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    Appartamento in comproprietà e scioglimento della comunione

    Salve a tutti, sono nuovo del forum e spero di postare nella sezione giusta.
    Espongo subito il mio problema cui spero qualcuno sappia darmi lumi.
    Sono comproprietario al 50% con mio fratello di un immobile ereditato da nostra madre due anni fa. Abbiamo deciso di metterlo in vendita l'anno scorso affidando l'incarico a un'agenzia e pattuendo un prezzo di partenza di 540.000 euro. Dopo un paio di mesi e su consiglio dell'agenzia, che non ricevendo offerte riteneva la cifra fuori mercato, abbiamo deciso di scendere a 510.000. Dopo circa sei mesi e una serie di offerte decisamente lontane, ad agosto ne è arrivata una di 470.000. Mio fratello era intenzionato a vendere, ma io ritenendola ancora troppo bassa ho rifiutato. Questo ha generato una lite con mio fratello il quale ad oggi, dopo aver contattato l'agenzia ed avuto la conferma che ci sarebbe la possibilità di recuperare l'acquirente, minaccia di procedere allo scioglimento giudiziale della comunione nel caso non acconsentissi alla vendita. A sentire lui, che ha già contattato un avvocato, intraprendendo le vie legali, io sarei costretto dal giudice in ultima istanza a vendere anche se il mio proposito non è quello di non vendere, ma ricavarci di più (490/500.000, cifra su cui inizialmente anche lui era d'accordo). Lui sostiene che il valore di mercato sia in linea con l'offerta e che questo mi farebbe perdere la causa. Inoltre sostiene che in ultima istanza, nel caso in cui l'immobile si vendesse tramite asta a una cifra più bassa di 470.000, io sarei costretto a pagargli, a fronte dell'offerta da me rifiutata e in linea con il mercato, la differenza e risarcirlo delle spese legali.
    Quello che vorrei sapere è se effettivamente ci sono i presupposti da parte sua per ricorrere a vie legali e se ciò che lui paventa in quanto a risarcimenti e indennizzi sia un esito possibile.
    Grazie mille in anticipo per le risposte che vorrete darmi