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Prima ti ho indicato cosa dice la legge.. ora ti dico la mia (personale) interpretazione. Credo si debba fare un esame di coscienza e riflettere: voglio che sia un'attività che mi consenta di vivere o che comunque mi dia degli introiti in modo abbastanza regolare? Se la risposta è sì, vuol dire che si vuole avviare un'attività professionale.
Spesso le leggi sono volutamente "vaghe" per non essere troppo rigide e per essere il più possibile universali. Se io ho uno stock di 100 paia di scarpe che vendo oggi e poi non lo farò più, per esempio, si può (a volte) dire che non si tratta di attività profesisonale e che la vendita non è soggetta a determinati obblighi in quanto è vendita fra privati. D'altro canto è vero che se io bendo uno spillo al giorno per due anni è difficile dire che non ho obblighi e che lo sto fvcendo occasionalmente.
Rimane di solito il dubbio: ma se io non so quanto venderò? Beh.. qui ci sarebbe da parlare molto.. quali sono gli obiettivi? E se poi non vendo niente? Non c'è alternativa: un minimo di pianificazione va fatta. Sono io che devo decidere se voglio che sia un'attività professionale. la legge ti lascia la possibilità di iniziare senza grandi obblighi.. ma un minimo di rischio d'impresa va accettato.
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Grazie Webtronic,
più chiaro di così non potevi espimerti.Era proprio quello che cercavo di capire.Dato che l'attività imprenditoriale oggi come oggi risulta alquanto incerta visto l'andamento dell'economia ma in particolar modo data la saturazione del mercato che ahimè offre poche prospettive a chi vorrebbe cimentarsi in una nuova avventura commerciale.D'altronde avendo una retribuzione mensile fissa che comunque permette di sopravvivere sarebbe rischioso, oserei dire troppo rischioso, mollare tutto e provare ad organizzare qualcosa che possa far cambiare ecnomicamente la propria vita.Ed è per questo che opterei inizialmente su qualcosa che non vada ad intaccare totalmente la mia situazione finanziaria ossia una sorta di trampolino di lancio che aiuti a tastare con mani proprie l'andamento generale.Cioè, per riprendere il tuo esempio, vendere magari 100 paia di scarpe e poi chissà ma senza gravarsi degli oneri fiscali che il tutto comporterre se fosse svolto a livello professionale.
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@beautifulrose said:
Ed è per questo che opterei inizialmente su qualcosa che non vada ad intaccare totalmente la mia situazione finanziaria ossia una sorta di trampolino di lancio che aiuti a tastare con mani proprie l'andamento generale.Cioè, per riprendere il tuo esempio, vendere magari 100 paia di scarpe e poi chissà ma senza gravarsi degli oneri fiscali che il tutto comporterre se fosse svolto a livello professionale.
L'esempio delle scarpe forse ti sta portando fuori strada.
Il trampolino di cui parli non esiste nè nel nostro ordinamento giuridico nè (soprattutto) nella prassi degli uffici fiscali preposti al controllo.Se vendi 100 paia di scarpe al ritmo di 1/2 a giorno a 100 clienti diversi e lo fai per tutto l'arco dell'anno senza regolarizzare la tua posizione di imprenditore secondo me sei completamente fuori legge.
Webtronic si riferiva ad un'attività svolta in via eccezionale, una tantum.
Una cosa è vendere oggetti personali che non si sono acquistati allo scopo, un'altra è acquistare beni nel mercato per farne oggetto di commercio, anche se occasionale. In quest'ultimo caso tra acquisti non contabilizzati, vendite non contabilizzate, evasione contributiva e iva non vorrei essere nei tuoi panni quando ti beccano ...
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@Tomcat said:
Una cosa è vendere oggetti personali che non si sono acquistati allo scopo, un'altra è acquistare beni nel mercato per farne oggetto di commercio, anche se occasionale. In quest'ultimo caso tra acquisti non contabilizzati, vendite non contabilizzate, evasione contributiva e iva non vorrei essere nei tuoi panni quando ti beccano ...
Non è mia intenzione evadere il Fisco in nessun modo...ed è proprio per questo motivo che, prima di muovere passi falsi, cercavo di documentarmi a proposito della vendita occasionale.Come già accennato pur essendo un dipendente del settore privato sono molto attratto dal commercio ed in particolar modo dalla sua variante elettronica.Per cui vorrei fare una prova di come risponde il mercato alle mie proposte.Ma prima di aprire la partita Iva, chiedere autorizzazioni e sottoscrivere iscrizioni appunto volevo capire quali sono le alternative.Pongo a questo punto un secondo esempio.Se le paia diventassero 10 cosa succede?
Grazie di nuovo per le risposte
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Buongiorno a tutti, è la prima volta che scrivo in questo forum, chiedo scusa in anteprima se sbaglio in qualcosa.
Ho letto questa discussione come tante altre nel forum alla ricerca di una risposta al mio problema e, non so se va bene, ho pensato di inserirmi qui per gli argomenti che sembrano similari al mio.
Premetto che ho già una partita iva aperta come procacciatore di affari "di vari prodotti senza prevalenza di alcuno" da gennaio 2009.
Vorrei aprire un sito internet per vendere articoli di hobbistica, oltre che proporre mie creazioni sempre in vendita. Per quanto riguarda i fornitori ho un paio di contatti.
La mia idea sarebbe di non creare un magazzino, ma di comprare man mano che si verificano gli ordini, praticamente lavorare sul venduto avvisando il cliente preventivamente sulla tempistica delle consegne.
Cosa mi conviene fare fiscalmente?
Devo aggiungere subito sulla partita iva il codice relativo alla vendita al dettaglio in internet mantenendo per ora come attività prevalente quella di procacciatore?
Cambia qualcosa fiscalmente se non inserisco il carrello sul sito ma propongo la vendita tramite mail o fax?
Grazie per la cortese risposta.
Cordiali saluti.
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Ciao e benvenuto nel forum innanzitutto
@Arcobaleno58 said:
Cosa mi conviene fare fiscalmente?
Devo aggiungere subito sulla partita iva il codice relativo alla vendita al dettaglio in internet mantenendo per ora come attività prevalente quella di procacciatore?più che di convenienza credo si tratti di un obbligo preciso quello di adeguare la partita iva a quello che è effettivamente il business svolto.
Il codice "procacciatore di affari" non ti consente di commerciare@Arcobaleno58 said:
Cambia qualcosa fiscalmente se non inserisco il carrello sul sito ma propongo la vendita tramite mail o fax?
Si tratta di commercio elettronico quando la vendita ( il contratto) si conclude per via telematica , indipendentemente dalla forma di pagamento e dal tipo di consegna. Direi quindi che da questo punto di vista non cambia nulla.
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Ciao,
grazie mille per la tua risposta, quindi appena ho il dominio e l'abbonamento hosting confermato (pensavo Aruba) vado a fare la variazione sulla partita iva e inserisco il nuovo codice.
Comunque finchè l'attività in e-commerce non avrà frutti posso lasciare come prevalente quella di proccaciatore e eventualmente cambiare dopo?Grazie ancora.
Ciao.
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In questi casi è sempre meglio sentire un commercialista o comunque un esperto. Io comincerei da lì.
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Ho letto tutto quello che avete scritto..
Aggiungo una domanda che potrebbe servire a qualche lettore (è una mia curiosità) Una volta che uno apre un sito di e-commerce, gli basta la partita Iva? Oppure deve registrarsi al registro delle imprese?
Se uno acquista beni e poi li rivende lavorati, si può scaricare le tasse dall'acquisto sul venduto? Rispondete senza fretta.
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salve sono un fratello con diùubbi sul commercio della propria sorella, il dubbio che mi assale sarebbe questo:
mia sorella è molto brava nel costruire gioielli con svarowky e vorrebbe aprire un negozio on line(ecommerce), ora la domanda è se produce questi "gioielli" per poi metterli in vetrina per venderli serve qualche tipo di fatturazione ? partita iva??? attendo vostre risposte grazie X)
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Ciao Faxo, basta che tu legga un po' le risposte in questo thread per chiarirti il tuo dubbio.
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@Salla88 said:
Una volta che uno apre un sito di e-commerce, gli basta la partita Iva? Oppure deve registrarsi al registro delle imprese?
casomai il contrario prima apri partita iva , fai la comunicaz al comunie e i ti iscrivi alla camera di comemrcio (che ormai si fanno tutte e tre con una sola comunicazione)
a quel punto apri il sito ecommerce@Salla88 said:
Se uno acquista beni e poi li rivende lavorati, si può scaricare le tasse dall'acquisto sul venduto?
non ho capito
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@beautifulrose said:
.Ed è per questo che opterei inizialmente su qualcosa che non vada ad intaccare totalmente la mia situazione finanziaria ossia una sorta di trampolino di lancio che aiuti a tastare con mani proprie l'andamento generale.Cioè, per riprendere il tuo esempio, vendere magari 100 paia di scarpe e poi chissà ma senza gravarsi degli oneri fiscali che il tutto comporterre se fosse svolto a livello professionale.
acquistare per rivendere è un'attività commerciale preculsa ai privati , in NESSUN caso possono accquistare merce allo scopo di rivenderela
quindi di fatto non lo puoi fare neanche per un solo paio di scarpese vuoi tentare lo stesso è a tuo rischio e pericolo
considerando che :
- aprire una pi come ditta individuale non costa nulla ZERO euro
- l'iscrizione alla camare di commercio costa solo 88euro ed è scontata alla metà il primo anno
- ci sono regimi agevolati per le attività minori rivolte proprio alla microimpresa con ridotta fatturazione e per le quali le tasse sono al minimo e danno anche sovvenzioni (x es per 700euro x l'acquisto di pc) e tutoraggio gratuito (commercialista) presso l'agenzia entrate
in pratica paghi solo l'inps ma quella non è una tassa è la tua pensione teoricamente son soldi che ti ritorneranno
mi pare evidente che un ottimo trampolino di lancio usando le vie legali ** ESISTE**
chi, nonostante questo, preferisce far finta di non vederlo e procedere in nero deve anche essere consapevole della propria posizione illegale e del fatto che sta creando concorrenza sleale verso chi, adiffernza di lui, opera in piena regola
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Segnalo che dal 1° aprile 2010 si potranno iscrivere le nuove ditte solo con la ComUnica, ossia una pratica telematica unificata che consente di iscrivere, con un unica trasmissione, la nuova ditta sia all'Agenzia delle Entrate per l'attribuzione della Partita IVA, sia alla Camera di Commercio e quindi all'INPS ed eventualmente all'INAIL.
Questa nuova modalità è già attiva ma è ancora facoltativa rispetto ai sistemi tradizionali.
Per le attività di e-commerce, da aprire fuori dalla Lombardia, si pone il problema del com6bis: con la ComUnica bisognerà attendere i 30 gg. dalla presentazione del modulo in Comune prima di iscrivere la ditta. Non si potrà più ottenere la partita IVA prima dell'iscrizione alla Camera di Commercio e poco dopo la presentazione del com6bis.
Speriamo che tutte le regioni adottino il sistema lombardo che semplifica di molto le nuove attività di e-commerce.
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Rettifico quello che ho scritto qui sopra: è possibile ottenere subito la partita IVA anche con la ComUnica. Basta indicare alla CCIAA che la ditta non è attiva e trascorsi i 30 gg. si comunicherà che l'attività ha inizio effettivo.
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Ciao a tutti,
ho letto il thred e avrei anch'io una domanda da fare inerente al discorso:
premetto che ho gia una partita iva con rispettiva attività avviata da un anno non e-commerce ma un negozio vero e proprio di fiori e piante. Spesso mi arrivano degli ordini telefonici da diverse parti d'europa per consegne di persone per ora fidate che conosco, il mio dubbio è: se le richieste arrivassero anche da gente che io non conosco e quindi i pagamenti vorrei che avvenissero tramite paypal e anche gli ordini arrivassero tramite mail, la mia si trasformerebbe in un e-commerce?
Grazie in anticipo.
Gisky.
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Salve,
sicuramente si tratta di "vendite a distanza", quindi vale la relativa regolamentazione. Scondo me non è da considerarsi propriamente un e-commerce (anche se alcuni potrebbero interpretare diversamente):
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Sì è vendita a distanza.
L'utilizzo dell'e-mail non necessariamente configura la transazione come e-commerce.
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Grazie per avermi risposto,
stamattina trovandomi dal commercialista per pratiche inerenti al negozio, ho esposto lo stesso dilemma e da quello che ho potuto capire non si tratta di commercio online ma solo di un tipo di pagamento per la vendita effettuata.Spero di aver capito bene!:)
Grazie ancora.
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@gisky80 said:
Grazie per avermi risposto,
stamattina trovandomi dal commercialista per pratiche inerenti al negozio, ho esposto lo stesso dilemma e da quello che ho potuto capire non si tratta di commercio online ma solo di un tipo di pagamento per la vendita effettuata.Da un punto di vista strettamente giuridico, quando il contratto si conclude online (basta uno scambio di emails) si tratta di vendita a distanza con tutto quel che ne consegue, su questo non c'è dubbio.
Ai fini della conclusione del contratto nulla importa come si è svolto (o come si dovrà svolgere) il pagamento. Fai attenzione a questo aspetto.