- Home
- Categorie
- Impresa, Fisco e Leggi
- Sportello Impresa: dalla Partita Iva alle PMI
- praticante avvocato con patrocinio scaduto e apertura partita iva
-
praticante avvocato con patrocinio scaduto e apertura partita iva
Salve a tutti, per prima cosa complimenti per il forum, lo consulto da anni e in molteplici occasioni ho trovato la soluzione ai miei quesiti.
Necessito ora di alcune informazioni e non sono riuscita a trovare un argomento simile, o, se c'è, non l'ho visto e mi scuso dell'eventuale doppione del topic.
Sono laureata in giurisprudenza, praticante avvocato abilitato al patrocinio. Questo mi scade a giugno e purtroppo non sono ancora riuscita a superare l'esame di abilitazione. Lo studio presso il quale collaboro mi ha chiesto di aprire la partita iva e qui sorge il problema. Potrei aprire con codice ATECO attività per gli studi legali, ma che cosa succede nel momento in cui mi scade il patrocinio? Non sono più abilitata all'attività di avvocato, seppur con le limitazioni del patrocinio, posso comunque utilizzare la partita iva per fatturare la collaborazione allo studio?
Per rendere la domanda più semplice: un laureato in giurisprudenza, che ha già svolto la pratica e dopo la perdita del patrocinio rimane praticante semplice, può avere una partita iva con codice ATECO attività degli studi legali? L'attività di ricerca giurisprudenziale, redazione degli atti (firmati dall'avvocato) o altro può essere comunque fatto da un praticante semplice, conseguentemente può fatturarla?Il praticante semplice (o laureato in giurisprudenza) con delega del cliente può per esempio presentare richieste per all'INPS o altri enti in nome e per conto del cliente...
O sarebbe meglio aprire una partita iva come consulenza alle imprese e eventualmente fare la variazione? In tal caso è applicabile quanto introdotto dalla riforma Fornero per le "false partite iva"?
grazie a tutti coloro che sapranno darmi una risposta.
-
Se non si supera l'esame di stato (scaduto il patrocinio) non si potrebbe optare per il codice attività proprio dell'avvocato. Si creerebbero, inoltre, anche problemi con la cassa forense.
E' un caso abbastanza frequente; io opterei per un codice attività di lavoro autonomo (libero professionista) maggiormente generico con il quale poter fatturare comunque i propri compensi ed iscriversi alla gestione separata inps.
Se non si ottiene però l'abilitazione, e dunque non ci si iscrive all'albo, si potrebbero avere problemi dovuti alla riforma Fornero, ma è un qualcosa che attualmente vedo lontano da una attuazione pratica così tassativa.
-
grazie mille per la risposta
-
ne approfitto per chiedere un'ulteriore informazione. Se io aprissi la p.iva col codice dell'attività dell'avvocato, iscrivendomi alla gestione separata INPS, se non erro poi potrei fare la variazione indicando la consulenza genirica, se non riuscissi a conseguire il titolo prima della cancellazione dal registro dei praticanti abilitati. Preciso che il patrocinio mi scade a giugno ma questo non comporta l'automatica cancellazione dal registro dei praticanti abilitati, che avrà luogo soltanto quando mi verrà comunicata la delibera del consiglio dell'ordine (che potrebbe essere anche fra qualche mese). Pertanto, sino all'indicata notifica rimango praticante abilitato. Sperando poi di conseguire il titolo posso fare un'altra variazione e tornare al codice attività avvocato? Queste due variazioni mi farebbero uscire dal regime dei minimi? Grazie infinite
-
Bella domanda. E' un caso davvero particolare. Io ritengo, comunque, sarebbe possibile rimanere nel regime dei minimi ma probabilmente la migliore soluzione potrebbe essere quella di aprire da subito partita iva con il codice attività più generico per poi variare in quello di avvocato una volta ottenuta l'abilitazione.
-
grazie mille per la risposta