• User

    Passaggio a regime liberi professionisti

    Salve a tutti,
    ho avviato da poco un'attività di produzioni multimediali e audiovisive (progettazione siti web, creazione CD/DVD, realizzazione montaggi video) e dopo il primo anno i profitti sono stati molto scarsi. Non tanto per mancanza di clienti (perché quelli in effetti ci sono stati) quanto perché- consapevole anche dei miei limiti infrastrutturali (non ho dipendenti, lavoro da casa mia)- ho commesso forse l'errore di puntare un po' troppo sul low cost pensando in questo modo di sfondare la porta, non sapendo che purtroppo c'è chi anche di fronte a prezzi molto bassi fa comunque di tutto per non scucire neanche un centesimo (arrivando a fare la cresta perfino sulle chiamate al cellulare, sempre inoltrate con l'addebito).
    Quest'anno sto tentando il tutto per il tutto, ho rinnovato il parco macchine, ho anche ingaggiato dei promoter e cerco di puntare il più possibile in alto anche a livello di clientela. Tuttavia, poiché i miracoli di solito non accadono, dubito che la situazione possa cambiare granché nel breve termine. L'unica certezza purtroppo sono i costi fissi, a cominciare dagli odiati contributi INPS alla gestione commercianti slegati dal fatturato, contro cui stranamente neanche i politici più propensi a cavalcare la rivolta fiscale spendono mai una parola. Per questo il mio commercialista mi suggerisce di chiudere la partita IVA e lavorare con ritenuta d'acconto fino a quando non avrò guadagni annui per più di 5000 euro. Nel breve termine il suo ragionamento appare sensato: è vero, molte delle attività che ho svolto quest'anno con partita IVA avrei potuto farle anche con ritenuta d'acconto, per quello che è stato il mio effettivo volume d'affari. Ma a me una soluzione del genere sembrerebbe comunque una diminuzione. Senza la possibilità di fatturare e guadagnare nel caso anche più di 5000 euro, è probabile che anche il tipo di clientela con cui avrei a che fare continuerebbe ad essere più che mai di basso livello: gente da poco che continuerebbe a rivolgersi a me avendo come unico obiettivo quello di spendere il meno possibile o non spendere affatto. Di qui all'abbandono definitivo dell'attività sarebbe comunque breve. Per questo l'ipotesi per me più convincente, sull'esempio di molti miei amici e colleghi, era quella di passare al regime degli autonomi/liberi professionisti in cambio della rinuncia a svolgere attività prettamente commerciali, concentrandomi sull'erogazione di servizi (ad es. farmi pagare per il montaggio di un video, invece di vendere il prodotto finito). In questo modo pagherei all'INPS non più 3000 fissi ma il 27% sui ricavi. Il commercialista però dice che non conviene, che in base al meccanismo di calcolo dei contributi pagherei esattamente lo stesso o anche di più (??) e che potrei non avere più diritto all'assistenza sanitaria (ma davvero solo perché non sei iscritto a un dato regime pensionistico lo Stato ti nega il diritto alla salute?? E che ne è allora di barboni e disoccupati?). Ha ragione lui? O è meglio che senta qualcun altro?


  • User Attivo

    Credo ci sia stata un incomprensione con il commercialista. Comunque a seconda del fatturato e dei guadagni attesi non è detto che l'inquadramento come professionsta sia più conveniente. Inoltre non mi senbra corrispondere a quella che è la usa attività reale, che sembrerebbe artigiana da come la descrive. Saluti