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    Omofobia - Neanche un tetto sopra la testa

    Preoccupante l'articolo pubblicato da Repubblica che rimarca ancora una volta come valori quali la tollerenza e l'apertura mentale siano ancora lontani dall'essere raggiunti o anche solo intravisti.

    Se qualche giorno fa c'era stata la dimostrazione contro il Gay Village di Roma e le proteste da parte di alcune figure di rilievo romane contro la manifestazione "Gay Pride" oggi abbiamo la prova che non si tratta di casi isolati destinati a spegnersi rapidamente ma, al contrario, di una vera e propria realtà quotidiana che si sta protaendo nel tempo.

    Non affittiamo camere ai Gay. E con questa frase si chiudono, prima ancora di iniziare, le trattative per l'affitto di un posto letto, una camera, o un appartamentino a citaddini, ragazzi e studenti bisognosi di un posto dove vivere durante la propria permanenza nel nostro paese.

    "No fumatori, no chi russa, no gay e solo per persona seria in grado di pagare l'affitto".

    L'Omosessualità viene quindi classificata come disturbo, la vita e le preferenze di alcuni cittadini vengono quindi messe in secondo piano rispetto alle "esigenze" dei padroni di casa, che a loro volta non riescono a motivare neppure a se stessi le proprie decisioni.

    "Gli ho parlato, ma mi ha detto che non era molto favorevole. Non se la sente". Eppure la stanza è singola. Netto anche un ragazzo studente di Catania. In questo caso si tratta di condividere una camera doppia. Prima tentenna, ma poi si decide: "Per me sinceramente è un problema, perché non ho mai avuto un'esperienza tale nella mia vita. La cosa non mi alletta tanto". Inutile spiegargli che il condividere un appartamento, non significa necessariamente dormire nello stesso letto.
    Da Catanzaro, invece, per una casa di tre stanze, ancora tutte da locare, il rifiuto è così motivato: "Lasciamo perdere. Non so se riusciamo a trovare altri". Il timore del locatore, è che altri inquilini potrebbero eventualmente non "essere d'accordo". E se gli si fa notare che le stanze sono singole, lui replica convinto: "Ma il bagno e la cucina sono unici". Da Como, poi, una donna risponde che un inquilino gay viene scartato perché non può essere definito "nei parametri".

    Ci sarebbe molto da dire, anzi, da ridire, perché questo non è uno scenario nuovo. Perché sono anni ormai che, se mi permettete il colloquialismo, ci vediamo servita la stessa zuppa. Tante belle parole, tanti slogan colorati, tanto parlare di tolleranza, apertura mentale ed accettazione per poi scoprire che sono i fatti a parlare... e dicono tutto il contrario.

    Mi permetto una considerazione personale: Ci lamentiamo tanto della nostra classe governante, dell'economia, dei tagli e della bassa qualità dei servizi pubblici. Della privatizzazione, del controllo mediatico e delle inequità sociali. Tuttavia... cosa stiamo facendo per migliorare la situazione? Poco. Continuiamo a remare controcorrente, continuiamo a lasciare che le cose ci scivolino fra le dita, dedicandogli appena qualche minuto di riflessione.

    Un popolo che lascia accadere queste cose si merita la nazione che riceve!

    Non è una città, è un rifugio costruito su delle rovine, in attesa di tempi migliori... che non arrivano mai.