• Recepisco il fatto del maiuscolo ... lo usavo per evidenziare, in futuro userò la colorazione invece dell'odiato maiuscolo.


  • User

    Scusa giurista, non voglio insistere sull'argomento, ma chiedo a te perchè tu hai voce in capitolo in quanto esperto del settore.

    Ma lo spazio di archiviazione aziendale, non è uno strumento messo a disposizione dalla ditta solo per svolgere compiti di natura lavorativa? Se il dipendente (licenziato) lo ha usato per memorizzare dati personali, ad esempio fotografie, sono problemi del lavoratore che è stato poco attento. Il datore di lavoro può leggere persino le mail spedite, ci sono varie sentenze della cassazione, quindi non capisco perchè non possa leggere una cartella protetta nel proprio spazio di archiviazione. Se il datore di lavoro chiede al dipendente di leggere il contenuto di una cartella protetta di un ex-dipendente, non ne ha diritto?

    Ripeto, lo chiedo per capire, non per fare polemica, anche perchè queste sono situazioni comuni ai giorni nostri.

    Grazie


  • Super User

    La Cassazione si è espressa distinguendo tra corrispondenza "aperta" e corrispondenza "chiusa". Il discrimen è dato dal possesso o meno della chiave informatica di accesso.
    Se si possiede la chiave informatica di accesso la corrispondenza sarà aperta ed è possibile accedere, diversamente sarà chiusa e l'accesso configurerà gli estremi del reato ex 616 cp.
    Solo se le password poste a protezione dei computer e della corrispondenza di ciascun dipendente sono o dovevano essere a conoscenza dell’organizzazione l'operazione è consentita.

    Il Garante, poi, ha definito una serie di obblighi cui deve sottostare il datore di lavoro tra i quali fornire al dipendente, per contratto, le informazioni sulle procedure che l'azienda potrà eseguire (se e come verranno effettuati i controlli) in caso di necessità aziendale nonchè il delegato informatico addetto a tali controlli.
    In caso di assenze e per necessità aziendali il datore può eseguire l'accesso delegando il terzo come da informazioni date ed informando per iscritto il lavoratore dell'avvenuto accesso.

    Tutto ciò, si ripete, se si possiede o si dovrebbe possedere la password per accedere alla casella ed in presenza di casella mail non di proprietà del dipendente ma solo in uso a lui stesso.
    es. [email][email protected][/email]

    Tutto è possibile in diritto... bisogna distinguere tra le varie situazioni.


  • Bene bene ...
    "corrispondenza "aperta" e corrispondenza "chiusa". Il discrimen è dato dal possesso o meno della chiave informatica di accesso."
    Questo taglia la testa al povero bovino con le corna ...
    Le credenziali di accesso alla posta di un dipendente vengono fornite dall'azienda e non è in potere del dipendente cambiarle e in molti casi neppure le conosce
    Tali credenziali associate alla casella di posta fornita da una azienda al dipendente sono in possesso e nella disponibilità dal system administrator dell'azienda stessa e non potrebbe essere diversamente visto che è di solito lui a configurare i client di posta.
    Notare bene che alludo alle credenziali associate alla casella di posta che permettono tra l'altro di consultare la stessa da qualsiasi Pc in giro per il mondo mediante Webmail e non delle credenziali del singolo Pc.


  • Super User

    Non mi pare che l'utente abbia dichiarato che la casella di posta sia stata fornita dall'azienda...perchè se così è non si può parlare di casella di posta di proprietà del dipendente (es. [email][email protected][/email]).


  • User

    La casella di posta di per se è di proprietà dell'azienda, questo è vero, ma i messaggi sono "dati personali" (forse c'è un decreto che lo dice), infatti chi spedisce il messaggio lo spedisce a mariorossi. Difatti se per ipotesi nella casella mariorossi@ arrivano una serie di parolacce separate da una virgola, è ovvio che viene offeso mario in quanto persona, non l'azienda. Quindi non saprei dire quanto possa essere lecito leggere tali messaggi da una cartella protetta di un disco rigido, è difficile stabilirlo, sembra di capire che non esistano leggi specifiche.


  • Super User

    Solare, non trovo, nelle indicazioni di "senzalavoro" la notizia che la casella di posta fosse di proprietà dell'azienda.


  • E' un assunto sul quale ho fondato tutta la mia dissertazione, tutte le aziende con cui collaboro non permettono ai dipendenti e collaboratori di usare caselle postali di proprietà del dipendente stesso.
    Va da se che in tale deprecabile caso il loro contenuto sia strettamente personale ma allora non possono essere usate per cose di lavoro e men che mai si può utilizzare il server aziendale per depositarvi cose personali.
    Colpa mia, mi rendo conto solo adesso che in verità parlavamo di cose diverse. Mi capita sovente e me ne scuso, non prendetevela, io son fatto così.


  • User

    Ooops, scusate, neanche io avevo capito bene questa cosa. Allora la storia diventa ancora più paradossale: il server aziendale sta facendo da storage a dati che potrebbero anche essere totalmente personali? Come ci si comporta in situazioni come queste? Contattare il Tizio e chiedere dettagli?


  • Super User

    Le aziende non sempre forniscono la casella di posta.
    Comunque, se l'azienda non è essa stessa proprietaria della casella, dovrà inviare al dipendente una raccomandata in cui chiede quale sia la natura dei documenti salvati sul proprio sistema informatico.
    In ogni caso, signori, a meno che non si tratta di brevetti o simili, io credo di aver capito che l'azienda volesse fare accesso solo per avere prova del "tradimento" del dipendente.
    Se si tratta di cose come: divulgazione prezzi di vendita o cose del genere sarebbe meglio lasciar perdere... perchè ogni azione potrebbe costare di più del beneficio.
    L'azienda deve valutare la natura della fuga fi notizie che noi non conosciamo.

    Il mio parere è generale data la mancanza dei dettagli. La regola generale è che a ciò che è tuo puoi accedere, a ciò che non lo è no.