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Pasqualino Monti: Carte in regola per essere protagonisti nelle Autorità del Mare
Lo stato di salute di un porto viene spesso certificato sulla base del numero di contenitori che uno scalo riesce a movimentare in un anno, ossia sui cosiddetti “teus”, l’unità di misura che serve per indicare i container da 20 piedi. In realtà se si esamina il traffico delle merci via mare solo il 25% viaggia su contenitori. Il resto riguarda liquidi, rinfuse, ro-ro. E’ evidente, quindi, che l’intero sistema portuale italiano non può contare solo su questo segmento di mercato.
Uno dei settori che gli analisti marittimi indicano tra i più promettenti per i prossimi anni è quello dello short sea shipping: ossia leautostrade del mare (Adm), collegamenti marittimi di corto raggio alternativi al trasporto terrestre fra i porti italiani o verso scali di altri paesi limitrofi del Mediterraneo.
E l’Italia, per vocazione logistica, tradizione e interessi, gioca un ruolo importante in questa partita, potendo vantare 7.500 km di costa, 290 porti da cui partono circa 300 traghetti per 5 milioni di tonnellate di stazza lorda e 105.000 imprese di autotrasporto. È sostenuta inoltre dai finanziamenti triplicati che la Ue ha stanziato lo scorso anno per il piano infrastrutturale Ten-T: 26 miliardi di euro fino al 2020, l’85% dei quali permetteranno di realizzare quei nove “corridoi” che sostituiranno il puzzle attuale dei trasporti con una rete autenticamente europea.
Nello short sea shipping l’Italia è stata fra i pionieri a livello europeo ed è ancora oggi leader a livello mondiale con una flotta di navi traghetto e ro-ro che, ultimi dati alla mano, costa di 69 navi ro-ro per 2,6 milioni di tonnellate di stazza lorda, cui vanno aggiunti altri 207 traghetti per 2,5 milioni di tonnellate di stazza lorda.
“Abbiamo tutte le carte in regola per essere protagonisti” afferma Pasqualino Monti, presidente di Assoporti e dell’Autorità portuale di Civitavecchia, scalo tra i più attivi in Italia nelle Adm con una rete di collegamenti verso Usa, Spagna, Tunisia e Malta, oltre che Sardegna e Sicilia.
“Ora che le autostrade del mare sono una realtà consolidata – dichiara Pasqualino Monti – si tende a perderne di vista l’importanza”. E prosegue: “Il nostro Paese non può permettersi di abbassare la guardia”.
Se sviluppata nel modo e nei tempi giusti, questa modalità di trasporto porterebbe enormi benefici al nostro Paese. Ogni anno, infatti, in Italia si muovono 700mila camion che trasportano 12 milioni di tonnellate di merci. Se si riuscisse a spostarli su nave, si potrebbero creare positivi effetti a cascata. Per citarne alcuni riportati nel rapporto “Autostrade del mare 2.0” di Isfort (Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti): 8mila km di code in meno sulle strade, con un risparmio energetico di 1,5 miliardi di euro; abbattimento delle emissioni di CO2 di 400 tonnellate annue e diminuzione del consumo di gasolio di 200 milioni di litri l’anno.