
    [CENTER]image[/CENTER]
    Lonely melody fa parte di Simply, l’album d’esordio di Horus Black.L'idea di incidere un album è sorta dopo qualche anno di scrittura. Nel corso di questo lasso di tempo varie influenze hanno contaminato l’artista portando alle realizzazione di un disco i cui brani, seppur diversi fra loro, mantengono comunque con coerenza elementi che caratterizzano il concept complessivo. Le influenze principali derivano fuor d'ogni dubbio da un ventennio che parte dalla seconda metà degli anni '50 fino alla prima metà dei '70, in particolare cantanti e band come Elvis Presley, Jerry Lee Lewis, Tom Jones, i Rolling Stones, I Turtles, i Memphis Hornes, i Doors, i Led Zeppelin, i Queen (soprattutto del primo periodo).
    *«Ne consegue che non sia un amante di sintetizzatori o suoni finti in quantità imbarazzanti, anche se nel caso siano usati in maniera giusta possono sicuramente aggiungere molto. Di sicuro sono amante di arrangiamenti carichi e completi di archi ed ottoni. Sempre a causa di queste varie influenze all'interno dell'album, che si può definire pop rock, sono apprezzabili vari stili: rock'n'roll, ballate, funk, rock psichedelico, il tutto toccato a sprazzi da influenze classiche, (come i cori a canone in "We can't go on this way"), dovute al fatto di essere figlio di due violinisti classici e nipote di un trombettista anch'esso classico. Di matrice classica è pure l'impostazione nel canto, plasmato poi sullo stile delle canzoni». *Horus Black
    DICONO DI LUI
    *“Quello di Horus Black è uno dei dischi di esordio più interessanti di quest'anno, che mette in mostra un interprete dalla voce assolutamente atipica sfruttata al meglio dai suoi autori che hanno saputo costruire un tessuto musicale nato dall'unione di tradizione e modernità”. *125esima Strada
    *“Echi di un’epoca musicale lontana, tanto nel tempo quanto nello spazio, disseminati nelle dieci tracce che compongono un disco sorprendente nel suo essere così fuori dagli schemi e da ogni logica commerciale moderna”. *Bluenotemusic.it
    *“Con molta personalità il nostro Horus Black e la Sonic Factory hanno dato vita a un disco che tinge di personalità lo scenario che ha segnato l’infanzia delle prime emozioni di Riccardo Sechi”. *Musicletter.it
    *“Un disco fuori dal tempo che però prende la rincorsa e in questa modernità ci si ficca a pieno titolo, con mestiere, gusto e due pizzichi di follia”. *Loudvision
    *“Un esordio assai particolare. Un disco che suona come il grande Rock’nRoll anni ’50, come le orchestrazioni americane degli anni ’60, come i film noir e i polizieschi anni ’70 e poi con quelle tiepide tracce sotto pelle di bel canto italiano nelle melodie lunghe e magistrali”. *Blogmusic.it
    RADIO DATE: 21 SETTEMBRE 2018ETICHETTA: SONIC FACTORYPubblicazione album: 11 maggio 2018
    BIO

    Riccardo Sechi nasce a Genova l'8 maggio 1999 in una famiglia di musicisti: madre e padre violinisti e nonno trombettista, tutti e tre professionisti ed esercitanti la professione al teatro Carlo Felice di Genova. Fin da piccolo vive in mezzo alla musica e si avvicina piccolissimo al violino, strumento che abbandonerà per poi riprendere in seguito in alcuni periodi tra elementari e medie, ma senza avere mai intenti troppo seri. Sta di fatto che la sua prima esibizione dal vivo la fece proprio suonando il violino. Negli anni delle medie ascolta, influenzato da un compagno di classe, molta musica di Fabrizio De Andrè, ma l'incontro musicale determinate avverrà più tardi, tra la terza media e la prima superiore, quando a bordo della macchina di famiglia arriva un cd contenenti i maggiori successi di Elvis Presley. Da quel momento la passione per il genere aumenta sempre di più fino alla scoperta dei più grandi della musica, soprattutto nel genere del rock. Ovviamente ascoltare non basta, si deve anche suonare! Da autodidatta impara a suonare chitarra, pianoforte ed ukulele, dall'età di 15 anni si dedica allo studio del canto con impostazione classica ed inoltre, a partire dallo stesso periodo, inizia anche a comporre, affiancato specialmente dal padre, coautore di tutti i suoi brani. Dal 2015 inizia ad esibirsi dal vivo, riunendo intorno a se una band a partire dall'anno 2017. Il nome d'arte Horus deriva da un episodio singolare: suo nonno materno infatti, appassionato di antico Egitto, offrì un ingente somma in denaro affinché il pargolo venisse chiamato Horus anzi che Riccardo. Evidentemente le cose non sono andate così, ma in un modo o nell'altro Horus sarebbe stato presente! E' proprio con questo nome, Horus Black, che nel 2018 viene pubblicato il suo primo album.

    [CENTER]
    [/CENTER]