• User

    Sono condizioni capestro!
    Devi negoziare almeno la tua manleva (a carico degli altri soci) da responsabilità come amministratore e pretendere che tutti versiate le somme al fine di ripianare le perdite.
    Forse hai bisogno di un minimo di assistenza legale, non credi?


  • User

    D'accordo, sono condizioni capestro, è vero.
    Ma cosa posso fare con:

    • una società piena di debiti (fatti non per mia volontà perchè io le soluzioni per evitarli le avevo proposte tutte ma la mia voce è caduta inascoltata)
    • dei soci che sicuramente faranno ostruzionismo
    • dei soci senza una lira che non possono far fronte ad un versamento per ricostrituire il capitale sociale (sembra assurdo ma l'unico che ha del denaro messo da parte sono io)

    Come posso obbligarli ad ascoltare le mie richieste se non scendendo a patti?


  • User Attivo

    Se posso dare un consiglio, vista la situazione è meglio rivolgersi ad un legale specializzato nel campo societario. Le condizioni poste dagli altri soci non sono neanche da prendere in considerazione e poi non credo che la cautelerebbero in caso, non impossibile, di fallimento della società. In questi casi indugiare può costare molto. Verifichi innanzitutto di aver seguito le norme rochieste dal cod.civile per il suo recesso dal consiglio di amministrazione. Valuti anche se ci sono le condizioni per un eventuale richiesta di fallimento, in primis debiti verso terzi maggiori di 50.000 euro e, dallo statuto societario, le evenutali norme riguardanti il recesso del socio. In realtà la posizione è delicata soprattutto per la sua posizione di amministratore, perchè in quanto socio non può essere in alcun modo obbligato a ulteriori apporti oltre la quota. Poi con la consulenza di un legale, dove impegnerà meglio parte di quei 5.000 euro che le vogliono "estorcere" i soci, vedrà come cautelarsi. Saluti


  • User

    La ringrazio per l'intervento. A quanto pare la faccenda sta prendendo una piega piuttosto "amichevole".
    Riguardo al recesso da amministratore, ho inviato la raccomandata con la richiesta di dimissioni a dicembre, quindi i 180 giorni stanno per scadere.
    I debiti societari so essere di molto inferiori a 50.000 euro.
    I miei soci non vogliono estorcermi nulla, mi ero proposto io di eseguire quel versamento in favore della società per convincerli a farmi uscire e nel contempo a dar loro una mano a tirare avanti, ma questa possibilità l'ho scartata comunque in base ai consigli che mi sono stati dati fin'ora qui da tutti voi.
    Riguardo all'assistenza legale, mi sto informando seriamente.
    Grazie ancora


  • User

    Condivido completamente quanto detto dal commercialista.


  • User

    Buongiorno a tutti

    Domanda:

    se io volessi farla sporca, nel senso che comunicherei ai miei soci l'intenzione di vendere (leggi "regalare")le mie quote ad un terzo, per esempio mio padre, il quale entrerebbe in società solo con la qualifica di "socio" e non di amministratore.
    Loro ovviamente non eserciterebbero il diritto di prelazione ed io sarei libero di perfezionare la "vendita" delle quote e quindi di fatto essere escluso dalla società.
    Ma sorge l'ovvia domanda, in caso di fallimento, cosa potrebbe rischiare mio padre e cosa potrei rischiare io come ex socio ed ex facente parte del consiglio di amministrazione?
    È un'ipotesi campata per aria, lo so, ma non è che mi restino molte altre cartucce da sparare a questo punto.
    Grazie per gli eventuali commenti.

    Ah, e aggiungo: potrebbe mio padre dopo qualche mese fare richiesta di recesso?
    Ripeto, è un'idea veramente balzana, ma se avesse qualche fondamento vorrei sapere se potrebbe essere presa in considerazione


  • User Attivo

    Le confermo che si tratta di un idea balzana. Comunque non la cautela certo per quanto riguarda la sua responsabilità da amministratore. Le rinnovo il mio suggerimento, prenda le precauzioni possibili (leggi anche utili), magari con l'ausilio di un professionsta (ma controlli bene che conosca il settore). Sarà una spesa limitata ma decismanete i migliori soldi mai spesi nel caso la situazione dovesse degenerare. Saluti


  • User

    Egregio Studiocommercialista, ero arrivato alla stessa conclusione.
    Ho consultato il mio commercialista personale che mi segue da quasi 20 anni e di cui ho assoluta fiducia e mi ha dato molte informazioni utili, per esempio che non ci sono i presupposti per un fallimento.
    La settimana prossima faremo il consiglio di amministrazione e li si vedrà come andrà a finire.
    Grazie del sostegno e a presto.

    Saluti


  • User

    @StudioCommercialista said:

    in primis debiti verso terzi maggiori di 50.000 euro...

    Spett.le Studiocommercialista

    mi conferma che i debiti verso terzi devono essere maggiori di ? 50.000 per poter chiedere l'istanza di fallimento?
    Leggendo qua e la' ho visto che si parla generalmente di ? 30.000.
    E poi si tratta di cifra complessiva (cioè la somma di tutti i creditori) o di cifra per singolo creditore (cosa che non penso)?

    Grazie


  • User

    Scusate, riformulo la domanda:

    considerando questo testo:

    *Il 1° Gennaio 2008 è entrato in vigore il D.Lgs n.169/2007, integrativo e correttivo della legge di riforma del diritto fallimentare.-

    Con tale provvedimento sono stati modificati anche i presupposti oggettivi e soggettivi per la dichiarazione di fallimento.-

    A. Presupposti oggettivi

    Fermo restando il diritto del creditore di inoltrare, comunque, il relativo ricorso, a tutela del proprio credito, il Tribunale non potrà far luogo alla dichiarazione di fallimento nei casi in cui “l’ammontare dei debiti scaduti e non pagati risultanti dagli atti dell’istruttoria prefallimentare” sia complessivamente inferiore ad € 30.000.=.-

    In altri termini cioè, il creditore può, si, depositare il ricorso per la dichiarazione di fallimento anche per un credito inferiore a tale limite, ma deve sperare che - in sede istruttoria, in cui viene esaminata la situazione patrimoniale del debitore (bilancio relativo agli ultimi tre esercizi) - il Giudice accerti la sussistenza di altri debiti scaduti e non pagati per un valore complessivo non inferiore ad € 30.000.=.-

    B. Presupposti soggettivi

    Il legislatore ha, poi, modificato, incrementandone il valore, i presupposti soggettivi introdotti dalla riforma di cui al D.Lgs. n.5/2006.-

    Allo stato, il debitore a carico del quale siano stati accertati debiti scaduti e non pagati per almeno € 30.000.=, può evitare, comunque, la dichiarazione di fallimento se prova, con onere a proprio carico, di rientrare congiuntamente in ciascuno dei seguenti parametri:

    1.  attivo patrimoniale(ultimi tre esercizi), non superiore ad € 300.000.=;
      
    2.  ricavi lordi(ultimi tre esercizi), non superiori ad € 200.000.=;
      
    3.  debiti scaduti e non, non superiori ad € 500.000.=.-*
      

    Ponendo che la condizione della mia società rientra (purtroppo) nel presupposto oggettivo, ma siamo totalmente al di fuori di qualsiasi presupposto soggettivo (in tutti i tre punti siamo ben al di sotto) presumo che una eventuale richiesta di fallimento verrebbe rigettata da qualsiasi giudice. Me lo confermate?

    Grazie dell'aiuto